Wednesday, October 30, 2024

In ospedale in Austria

Purtroppo si era reso necessario un intervento chirurgico al basso ventre ed ho dovuto accettato di malavoglia di sottopormi all'operazione, sia per evitare il rischio di un cancro sia per risolvere o almeno lenire dei disturbi che mi tormentavano da qualche anno. La notizia dell'improvvisa urgenza dell'intervento non è stata piacevole, ho dovuto cancellare appuntamenti di lavoro e musicali per due mesi, spaventata di dover affrontare qualcosa di ignoto e da sola, senza sapere quando esattamente sarei potuta tornare al lavoro ed alla mia vita. Sono passate due settimane dall'intervento e sono ancora in malattia, non in grado di sostenere otto ore di lavoro ed il viaggio quotidiano per e da Vienna. L'intervento è comunque andato bene, non sembrano esserci cellule cancerogene e c'è la speranza che almeno per qualche tempo i disturbi non ricompaiano. Ciononostante non è stata una passeggiata, sono rimasta una settimana ricoverata e la ripresa è stata più lenta e dolorosa di quanto anche i medici si aspettassero, specialmente nei primi giorni, ma una volta avviata la strada è in discesa e miglioro un po' di giorno in giorno.

Non ho dei bei ricordi degli ospedali italiani, frequentati solo per assistere e visitare parenti ed amici, la scelta di farmi operare in Austria ove vivo era dunque scontata. Per questo elenco qui di seguito alcuni aspetti dell'esperienza ospedaliera austriaca, che si differenziano dai miei ricordi italici:

1. Colloquio col paziente. I medici che opereranno discutono direttamente col paziente cosa verrà fatto, spiegando in dettaglio, anche con l'ausilio di schizzi a mano, come intendono procedere. Il paziente ha il diritto di dire la sua su cosa accetta e cosa no, e di porre tutte le domande che ha sull'intervento, sui benefici e possibili conseguenze, sul recupero, etc. Lo stesso avviene anche dopo l'operazione, appena il paziente si riprende dall'anestesia totale, per spiegare in dettaglio cosa effettivamente è stato fatto e come saranno le settimane successive. Il paziente è rispettato in quanto persona, non trattato come un ignorante o un incapace. Nel mio caso, l'avere un dottorato ha aiutato, nel senso che i medici pensavano fossi una loro collega, ma tale colloquio avviene in ogni caso, indipendentemente dal grado d'istruzione del paziente.

2. Ospedale colorato. Invece delle classiche lenzuola bianche, la coperta da campo, le pareti bianche, camici di infermiere e medici bianchi... qui dominano il giallo, l'arancione, l'azzurro, il rosa ed il verde. I letti hanno copricuscino e copripiumino (letto in stile austriaco, niente lenzuola e coperte) colorati, le tende sono colorate, i mobiletti pure ed il personale non indossa camici. I medici ed il personale infermieristico sono o con maglietta e pantaloni bianchi oppure con blusa e pantaloni blu, verdi o rosa (da "sala operatoria" per farsi un'idea). Se non fosse per la targhetta col nome e la funzione ed il fatto che si presentano sempre quando entrano nella stanza (e danno del lei ai pazienti!) sarebbero indistinguibili ad una prima occhiata.

3. Cambi offerti dall'ospedale. Dall'intimo (a seconda del reparto, ovviamente) alla camicia da notte, passando per i guanti per lavarsi e gli asciugamani, tutto disponibile in un armadio in stanza. Il personale invita addirittura a portarsi a casa l'intimo e le calze antitrombosi usate perché altrimenti verrebbero cestinate, mentre le camicie da notte vengono lavate e rimesse a disposizione. Il personale preferisce che si usino i loro cambi, piuttosto che quelli portati da casa, sia per motivi igienici e sia perché sanno come maneggiarlo durante le visite o nelle emergenze. A richiesta forniscono anche vestaglia e ciabatte (uniche cose personali ammesse).

4. Servizi aggiuntivi. Nel pacchetto sono compresi supporto psicologico, curatore d'anime per confessioni/religioni diverse, musicoterapia, aromaterapia, etc. La fisioterapia è fornita al bisogno. Tutto direttamente al proprio letto, non bisogna andare da nessuna parte.

