Monday, September 28, 2015

Heading South

Dopo aver raggiunto l’estremo nord della Germania, ora tocca al sud. L’occasione è stata fornita da un convegno, organizzato da alcune vecchie conoscenze.

La Deutsche Bahn
Le ferrovie tedesche mi hanno sempre dato un’idea di puntualità ed affidabilità. Idea più o meno confermata. Ho comprato i biglietti con mesi di anticipo, approfittando di qualche offerta, da Bxl a Freiburg, con cambio a Colonia. Non ero sicura di partecipare al convegno, per cui non ho prenotato il posto all’epoca. In seguito ho scoperto che non era più possibile farlo online, senza acquistare nuovi biglietti. Ho ascoltato un’odiosa musichetta telefonica per 30 min., pagando più di €1, nel tentativo di risolvere il problema. Niente da fare. È possibile prenotare un posto su tratta internazionale solo chiamando un numero a pagamento di DB belga. Alla fine, trovandomi la settimana prima sul suolo tedesco (vedi Heading north), ho effettuato la prenotazione di persona, con una gentilissima addetta del Reisezentrum. Allora ditelo che è un servizio per chi sta in Germania soltanto!

Il viaggio è iniziato presto, per paura di non arrivare in tempo a Midi. Invece, al mio solito, vi sono arrivata con larghissimo anticipo. L’ICE era piuttosto pieno, prevalentemente di anziani tedeschi. A Colonia siamo arrivati con qualche minuto di ritardo. Giusto il tempo per comprare qualcosa per il pranzo ed è arrivato… mezzo ICE della tratta successiva. C’è voluto un po’ per recuperare l’altro mezzo treno, ma siamo partiti con solamente alcuni minuti di ritardo, poi recuperati. Anche questo treno era strapieno, con gente seduta per terra. Progressivamente il treno si è svuotato e nell’ultima mezz’ora ho chiacchierato con la mia vicina, una signora tedesca che vive in Svizzera.

Giunta a Friburgo, ho incontrato subito la mia compagna di stanza, britannico-canadese, e ci siamo divertite a mandare in confusione l’addetta dell’albergo tra richieste di ricevute separate e domande in tedesco ed in inglese. Le peripezie con la DB non erano però finite, pur non riguardando la sottoscritta. Causa emergenza profughi, la tratta Monaco-Salisbrugo è stata interrotta. Un collega doveva rientrare a Vienna ma questa novità metteva a rischio il viaggio prenotato. Chiedendo informazioni in stazione la risposta è stata: o da Monaco prende un treno locale fino a Freilassing (al confine con l’Austria), da lì prosegue a piedi o con un taxi per i 3.5 km che separano dal confine e poi continua con i treni austriaci oppure tenta un’odissea di treni, salendo fino a Francoforte per entrare in Austria da Passau. Alla fine il collega ha trovato un tragitto più rapido, non visto dall’addetta delle ferrovie. Resta scandalosa la poca assistenza data. Se il collega non avesse controllato il sito prima di partire avrebbe avuto l’amara sorpresa solo giunto a Monaco!

Il viaggio di ritorno, al contrario, è stato molto piacevole. Non solo i treni erano mezzi vuoti perché si trattava di un lunedì sera, ma avendo preso l’EC fino a Colonia mi sono goduta panorami che con l’ICE avrei perso. Infatti l’EC a fronte di 1h in più di viaggio percorre un’altra linea, costeggiando il Reno. La sorpresa è iniziata a Bingen, di cui avevo solo letto qualcosa nei libri sulla vita di Santa Hildegard, ed è continuata fino a Mainz, con rive profonde, anse, battelli, castelli e villaggi medievali, conventi, boschi… un paesaggio da fiaba! Devo programmarci una vacanza, prima o poi!

