Monday, June 19, 2023

Rumore o silenzio? Austria vs. Belgio vs. Italia

Avevo iniziato questo post già qualche mese fa, ma non avevo ancora avuto tempo di pubblicarlo. Un soggiorno a Pisa per lavoro in una rumorosa stanza d’albergo, causa finestra "storica" che non isola dal frastuono del traffico del lungarno, e visita ad un supermercato locale, che mi ha fatto rimpiangere il silenzio dei supermercati austriaci, mi ha convinta a pubblicare il post.


Disclaimer: mentre per quanto riguarda l’Austria e l’Italia mi riferisco all’intero paese, per il Belgio parlo prevalentemente di Bruxelles. 

Foto da Twitter
In Austria, il silenzio è venerato. I vantaggi sono per esempio il riposo sacro alla domenica e la notte tra le 22 e le 6, per cui nessuno si mette a tagliare l’erba fuori orario, oppure l’astinenza dalle telefonate, soprattutto quelle personali, e l’assenza di conversazioni rumorose durante i viaggi in treno o nei mezzi pubblici, la presenza di vagoni “silenziosi” in cui i bambini non sono ammessi (ma esistono vagoni dedicati alle famiglie con aree gioco per i più piccoli), etc. L’unico svantaggio è l’assenza di comunicazione, casuale o meno. Che sia nell’attesa dal medico o durante un lungo viaggio in treno, non si va oltre l’equivalente di “buongiorno” e “arrivederci”. Ognuno si fa gli affare propri. Se si chiede un’informazione, però, la risposta arriva subito. Le tavolate rumorose al ristorante sono solamente quelle italiane (o di turisti ubriachi), ma pure nelle feste patronali gli Austriaci non esagerano nel volume della conversazione a tavola. Ciò era già evidente vivendo a Vienna, nonostante sia la capitale e sia decisamente internazionale (quasi il 40% degli abitanti non ha passaporto austriaco), ma risulta ancora più ovvio facendo la pendolare. In silenzio si aspetta al treno sul binario, in silenzio si viaggia, al massimo si chiede se un posto sia ancora libero o si sente il controllore chiedere il biglietto. A qualsiasi orario si viaggi, anche col treno tanto pieno da avere più persone in piedi che sedute.

A Bxl vigeva il terrore del silenzio. Ne ho già parlato. Musica nelle stazioni sotterranee della metro e del tram. Musica nelle chiese. Traffico. Aerei a tutte le ore e sopra la città. Pareti leggere di legno che lasciano far sentire persino gli starnuti. Telefonate come in Italia. Etc. Non necessariamente si tratta di conversazione tra conoscenti o con sconosciuti, ma l’importante è non lasciare spazio al silenzio.

In Italia, non importa dove, le ambulanze viaggiano sempre a sirene spiegate. Il traffico è rumoroso per definizione e quando non basta il rombo dei motori si aggiunge il suono del clacson. La gente attacca bottone con le scuse più assurde, anche quando uno magari vorrebbe solo farsi i fatti propri. Tutti parlano a volume alto, in ufficio, per strada, al telefono, a casa. Bambini che strepitano sui marciapiedi o al supermercato. Per trovare la pace bisogna rifugiarsi nelle chiese (deserte, buie) o lontano dalle zone abitate (campagna, boschi, montagne, spiagge fuori stagione, etc.).

Il silenzio non è assenza di rumore (o di suono), ma musica individuale. Mi spiego. La nostra testa non tace mai, nemmeno nel sonno, ma riusciamo ad ascoltarla solo se non riceviamo stimoli sonori dall’esterno. Si possono usare le cuffie oppure lasciare l’assordante flusso di pensieri e di musica dominare i momenti in cui non produciamo o riceviamo suoni. In Italia, il rumore crea un sottofondo continuo cui ci si abitua, mentre a Bxl ascoltarsi era quasi impossibile (se non con cuffie cancella rumore). Paura di restare soli con se stessi e di esserne delusi?