Un anno fa mi sono rivista con un compagno di conservatorio e ci è venuta l’idea di organizzare uno scambio di visite tra il coro che lui dirige e quello in cui canto nel paesino in Niederösterreich. Si è cominciato subito ad organizzare la loro venuta, programmata per il "ponte dei Morti", o meglio, le Herbstferien austriache. Causa miei problemi medici dell'ultimo mese (vedi post precedente) ho dovuto "scaricare" la responsabilità dell’accoglienza ad amici e conoscenti austriaci che parlano italiano. La mia presenza ai loro eventi è stata in forse fino all’ultimo, ma poi sono riuscita ad esserci, anche se meno di quanto avrei voluto e solamente grazie ad un paio di antidolorifici aggiuntivi. Sarebbe stato però triste perdermi completamente la loro visita, così ho avuto anche uno stimolo in più a forzare un po’ la mia ripresa, in preparazione al ritorno al lavoro. Grazie all’efficiente organizzazione e ad un pizzico di flessibilità da entrambe le parti, ha funzionato tutto perfettamente. Plauso va soprattutto al presidente del coro in visita, la persona che si è stressata di più, coordinando contatti e prenotazioni… e pure dovendo cantare.
|
il duomo di Wiener Neustadt |
Il coro veneto con gli accompagnatori, in totale un gruppo di quasi 50 persone, è arrivato di giovedì pomeriggio. Dopo la prima notte a Vienna, la comitiva ha girato la città con una guida organizzata da un’amica veneta che lavora in un’agenzia viaggi locale. L’indomani il coro ha potuto visitare Wiener Neustadt, cittadina di importanza storica ma purtroppo poco conosciuta al di fuori della regione, con la guida di due colleghi del coro del duomo, i quali oltre a sapere l’Italiano sono innamorati del Veneto e vi ci vanno più volte l’anno. Ho raggiunto il coro per pranzo, passando fluidamente dall’italiano al tedesco e viceversa, visto che non servivano traduzione. Alla sera, il coro ha offerto una meditazione musicale nel giorno dei defunti (Allerseelen) nel paesino vicino al mio. L’azzeccata scelta dei brani ed il buon livello del coro hanno emozionato sia il parroco sia i fedeli presenti, che erano non molti, ma più di quanti temessi. A differenza dei cori di qui, ove quasi tutti i coristi sanno leggere la musica (e sono impegnati in altri cori o suonano) e quindi in tre prove si mette su una mezza di Mozart, il coro ospite è formato da non musicisti che devono imparare le parti a memoria, a furia di prove su prove. Duro lavoro, ma il vantaggio è che hanno un vasto repertorio in testa senza bisogno di avere gli spartiti tra le mani. Dopo la meditazione, il nostro coro, grazie all’associazione contadini presieduta da una nostra corista, ha offerto una gustosa cena austriaca, innaffiata da fiumi di vino austriaco e da grappe fatte dalla corista di cui sopra. È stato un momento molto bello, in cui i Veneti hanno vinto i pregiudizi sugli Austriaci, in parte ereditati dai tempi della I guerra mondiale e dall’occupazione del XIX secolo e gli Austriaci si sono sciolti dal rigido formalismo grazie all’esuberanza italica (anche i Settentrionali sanno riscaldare l’atmosfera nelle condizioni giuste). La domenica, il coro ospite ha animato la messa con un classico "gregoriano" e con alcuni brani a cappella dalla meditazione della sera prima. A sorpresa, il sindaco del mio paesino ha regalato al coro una targa con il logo del comune e l’ha invitato a tornare, avendo sinceramente gradito la musica proposta. In questa occasione ho fatto da interprete, prima tra il nostro organista ed il mio collega di conservatorio, e poi per tradurre in tempo reale cosa dicevano il parroco ed il sindaco. Tutti felici e pieni di ricordi ci siamo salutati con la promessa di ricambiare la visita l’anno prossimo. Il nostro direttore già pensa al programma da proporre, mentre la sottoscritta fa pressione per l’organizzazione logistica (albergo, bus, visite guidate).
|
il mio paesino d'adozione |
In due momenti della visita mi sono particolarmente divertita: 1- quando il mio compagno di studi ed il presidente del coro sono venuti a trovarmi a casa, con un graditissimo dono alcolico dalla terra d’origine, e provando il mio armonium ho fatto da "pedale", suonando la voce inferiore nella parte bassa della tastiera con un potente registro da 16’ (la terza mano farebbe comodo anche a me quando suono brani organistici con l’armonium), perché mi ha ricordato i tempi del conservatorio, e 2. quando sentivo i componenti del coro parlare tra di loro il dialetto con cui sono cresciuta (per modo di dire, sia perché a casa si è sempre parlato Italiano ed ho sentito il dialetto solo dai parenti, sia perché il padovano si differenzia un po’ dal quasi vicentino del coro), perché in Niederösterreich è lo stesso, non solo i vicini o i contadini, ma persino i professori universitari usano espressioni dialettali nel quotidiano.
Nonostante le enormi differenze culturali e di mentalità da una parte e l’altra delle Alpi, che si riflettono anche nel modo di intendere la musica corale, in fondo quel che conta sono le persone, simili in tutto il mondo, che possono superare qualsiasi ostacolo linguistico e culturale facendo parlare la musica.
No comments:
Post a Comment