Parte prima, ovvero il convegno

Già all’icebreaker party ho ritrovato tutte le vecchie conoscenze (“vecchie” è per dire, non solo conosco la maggior parte di loro da meno di cinque anni, ma addirittura molti sono più giovani di me). Prima di arrivare, passando accanto al Münster, abbiamo sentito della musica d’organo. Non potevo che entrare. Come da tradizione geologia e musica non sono mai separate. Con meraviglia nella storica Kaufhaus ove si svolgeva il party di benvenuto ho notato un’aquila a due teste con uno scudo rosso e bianco… mi ricorda qualcosa di Vienna… tipo… gli Asburgo??? Già, sono stati pure qui.

Tutti si aspettavano che il mio capo partecipasse, invece tra altri impegni concomitanti ed il programma non particolarmente eccitante per lui ha deciso di non venire, incaricando me di (i) rimborsare il mio ex-capo, commissario esterno in un dottorato, (ii) partecipare ad un incontro su un progetto di perforazione scientifica e (iii) parlare ad una possibile candidata per un dottorato del fantastico gruppo in cui lavoro. Senior post-doc a tutti gli effetti, non sono più la studentessa spaventata che nasconde il proprio nome per non dover rispondere alle domande. Più un onore che un onere. Spero di aver svolto il mio compito degnamente.

Come in ogni convegno c’è una parte positiva, fatta di collaborazioni, idee, proposte, ed una negativa, dominata dalla concorrenza, la competizione, l’invidia ed il pregiudizio. In questa comunità, quasi una famiglia, si spettegola come in un paesetto di provincia. Una certa chiusura ed animosità nel difendere le proprie posizioni anche contro l’evidenza dei fatti sono purtroppo tipiche della comunità degli impattologi. E non sono l’unica ad averlo notate. Basta esserne fuori o venire da un altra comunità scientifica. Forse sono così perché hanno dovuto lottare molto per vedere riconosciuto quanto affermavano, quando pochi credevano ai crateri d’impatto. Per fortuna questo atteggiamento non appartiene a tutti i componenti, anzi, al contrario, le nuove generazioni stanno cambiando e questo tipo di convegni, mettendo in comunicazione giovani ed anziani, analisti di terreno, modellatori numerici e sperimentalisti, aiutano molto. La cena di gala, in un lussuoso ristorante, mi ha permesso di apprezzare i francesi (detesto la lingua, ma le persone incontrate si sono sempre rivelate sincere ed educate) e di conversare con uno dei “padri” della ricerca di cui mi occupo. Una persona cordiale ed estremamente intelligente. Uno che non ha perso l’entusiasmo e la curiosità scientifica nemmeno dopo il pensionamento.

Chicca divertente. I tedeschi amano testimoniare con una foto di gruppo qualsiasi incontro, che sia un convegno o un corso. Dopo due giornate di sole magnifico, hanno pensato bene di fare la foto di gruppo il primo giorno di cielo grigio, subito dopo pranzo. Dal giorno dopo è tornato il sole.
Tempismo perfetto!

Parte seconda, ovvero la vacanza

Con la scusa del convegno, mi sono concessa alcuni giorni di vacanza con i miei genitori, giunti apposta dall’Italia. Loro erano contenti perché si sono risparmiati di venire su in Belgio (praticamente dimezzando la strada) ed io ero felice di stare un po’ di più nel sud della Germania. Oltre a festeggiare il compleanno di mia madre, ci siamo divertiti a scoprire una parte della Foresta Nera. Dai paesaggi alla cucina. Che meraviglia! Non era Baviera ma ci assomiglia per certi versi. Mi è bastato vedere un gruppo di grasse mucche al pascolo ed inalare l’aria fresca con l’odore di bosco e di erba bagnata per dimenticare Bxl e recuperare il sorriso e l’appetito.

 Abbiamo anche visitato Friburgo, il cui centro storico è piccolo piccolo, ma carino. La città è gemellata con Padova dagli anni ’60 ed hanno attualmente più o meno la stessa dimensione. Eppure sono così diverse. Friburgo, a confronto, resta un paese di campagna, mentre Padova, nel bene e nel male, è diventata una città.

