Saturday, March 12, 2022

Fast forward - guerra

Due anni di pandemia, siamo tutti frustrati e stanchi. Ormai le notizie dei contagi che almeno in Austria continuano a battere ogni record non ci sconvolgono più. È passata l'idea della "Durchseuchung", ossia che tutti più o meno si facciano la malattia, chi può con la "protezione" del vaccino, che sembra funzioni nel limitare i decorsi gravi. Hanno riaperto tutto e tolto i controlli (tranne in alcuni settori ed a Vienna). In questa atmosfera di rassegnazione è arrivata la mazzata successiva, una guerra a due passi che minaccia di diventare mondiale e di decretare la distruzione totale dell'Europa, se non dell'intera umanità. Sinceramente, temevo che dopo la pandemia sarebbe arrivata una crisi economica tale da scatenare un conflitto armato, ma credevo (o speravo) che sarebbero passati anni, come nel secolo scorso. Invece no, in questa società che vive tutto in fretta, che si nutre di video di pochi secondi e che non ha più l'attenzione di leggere un libro, anche gli eventi storici si susseguono accelerati, come i cambiamenti climatici. Abbiamo fretta di arrivare alla fine?

Dove porta questa strada? Camminare nella nebbia. 
Se prima si era divisi tra pro e contro vaccino, ora si è uniti nel trovare un nemico comune: il russo. Allora via i compositori russi dai programmi di concerto, via Dostoevsky dalle lezioni universitarie, via musicisti ed artisti russi che lavorano in Occidente e non si schierano apertamente contro quel complessato folle tiranno che regge il paese col terrore. Mi domando come mai, quasi un secolo fa, non si sia boicottata la musica e la cultura austriaca allo stesso modo, visto che Adolfo, un altro dittatore assetato di sangue, nacque sulla sponda orientale dell'Inn. Posso comprendere il rifiuto di lavorare con aperti sostenitori del matto al Cremlino, ma da qui a cancellare secoli di storia, compresa quella di oppositori politici del tempo come proprio Dostoevsky o Shostakovich passa un tir!

Questa sete di andare avanti porta pure a giudizi affrettati, a verità comode cui credere, senza porsi degli interrogativi. Ah no, quelli che prima non volevano il vaccino perché "chissà cosa c'è dentro" ora invece dubitano delle notizie al TG. In certi casi... hanno ragione. In Italia si punta alla spettacolarizzazione del dolore per avere audience, senza pensare agli effetti che questo possa avere sul pubblico più sensibile e già usurato dal bollettino quotidiano di morti e contagi causa pandemia. Senza contare che l'indigestioni di immagini drammatiche porta alla desensibilizzazione, per cui poi non ci farà più effetto nulla. A mio modesto parere ci dobbiamo rassegnare anche in questo caso che la "verità" non si saprà mai e anche se si sapesse, non avremmo gli strumenti per valutarla, come concluderanno gli storici tra cento anni, analizzando le vicende attuali. Sempre sperando che tra cento anni ci sia ancora qualcuno sulla Terra e sia in grado di farlo.

Ora, invece di accanirsi con il nemico di turno (identificato a tratti anche col parente o l'ex-amico che la pensa in modo diverso), rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare, affinché questa voglia di mandare avanti il film a velocità quadrupla ci porti pure ad un lieto fine quanto prima.

1. Aiutiamo come possiamo chi ha bisogno, sempre, non solo adesso, dai profughi ai discriminati.

2. Promuoviamo la pace ed il dialogo. Non con le armi o alimentando il fuoco delle discussioni e delle accuse reciproche. A partire dal posto di lavoro. Discutere è salutare, litigare o al contrario mettere la testa nella sabbia no.

3. Pensiamo anche al nostro benessere psicologico. Proteggiamoci dal flusso di brutte notizie, magari passando alla radio, ove non ci sono immagini se non nella nostra testa. Godiamoci l'imminente arrivo della primavera come possiamo. Investiamo del tempo in progetti a lungo termine. Fate musica!

Passerà anche questa? Non possiamo saperlo. Da due anni viviamo lo stress di non poter sapere cosa accadrà l'indomani. Non lo abbiamo mai saputo, ma ci eravamo illusi di poterlo prevedere. L'unica verità che dobbiamo accettare è proprio questa.

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