Saturday, August 25, 2018

The Big Bang Theory ed il mondo della ricerca

La notizia che la stagione 12 sarà l'ultima è di questi giorni, con l'11a appena terminata. Per me si tratta quasi di una scoperta recente, perché solo grazie a Netflix mi sono vista le prime 10 stagioni di The Big Bang Theory, ovviamente in lingua originale. È un bel ritratto del mondo della ricerca, nonostante con gli anni la serie sia degenerata rispetto l'ispirazione iniziale, come succede spesso, pur mantenendo una buona dose d'ironia e di plausibilità. Non commento la scarsa considerazione per la geologia e le continue prese in giro della biologia e dell'ingegneria, considerate tutte materie inferiori rispetto alla fisica teorica, perché simili antipatie tra discipline sono tipiche (note le battaglie a colpi di barzellette tra geologi ed ingegnerei). Mi vorrei soffermare, piuttosto, sugli aspetti reali della vita dei ricercatori evidenziati nel telefilm e confermati dalla mia ormai più che decennale esperienza nell'ambiente:
Dal sito ufficiale del canale televisivo
- Molti scienziati hanno avuto difficoltà nell'infanzia e nell'adolescenza ad integrarsi con i coetanei. Avere una maturità intellettuale superiore agli altri unitamente ad una maturità sociale nettamente inferiore agli altri non porta a buoni rapporti con i compagni di classe.

- Avendo avuto pochi amici nell'adolescenza, gli scienziati adulti spesso preferiscono uscire in gruppi di colleghi. Si trovano a disagio con persone di altra preparazione culturale e questi con loro.

- Ci sono poche donne nella ricerca scientifica, specialmente in campi come fisica, matematica, geologia ed astronomia. Le ricercatrici hanno in genere poca fiducia in se stesse, sono considerate inferiori dai colleghi maschi e di conseguenza tendono ad adottare atteggiamenti "maschili" per essere accettate, o almeno a non curare in modo particolare la propria femminilità. Le poche che si truccano, non hanno un capello fuori posto e si vestono alla moda, nonostante i sudati successi, vengono sospettate di aver fatto carriera tramite favori particolari sia dai colleghi maschi (rifiutati o frustrati perché superati) e sia dalle colleghe femmine.

- Gli scienziati stranieri finiscono per restare più soli dei colleghi locali ed escono con altri emigrati, con connazionali o con colleghi poco accettati pur nell'ambiente di lavoro.

- La competizione per accedere a fondi di ricerca è terribile, sempre sognando il posto a tempo indeterminato che garantisca la stabilità economica e la libertà della ricerca, senza la pressione di pubblicare ad ogni costo. E così si diventa quarantenni senza una casa, una famiglia, un'auto, etc.

- L'avere conseguito un dottorato rende talvolta gli scienziati "snob", pronti a rinfacciarlo alla prima occasione, specialmente verso gli ex-compagni di scuola che deridevano le loro limitate prestazioni sportive. In Italia, la maggior parte della popolazione non ha idea di cosa sia, ma in Austria è considerato quasi quanto un titolo nobiliare e suscita rispetto ed ammirazione tra chi non ce l'ha. Quando è la donna ad avere il dottorato e non l'uomo in una coppia, questo rischia di soffrire di complessi d'inferiorità.

- Una conseguenza delle difficoltà nelle relazioni sociali con i coetanei è l'abbondanza di single ed il fatto che gli scienziati o si sposano tra colleghi o con amici di amici o con persone conosciute online. Per fare un esempio, dei quattro amici di Big Bang Theory, uno si sposa con la vicina, uno con una ricercatrice in un incontro "combinato" e gli altri due hanno storie con ragazze abbinate da siti d'incontri. Tra le mie conoscenze, chi ha un compagno/a o è un collega incontrato magari ad un convegno o è stato "trovato" tramite un'app sullo smartphone.  Altra conseguenza, si fanno figli tardi, sopra i 30 anni, possibilmente quando almeno uno dei due ha un posto più o meno stabile.

L'istituto in cui lavoro.
La serie è molto seguita anche da non-scienziati. Oltre gli aspetti già elencati, altre caratteristiche dei ricercatori viste nella serie e vissute nel quotidiano sono: lavorare da casa (ossia scrivere articoli nel weekend, pure in vacanza), preparare lezioni universitarie incomprensibili dagli studenti alle prime armi, dividere la stanza d'albergo con colleghi quando si va ai convegni, andare a conferenze più per politica che per scienza, litigare per gli uffici, avere passioni "strane" oltre alla materia di studio (lavorare a maglia, suonare strumenti musicali, collezionare modellini di treni o oggetti poco comuni, seguire cinema muto o autori particolari, leggere i romanzi prima di vedere i film tratti dai primi, etc.) e sapere un po' di tutto e mostrarlo alla prima occasione. Come si vede nella serie, gli scienziati, però, alla fine sono persone, come gli altri.