5. Visite limitate. Parenti ed amici sono ammessi esclusivamente dalle 15 alle 18 e sono fatti uscire quando passano i medici (nel pomeriggio verso le 16, ma passano due volte al giorno). In Italia, si pretendeva che qualcuno restasse per la prima notte dopo un intervento e che fossero i parenti ad assistere i pazienti durante i pasti, con gente che entrava ed usciva a quasi tutte le ore. Qui no, fanno tutto le infermiere (nel mio reparto erano solo donne), passano ogni ora, anche di notte, per controllare i pazienti, all'occorrenza aiutano a lavarsi ed a mangiare. Appena il paziente è in grado di camminare, viene pregato di ricevere le visite fuori dalla stanza, negli spazi comuni, così da non disturbare gli altri pazienti ancora allettati o che non hanno visite.

6. Soggiorno a pagamento. Mentre tutte le visite mediche e le analisi sono completamente coperte dall'assicurazione sanitaria (qui non si paga il "ticket"), il soggiorno in ospedale prevede il pagamento di un contributo giornaliero. Il conto arriva una settimana dopo la dimissione, solitamente. Il contributo è comunque minimo, meno di €15 al giorno, soldi con cui non ci si pagherebbe nemmeno il pranzo. Esiste la possibilità di stipulare un'assicurazione sanitaria privata aggiuntiva che oltre a coprire tali costi garantisce il soggiorno in una stanza a due o singola, ma la quota mensile è cara ed a mio parere non ne vale la pena.

Il fatto che ogni stanza sia fornita di doccia e bagno è ormai comune anche in Italia, così come internet gratuito ed una "cucina" a disposizione dei pazienti, qui con frutta, yogurt, macchinetta del caffè, acqua ed uno scaffale di tè ed infusi di ogni tipo (almeno spero che anche in Italia si siano adeguati, nei miei ricordi c'era solo tè nero fortemente zuccherato...). Anche la possibilità di scegliere il menu dei pasti (tranne quando ci siano ragioni mediche per una dieta speciale) dovrebbe essere arrivata in Italia, sempre con almeno un'alternativa vegetariana. I pasti in ospedale erano decisamente saporiti, organizzati all'austriaca, con colazione abbondante e mista dolce-salata (burro, miele o nutella, marmellata, ma anche pomodori, formaggio e prosciutto), pranzo con minestra, piatto principale, contorno e dolce, cena fredda con pane, burro, verdure ed affettati o formaggi. Porzioni sempre troppo abbondanti per me, nonostante avessi optato per le mezze porzioni (è possibile chiedere anche 1,5 porzioni per i più affamati), specialmente quando uno non sta bene e l'appetito manca, ma i piatti erano sempre saporiti ed elaborati da ristorante. Unico neo per me era la cena alle 17, troppo presto! Sia per avere di nuovo fame dopo un buon pranzo e sia per prendere gli antidolorifici della sera, che esaurivano così il loro effetto nel cuore della notte.

Ho avuto la (s)fortuna di finire in una stanza piuttosto grande, con 5 letti, in un periodo in cui il reparto era pieno. Da un lato è stato stressante dover dividere la stanza ed il bagno con delle sconosciute, ognuna con bisogni e problemi diversi, ma dall'altro lato è stato meglio che essere da sola, perché in compagnia ci si consola e le Austriache sono rocce. Ho avuto comunque la mia pace, perché le locali non parlano molto (vedere cosa scrissi qualche tempo fa), per la maggior parte del tempo siamo state in silenzio, ognuna fissando il soffitto o guardando il cellulare per conto proprio.

In conclusione, andare in ospedale non è mai bello, non è una vacanza, è sempre un'esperienza traumatica per il corpo e la mente. Sono stata felice di poter tornare a casa dopo una settimana, dormendo sul mio letto, non dovendo dividere il bagno con nessuno e gestendomi gli orari ed il menu dei pasti, nonostante le difficoltà nel fare tutto da sola con ancora le ferite fresche esterne ed interne. Ovviamente, la lingua è un grosso ostacolo, se non la si conosce a sufficienza. La comunicazione è tutto, non solo per comprendere le indicazioni di medici ed infermiere, ma anche per poter usufruire dei servizi aggiuntivi appieno e potersi confrontare con le compagne di stanza (che spesso parlano dialetto). In un grosso ospedale cittadino probabilmente è più facile incontrare personale e pazienti che parlano inglese, ma nel mio caso si trattava di un ospedale di medie dimensioni "in campagna", ove gli stranieri sono pochi e nel caso "integrati" da anni. Nel complesso, però, mi sono sentita trattata bene, grazie al personale di ogni ordine preparato e gentile (si usa il lei anche con i pazienti, a differenza dell'Italia), che ha cercato di rendere il soggiorno il meno spiacevole possibile, rispettando gli spazi ed i desideri di ognuno ove fattibile. 

