Tuesday, October 6, 2009

Scuola Pialli 2009

Nemmeno il tempo di riprendersi dal viaggio a Liverpool... e sono ripartita alla volta di Perugia per partecipare alla Scuola Pialli. La Scuola Pialli è un corso annuale per dottorandi e giovani ricercatori in geologia strutturale che ogni anno affronta un argomento diverso con il miglior docente della materia. Quest’anno il tema era “combinazione di dati geologici e petrologici con simulazioni termo-meccaniche per studiare problemi geodinamici” ed il docente Taras Gerya dall’ETH di Zurigo.


A giudicare dal titolo, l’argomento sembra alquanto complesso anche ai non addetti ai lavori (fisica, matematica e petrologia tutte assieme), ma, grazie all’abilità dell’insegnante, tutti noi (12-14 ragazzi tra i 25 ed i 35 anni, tra cui tre stranieri provenienti da Argentina, Bulgaria ed Estonia) siamo riusciti a capire ed a modellare, addirittura terminando il programma prima del previsto. I 5 giorni di corso erano strutturati in 6 ore quotidiane di lezione, divise in 3 ore  mattutine per la teoria e tre ore pomeridiane per la pratica con MatLab, e nel resto della giornata speso ad esercitarci ulteriormente, a parlare del nostro lavoro (nonostante il denominatore comune geologia strutturale, i temi di ricerca vanno dalla petrologia alla sismologia), a continuare a lavorare (nel mio caso le correzioni ad un articolo e nuovi dati da trattare) ed anche a fare i turisti (veramente poco, è la seconda volta che vado a Perugia per la Pialli ed ancora non ho visto né l’interno della Cattedrale, né qualcos’altro che non sia corso Vannucci, peraltro sempre col buio!). 

Menzione speciale merita il prof. Gerya. Un petrografo russo che lavora in Svizzera su modelli di subduzione. Forse proprio perché veniva da una preparazione geologica e non ingegneristica o geofisica, è riuscito con gesso e lavagna a rendere comprensibili tutti i passaggi, dalla fisica di base, alla modellazione alle differenze finite. Serio, puntuale ed organizzato nel lavoro come uno svizzero, non disdegnava qualche simpatica battuta durante le spiegazioni, inoltre dopo un giorno già si ricordava tutti i nostri nomi e ci interrogava in continuazione per verificare la nostra attenzione o comprensione. Parlava un inglese molto chiaro ma anche un po’ buffo per il forte accento russo (non che noi italiani sappiamo fare di meglio, anzi...). A differenza di Miller che tenne il corso nel 2006 (sulla meccanica dei terremoti), Gerya terminate le ora di lezione si ritirava a lavorare altrove e non ha mai condiviso la “vita goliardica” serale di noi studenti. 

Tra amici già rodati (tra cui un ricercatore di Catania ed una di Perugia che canta in un coro polifonico) e nuovi (tra cui la mia simpatica compagna di stanza torinese in preda all’ansia del primo anno di dottorato ed in attesa del primo terremoto della sua vita), la settimana di Perugia è volata. Alla chiusura, come sempre, mi sono trovata con un sacco d’idee nuove da applicare nel mio campo ma anche con un po’ di nostalgia per la fine di un così piacevole modo di studiare in gruppo. Oltre allo studio ed agli aspetti sociali, una sera in tre siamo andati al cinema (solo €2.50!!!) a vedere Baaria, cosa che meriterebbe un post a se stante... da quanto ne abbiamo parlato i giorni successivi. In ogni caso consiglio di andare a vederlo a tutti quelli che hanno un qualche legame parentale con la Sicilia, lo sconsiglio a tutti gli altri perché non tornerebbero a casa con alcuna informazione in più sulla nostra isola maggiore.

Già al lavoro per cercare di modificare un foglio creato al corso piegandolo alle mie esigenze ed in viaggio per tornare, non posso che dare appuntamento ai colleghi al prossimo corso/convegno internazionale o magari alla prossima Scuola Pialli.

P.S. Degno di nota il viaggio di ritorno, quando il treno tra Perugia a Firenze (regionale che generalmente impiega 2h e 10’ per 160 km) si è rotto in mezzo alla campagna ed in un tratto a binario unico. In qualche modo è riuscito ad arrivare ad Arezzo dove ci hanno fatto scendere per cambiare treno ed arrivare a Firenze con 1h e 30’ di ritardo. A me è andata bene perché dovevo fermarmi a Pisa (vedere post successivo), ma per la mia collega torinese che doveva presenziare ad un matrimonio il giorno seguente e soprattutto per Gerya che doveva cambiare anche a Milano per arrivare a Zurigo è stato un disastro! Oltre a sentire annunci solamente in italiano, pur trovando personale di bordo gentilissimo ed informato, le coincidenze perse non davano diritto al viaggio su un altro eurostar. Credo che in qualche modo siano riusciti entrambi a tornare a casa, ma con ore di ritardo rispetto al previsto e stress e stanchezza aggiuntivi. Fortuna che Gerya l’ha presa con filosofia, raccontando che se treno si guasta in Russia, i ritardi sono di giorni non di ore... ma ora abita nell’efficentissima Svizzera. Come al solito, noi italiani facciamo una figura barbina: parliamo poco e male le lingue straniere, non ci scolliamo dalla nostra università e dal nostro pezzo di terreno da studiare, non siamo capaci di far funzionare in maniera decente i mezzi pubblici... Da un prof. che preferisce il treno all’aereo, al taxi o all’auto privata meritiamo proprio un confronto con la Russia di periferia e magari di qualche tempo fa!

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