Monday, August 6, 2018

Il confine prima e dopo il 1918

Come da tradizione, ho trascorso qualche giorno in montagna con i miei genitori, rientrando a Vienna in treno. Questo mi ha permesso per l'ennesima volta di varcare fisicamente l'attuale confine tra Italia ed Austria al Brennero. Come diceva un amico pugliese, è diverso rispetto ad arrivare via aereo. Per la vacanza mi trovavo in un luogo di confine, o meglio, al bordo meridionale dell'estensione dell'impero austro-ungarico in Italia fino ad esattamente un secolo fa. Questa zona si trovò involontariamente al fronte, come testimoniano i numerosi forti militari più o meno ben conservati e come viene ricordato in continuazione con mostre tematiche.

Passeggiate sui sentieri di guerra e di pace a parte, questa volta ho avuto due occasioni di riflettere sulle vicende che hanno segnato questo territorio. La prima è stata una visita al locale cimitero. I locali sembrano particolarmente longevi, gran parte delle tombe contiene i resti di persone nate sotto la dominazione austro-ungarica. A differenza dell'Alto Adige-Südtirol, però, i cognomi più diffusi sono chiaramente italiani. Effettivamente qui si parla italiano ed il dialetto non è così distante dal veneto (escludendo l'enclave cimbra di Luserna). La seconda è stata la visita ad una mostra sulla fine della guerra, con le vicende che hanno interessato Lavarone. Il titolo, "anche l'onore è perduto", già manifestava il senso di nostalgia per l'impero e di tristezza per la vittoria italiana. Di tutti i pannelli presenti, solo uno, laterale, era dedicato al campo di prigionia ove vennero rinchiusi i locali irredentisti, mentre ben tre pannelli erano dedicati al campo ove sono stati evacuati i residenti allo scoppio della guerra, esattamente a Braunau am Inn, che diventerà in seguito tristemente celebre per altre ragioni. Gli sfollati furono da subito mal digeriti dai locali austriaci. La storia si ripete ai nostri giorni con i profughi, ma allora si trattava di altri austriaci, almeno sulla carta. Al termine del conflitto, gli sfollati si sono affrettati a tornare a casa, anche se apparteneva al Regno d'Italia. Eppure, nonostante la differenza linguistica ed il trattamento ricevuto, i locali sembrano vantare con orgoglio l'appartenenza in passato all'impero austro-ungarico.

L'altipiano dal monte Cornetto
Ribadisco, si parla della Provincia autonoma di Trento, non dell'Alto Adige-Südtirol. Recentemente, il neo-formatosi governo a Vienna ha proposto di offrire il passaporto austriaco ai cittadini altoatesini di madrelingua tedesca. Bella grana! Interna, perché proprio questo governo ha ribadito il divieto di possedere due passaporti e sta passando a setaccio i turchi che hanno ottenuto la cittadinanza austriaca senza rinunciare a quella d'origine. E internazionale, perché è un affronto all'Italia, esattamente un secolo dopo la fine di quella sanguinosa ed inutile guerra. Che il cancelliere abbia nostalgia dei tempi gloriosi dell'Austria è diventato evidente quando ha scelto (incoscientemente?) di usare la parola "asse" per descrivere una rinnovata alleanza tra Germania, Austria ed Italia. L'Austria diventò una repubblica già nel 1918 (noi abbiamo dovuto aspettare il 1946), seguita da una breve guerra civile e dalla dittatura, prima di sottoscrivere l'annessione alla Germania. Viene da domandarsi se non conoscano la storia o la ignorino di proposito, da entrambe le parti del confine. Apprezzo molto che Lavarone organizzi mostre e tenga viva la memoria della I guerra mondiale combattuta su queste montagne, un po' meno che in questa ed in altre occasioni si sia considerata un'interpretazione un po' di parte della storia (come quando parlarono della guerra dall'attentato di Sarajevo a... Caporetto, come fosse terminata in quel momento, con la disfatta italiana). Strano, perché alcuni locali difendono a spada tratta le virtù dell'Italia rispetto l'Austria (verificato in un'accesa riunione condominiale). 

Il confine tra Italia ed Austria non esiste, se non sulle carte, perché nella realtà si tratta di una progressiva transizione linguistica e di mentalità, fatta di vallate strette e di fiumi impetuosi, di altipiani isolati, di laghi ove si va in vacanza e di frutteti e vigneti che producono prodotti ammirati da italiani ed austriaci. Ci sono più similitudini tra un trentino ed un tirolese di Innsbruck di quante ce ne siano tra un tirolese di Innsbruck ed un viennese. Politicamente è giusto ci sia una linea di confine e che venga controllata, ma culturalmente sarebbe ora di smetterla di aggrapparsi a questo concetto per accampare diritti non dovuti, per rimpiangere il passato o per scatenare un nuovo conflitto.