Friday, February 23, 2024

Schon wieder in Deutschland (di nuovo in Germania)

Non sono passati nemmeno cinque mesi dall’ultimo viaggio (in treno) in Germania e sono tornata a seguire il Danubio su rotaia, stavolta per approdare dalla parte "romana" del Reno, nella città di Gutenberg, ossia a Mainz. (Magonza) per seguire un corso di geologia strutturale, per me di ripasso e di aggiornamento.


Considerando le ultime cadute delle ferrovie tedesche, tra scioperi e ritardi enormi, ero un po’ preoccupata per il viaggio in treno. Alla fine è andato quasi tutto bene. Il treno diretto da Vienna a Magonza è filato con poco ritardo fino a Francoforte, quando siamo stati costretti a cambiare treno. All’inizio pensavo ad uno scherzo di Carnevale, invece il nuovo ICE ci aspettava dall’altro lato del marciapiede, pure con le prenotazioni riportate. Episodio simile al ritorno, quando invece a Francoforte siamo stati costretti a cambiare parte del treno, causa false indicazioni nelle carrozze. Fatto che ha causato non poco caos e ritardo. In aggiunta, durante il viaggio, un ragazzo ha rovesciato un bicchiere di caffè in corridoio, "lavando" il mio vicino di sedile (qualche schizzo è arrivato anche a me).


Il centro storico sopravvissuto

Il corso è iniziato di martedì, perché il lunedì (Rosenmontag) era tutto chiuso per Carnevale, un’istituzione a Magonza come a Colonia, ed è terminato di sabato. Durante la settimana ho avuto modo di girare la città. Ho impiegato qualche giorno per passare dal "Grüß Gott" al semplice "Hallo", dopo aver realizzato di essere in Germania grazie al "Berliner mit Früchfüllung" ossia un Krapfen, preso per festeggiare il Carnevale. Mainz è carina. La città vecchia è un miscuglio di stili, tra il tardo medievale con l’imponente duomo, il barocco, un angolo di Fachwerk, i seri edifici di fine ottocento e quelli moderni in vetro, affacciata sull’imponente fiume Reno. Il tutto costruito con massi di arenaria rossastra locale. Il campus universitario, dall’altro lato della ferrovia rispetto al centro ed al Reno, è piuttosto esteso, comprende diversi edifici in stili misti (ma l’edificio più antico sarà di fine XIX secolo). Bello, ma per centinaia di metri non si trovano supermercati, panifici, copisterie, etc. Come se ciò non bastasse, tutto chiuso per le Semesterferien o aperto in orari ridotti. La mensa locale richiede il pagamento tramite una carta prepagata dell’università, che si carica solo con contanti. Non proprio ideale per un ospite temporaneo! Per girare Mainz conviene andare a piedi o in bicicletta, anche se i pedoni passano la vita ad aspettare davanti ai pochi attraversamenti pedonali, in cui il rosso dura un’eternità ed il verde richiede scatti atletici. Dal numero di vetture con targhe persino dalle regioni confinanti, credo che Mainz sia fatta per gli automobilisti, nonostante il centro interamente pedonale. Quando ho chiesto ai conoscenti cosa fosse tipico della città, mi hanno tutti risposto "Die Mainzelmännchen" (gli omini di Mainz), che ovviamente non conoscevo. Si tratta di figure animate che vengono usate dal secondo canale televisivo (ZDF) per gli stacchi pubblicitari. A quanto pare, la ZDF ha sede a Mainz. Tali figure si trovano anche ai semafori.


