Come da tradizione, ho trascorso qualche giorno in montagna con i miei genitori, rientrando a Vienna in treno. Questo mi ha permesso per l'ennesima volta di varcare fisicamente l'attuale confine tra Italia ed Austria al Brennero. Come diceva un amico pugliese, è diverso rispetto ad arrivare via aereo. Per la vacanza mi trovavo in un luogo di confine, o meglio, al bordo meridionale dell'estensione dell'impero austro-ungarico in Italia fino ad esattamente un secolo fa. Questa zona si trovò involontariamente al fronte, come testimoniano i numerosi forti militari più o meno ben conservati e come viene ricordato in continuazione con mostre tematiche.
Passeggiate sui sentieri di guerra e di pace a parte, questa volta ho avuto due occasioni di riflettere sulle vicende che hanno segnato questo territorio. La prima è stata una visita al locale cimitero. I locali sembrano particolarmente longevi, gran parte delle tombe contiene i resti di persone nate sotto la dominazione austro-ungarica. A differenza dell'Alto Adige-Südtirol, però, i cognomi più diffusi sono chiaramente italiani. Effettivamente qui si parla italiano ed il dialetto non è così distante dal veneto (escludendo l'enclave cimbra di Luserna). La seconda è stata la visita ad una mostra sulla fine della guerra, con le vicende che hanno interessato Lavarone. Il titolo, "anche l'onore è perduto", già manifestava il senso di nostalgia per l'impero e di tristezza per la vittoria italiana. Di tutti i pannelli presenti, solo uno, laterale, era dedicato al campo di prigionia ove vennero rinchiusi i locali irredentisti, mentre ben tre pannelli erano dedicati al campo ove sono stati evacuati i residenti allo scoppio della guerra, esattamente a Braunau am Inn, che diventerà in seguito tristemente celebre per altre ragioni. Gli sfollati furono da subito mal digeriti dai locali austriaci. La storia si ripete ai nostri giorni con i profughi, ma allora si trattava di altri austriaci, almeno sulla carta. Al termine del conflitto, gli sfollati si sono affrettati a tornare a casa, anche se apparteneva al Regno d'Italia. Eppure, nonostante la differenza linguistica ed il trattamento ricevuto, i locali sembrano vantare con orgoglio l'appartenenza in passato all'impero austro-ungarico.
L'altipiano dal monte Cornetto |
Ribadisco, si parla della Provincia autonoma di Trento, non dell'Alto Adige-Südtirol. Recentemente, il neo-formatosi governo a Vienna ha proposto di offrire il passaporto austriaco ai cittadini altoatesini di madrelingua tedesca. Bella grana! Interna, perché proprio questo governo ha ribadito il divieto di possedere due passaporti e sta passando a setaccio i turchi che hanno ottenuto la cittadinanza austriaca senza rinunciare a quella d'origine. E internazionale, perché è un affronto all'Italia, esattamente un secolo dopo la fine di quella sanguinosa ed inutile guerra. Che il cancelliere abbia nostalgia dei tempi gloriosi dell'Austria è diventato evidente quando ha scelto (incoscientemente?) di usare la parola "asse" per descrivere una rinnovata alleanza tra Germania, Austria ed Italia. L'Austria diventò una repubblica già nel 1918 (noi abbiamo dovuto aspettare il 1946), seguita da una breve guerra civile e dalla dittatura, prima di sottoscrivere l'annessione alla Germania. Viene da domandarsi se non conoscano la storia o la ignorino di proposito, da entrambe le parti del confine. Apprezzo molto che Lavarone organizzi mostre e tenga viva la memoria della I guerra mondiale combattuta su queste montagne, un po' meno che in questa ed in altre occasioni si sia considerata un'interpretazione un po' di parte della storia (come quando parlarono della guerra dall'attentato di Sarajevo a... Caporetto, come fosse terminata in quel momento, con la disfatta italiana). Strano, perché alcuni locali difendono a spada tratta le virtù dell'Italia rispetto l'Austria (verificato in un'accesa riunione condominiale).
Il confine tra Italia ed Austria non esiste, se non sulle carte, perché nella realtà si tratta di una progressiva transizione linguistica e di mentalità, fatta di vallate strette e di fiumi impetuosi, di altipiani isolati, di laghi ove si va in vacanza e di frutteti e vigneti che producono prodotti ammirati da italiani ed austriaci. Ci sono più similitudini tra un trentino ed un tirolese di Innsbruck di quante ce ne siano tra un tirolese di Innsbruck ed un viennese. Politicamente è giusto ci sia una linea di confine e che venga controllata, ma culturalmente sarebbe ora di smetterla di aggrapparsi a questo concetto per accampare diritti non dovuti, per rimpiangere il passato o per scatenare un nuovo conflitto.
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