Soggiornando sul territorio, si riceve anche la carta Konus, ossia un biglietto per tutti i mezzi pubblici della regione. L’abbiamo sfruttata non solo per andare a Friburgo, ma anche per prendere il trenino che si arrampica fino ai quasi 1000 m s.l.m. dello Schluchsee. Da Friburgo sono più di 700 m di dislivello, che il trenino affronta con due motrici quando le carrozze sono più di tre. Arranca, arranca, lungo una vallata che si chiama “Inferno” e che a metà ha una località chiamata “Himmelreich”, ossia “Regno dei Cieli”, se vogliamo… Paradiso. Su questo curiosa toponomastica ha scherzato pure il prete la domenica a messa. A proposito, qui ho ritrovato la celebrazione cattolica cui ero abituata in Austria. Nonostante usino lo stesso libro dei canti, i tedeschi cattolici del centro-nord, come quelli a Bxl, hanno una tradizione differente, forse più vicina al rito luterano. Questo, unito all’aquila asburgica, hanno completato il panorama simil-viennese della vacanza.

Monday, September 14, 2015

Heading North

Dopo anni di "ti prometto che vengo a trovarti" detto a Betta, una compagna di università, finalmente sono riuscita ad andare a Kiel, nell’estremo nord della Germania. Questa era l’ultima possibilità, perché dopo sette anni in città, Betta sta per tornare in Italia a tempo indeterminato. Kiel non le è mai piaciuta, descrivendola come il paradiso dei suicidi, nonostante lo Schleswig-Holstein (il Land di cui Kiel è capitale) sia paradossalmente il più felice della Germania secondo le statistiche, quindi non c’è da meravigliarsi che abbia dovuto scontrarmi con Bxl prima di decidermi.

Un volo di un’oretta mi ha portato ad Amburgo, da cui ho preso un autobus verde/giallo che in un 1h30 mi ha lasciato alla stazione di Kiel, proprio di fronte al mare, o meglio al fiordo, una sorta di stretto golfo di origine glaciale. Con la vista dei gabbiani e l’odore di mare mi sentivo in vacanza e non importa se pioviggina ed il cielo è grigio, poi finalmente ho rivisto Betta, che non vedevo da Natale scorso, alla tradizionale cena (stavolta un pranzo) dei geologi.

La prima sera ci siamo godute una passeggiata lungo il fiordo, un parco boscoso in cui si rischia di perdersi, la via dello shopping in cui oltre alle note catene commerciali ho trovato una serie infinita di simpatiche case in stile liberty, per finire con una cena superba offerta da un suo ex-prof. per salutare una sua collega ed una birra in un locale “ggiovane” dove una ragazza un tantino stonata teneva un concerto pop-rock. L’intero sabato è stato dedicato alla festa di saluto di questa amica di Betta, pure lei in partenza per altri lidi lavorativi. Al mattino abbiamo avuto il tempo di prendere un traghetto e percorrere il fiordo fin quasi alla fine, ove si trova un villaggio tipicamente turistico con tanto di spiaggia. Kiel è importante perché qui termina il canale Est-Ovest, che collega il Baltico con il Mare del Nord, tagliando la Danimarca. Nel primo pomeriggio abbiamo iniziato un lungo picnic al parco, protrattosi fino all’ora di cena, quando il gruppo si è spostato a casa di una loro collega tedesca. 
Il parco era molto carino, con un lago, prati, piste ciclabili, etc., fortunatamente baciato da un’inaspettato caldo sole, ma… il prato era coperto da escrementi di anatre. C’erano anatre ovunque! Nonostante fossi un’infiltrata (non sapevamo della partenza dell’amica di Betta quando prenotai il volo), mi hanno accolta come una collega. La varietà di nazionalità mi ha sorpresa. Nemmeno l’internazionale Bxl può vantare: tedeschi, giorgiani, statunitensi, indiani, russi, sud-americani, greci, cubani, turchi, etc. ed una grossa frazione del gruppo è costituito da ragazze!

La domenica ci siamo riposate, passeggiando tra università ed altri parchi, ove ho potuto gustare l’ultimo sontuoso pasto in terra tedesca per questo weekend di vacanza. Pur se di corsa, ho preso l’autobus per l’aeroporto ed verso sera ero di nuovo a Bxl, nonostante il ritardi di quasi un’ora del velivolo.