Saturday, January 25, 2020

Alla ricerca della "mia" parrocchia

All’inizio è stato facile, andavo a catechismo nella parrocchia veneta cui appartenevo per residenza. Non è stata un’esperienza particolarmente felice, almeno negli ultimi anni, quando andavo già a scuola in città e cambiavamo più catechisti che spazzolini da denti. Gli ultimi due, in coppia, di poco più anziani di noi adolescenti, mi mandarono a casa con questa motivazione:-ne sai più di noi, cosa vieni a rompere- La mia conoscenza derivava da una bella Bibbia a fumetti di Famiglia Cristiana regalatami dai nonni. Così colsi l’occasione al volo per risparmiarmi quell’ora al sabato di rispostine già fatte, prive pure della profondità teologica del Catechismo di San Pio X. Tanto avevo già fatto la Cresima. Seguì qualche anno di pellegrinaggi di chiesa in chiesa, bazzicando spesso dall’Arcella per la Santa Messa, vicino a dove abitavano i nonni.

L'Arcella, col suo imponente campanile.
Per un caso fortuito (no, c’era sicuramente l’intervento divino), inizia a frequentare una scuola di musica nel paese vicino che era ospitata nei locali della parrocchia attigua. Qui, l’insegnante di solfeggio mi invitò ad entrare nel coro parrocchiale che dirigeva. Fu l’inizio di un lungo periodo in cui cantavo nel coro, maturavo la mai sopita passione per l’organo e frequentavo la parrocchia, almeno per la Santa Messa. Poi il direttore di coro ruppe col parroco, la scuola di musica si trasferì altrove ed io… entrai in conservatorio per studiare organo. Avevo bisogno di uno strumento ove esercitarmi. Dopo varie ricerche, approdai nella chiesa principale del mio paese, l’unica dotata di un organo a canne decente (non eccelso, ma suonabile). Il parroco dell’epoca mi definì “manna dal Cielo” per il servizio offerto, ossia accompagnare i canti a messa, prima al mattino presto e poi nella messa di “serie B”, come lui stesso definì la vespertina perché prevalentemente frequentata da gente fuori parrocchia, ma mi disse pure che per lui potevo pure essere musulmana, perché non ero “della sua parrocchia”. La differenza era di ca. 1 km in linea d’aria, il paese è diviso soltanto dalla ferrovia, altrimenti sarebbe un continuum di case. Niente da fare. Ne consegue che andai a suonare per 10 anni, senza mai “frequentare” la parrocchia. Non conoscevo nemmeno gli altri organisti, quando proponevo un incontro veniva l’orticaria al parroco. Vedevo più spesso l’organaro (termine locale per definire il costruttore e restauratore di organi a canne) dei colleghi. Grazie alla musica, ho avuto modo di conoscere parrocchie diverse del circondario, ma in tutte la risposta era sempre la stessa: non sei della nostra parrocchia, quindi presti un servizio e fine. Paradossalmente, negli stessi anni mi sono sentita più accolta dalla comunità luterana di lingua tedesca, presso la quale accompagnavo il culto nei mesi di picco turistico.

Arrivò il momento di lasciare l’Italia. A Vienna mi ritrovai a pagare le tasse per la Votivkiche ove non andavo a messa, sia perché all'inizio faticavo a comprendere il parroco maltese e sia perché d’inverno vi ci si gelava. Preferivo la comunque vicina Alserkirche, il cui parroco di origine parimenti straniera era più comprensibile e l’architettura barocca tirolese più familiare. Presi pure parte a qualche iniziativa culturale della parrocchia. Come organista suonavo in diverse chiese della città, ma nessuna mi dava l’impressione di posto accogliente. Entrai nel coro della Lutherische Stadtkirche per l’opportunità di prendere parte all’esecuzione di cantate di Bach, ma per un periodo mi sono sentita più legata a questa comunità di quanto non fossi alla mia parrocchia di residenza.

Alserkirche.
Poi mi trasferii per lavoro a Bruxelles. Il primo anno mi appoggiai ad una della comunità cattoliche italiane. La scusa fu sempre l’organo, anche se durante la messa suonavo un armonium datato per “accompagnare” il grattaform… ehm… il chitarrista (che in realtà se la cavava bene nel suo repertorio e cantava egregiamente, semplicemente non era il mio stile) ed il coretto delle signore. Col trasloco un po’ in periferia ed il cambio del missionario, sospesi la frequentazione. Provai ad inserirmi nella mia “parrocchia”, ma ero (e resto) allergica al francese e la comunità fiamminga era in via di estinzione (il più giovane a messa avrà avuto 70 anni e non era il celebrante). Per illuminazione divina scoprii la comunità cattolica di lingua tedesca. Non solo la chiesa (una cappella minimalista, moderna, ma accogliente) era relativamente vicina, non solo potevo andare ad esercitarmi su un organo meccanico, ma l’intera comunità si è rivelata assai accogliente, pure nei confronti di una straniera che balbettava la loro lingua. Sono entrata nel gruppo degli organisti, poi nel coro ecumenico e saltuariamente partecipavo ad altre iniziative della comunità. Per due anni ho fatto esperienze musicali e religiose istruttive e divertenti. Frequentavo la parrocchia anche quando non dovevo suonare e, dopo aver iniziato a capire bene il parroco tedesco, ho cominciato anche ad apprezzare le sue prediche. Una comunità moderna, colta e pure affettuosa (caratteristica che forse non mi sarei aspettata dai tedeschi).

Infine, quasi quattro anni fa sono tornata a Vienna. Da allora sono alla ricerca della "mia" parrocchia. Ora pago le tasse per l’Alserkirche (per residenza), ma ci vado raramente, complice il cambio di parroco, molteplici variazioni dell'orario delle messe e l’accoglienza della scismatica comunità italiana, per tacere dei frati dalle prediche fantasiose (dalle agiografie alle barzellette anti-Germania) od incomprensibili (sono anch’io straniera, ma leggere un testo senza capirlo è triste). Ho provato ad entrarci offrendomi come organista, senza successo. Vado più spesso nella Votivkirche, ove finalmente comprendo il parroco maltese ed apprezzo la sua umanità. Ciononostante non riesco ad inserirmi nella vita parrocchiale e non me ne sento parte. Come organista ho ricominciato i giri per le chiese della città ed ho trovato posti simpatici con parroci interessanti (come nella Canisiuskirche e nella St. Johann Kapistran) ed altre scostanti (come Alt-Simmering), tutte con degli strumenti divertenti da suonare, ma in nessuna mi sono sentita invogliata a far parte della comunità.

La ricerca continua. Non mi basta trovare un parroco dalle prediche interessanti ed illuminanti. Per questo basterebbe trovare delle riflessioni su internet. Vorrei trovare una comunità cui far parte, nel mio piccolo, in cui conoscere persone di diversa età ed origine con cui discutere di società, cucina, viaggi, ma anche di teologia (per quel che mi permette il mio tedesco limitato in campo filosofico). Troverò la "mia" prima o poi tra le decine di parrocchie della città...