L'università Johannes Gutenberg

Il vero highlight del soggiorno è stato però il corso, o la masterclass, come l’hanno chiamata. Un gruppo variegato di partecipanti, dagli studenti di master locali alla dottoranda statunitense, dal prossimo prof. associato italiano alla geologa croata che lavora in Canada nel settore minerario, dai ragazzi del servizio geologico tedesco ai dottorandi indiani, dalla giovane studentessa spagnola alla sottoscritta con anni di esperienza. Pur essendo il gruppo così misto per età, provenienza e conoscenze pregresse, abbiamo lavorato benissimo assieme. A guidare il corso una conoscenza del passato, una giovane prof. (abbiamo la stessa età) neozelandese, che si è distinta per genialità e dedizione già nel dottorato, ed un post-doc tedesco, con cui ho condiviso il co-supervisore (ma con alcuni anni di differenza). Il corso è proseguito per una settimana ulteriore, sotto la guida di un anziano professore che scrisse il testo che uso anche per insegnare, ma diventava per me troppo specifico e non potevo assentarmi troppo a lungo dal lavoro. Oltre alla parte scientifica, in cui pieni di entusiasmo abbiamo guardato al microscopio campioni che hanno fatto la storia, prestati da un anziano prof. neozelandese che viene citato in ogni articolo, è stata curata anche la parte sociale, con pranzi e birre (o vino) in compagnia. La sorpresa maggiore per me sono stati i ragazzi indiani, non solo a 25 anni sono già maturi dottorandi, ma s’interessano di storia e cultura ed a scuola hanno studiato Giordano Bruno e Antonio Gramsci, nomi ormai sconosciuti a gran parte dei coetanei italiani. Come dopo la scuola organistica estiva di Haarlem, prevedo che i rapporti con i più di qualche collega conosciuto in questo corso non si perdano con la distanze, ma saranno la base per interessanti collaborazioni e scambi. Con alcuni già ci si vedrà a Vienna per l’annuale congresso in primavera che richiama circa 16mila geologi da tutto il mondo. 

L'imponente duomo, di cui ho sentito l'organone

Devo ammettere che questo scambio tra generazioni, condividendo entusiasmo e curiosità per le domande geologiche, mi è mancato. Dal punto di vista scientifico le conoscenze nel settore non sono avanzate molto da quando l’ho lasciato, ma la collegialità è migliorata, grazie all’internazionalizzazione della comunità (tranne in Austria…). Il sospetto, la presunzione di avere la verità in tasca, l’arrivismo ed in genere la competizione incontrate tra i colleghi dediti al tema su cui ho lavorato nell’ultimo decennio sono relegati a pochi casi eccezionali in cui ci si imbatte solamente nei grossi convegni o in qualche articolo. Un motivo potrebbe essere il giro economico. Nelle scienze planetarie si ricevono fondi da capogiro, ma senza è quasi impossibile fare ricerca, avendo bisogno di materiale prezioso e di metodi analitici sofisticati, mentre nella geologia strutturale i finanziamenti scarseggiano, ma bastano un martello ed un microscopio per cercare di capire la storia geologica della zona studiata. Certo, gli strumenti avanzati servono ed oggigiorno senza non si pubblica nulla, ma tramite qualche collaborazione vi ci si riesce sempre ad accedere.


Conclusione. La Germania resta un paese più al passo con i tempi, frizzante dal punto di vista scientifico ed internazionale rispetto all’Italia, alle prese con i soliti problemi che ne limitano lo sviluppo, ed all’Austria, chiusa nella difesa della propria tradizione (anche geologica). Non si può aver tutto. Dal punto di vista estetico e funzionale Vienna vince senza gara su tutte le città tedesche, mentre dal punto di vista storico e culinario l’Italia si conferma in vetta alla classifica (per le vacanze). Ciononostante, spero di poter tornare presto in Germania per altri corsi/incontri simili.

Wednesday, September 27, 2023

September journeys

Years ago, before the pandemic but also before the job at the museum, it was not uncommon for me spending the whole September travelling from a summer school to a conference, from a short vacation to a field trip. In some years, I didn’t spend more than 5 nights on the same bed. This year, it was exactly like back then, and I enjoyed at lot.

1. Tyrol
The first journey began at the end of August, with a planned field trip to Tyrol. The initial idea was to build a small team of scientists, but it didn’t work. At the end, I was alone with a colleague of the GeoSphere Austria, who has kindly illustrated the outcrops and the local geology. My father came along to test the new van on a longer trip and to visit an old family friend in Bavaria on the way back. The weather was relatively fine during the trip, not more than some light rain, but had been quite bad the days before our journey. So bad that the road and the bridge to "the" outcrop had been washed away and we were blocked >2 hrs in a traffic jam on the highway around Wörgl for construction works of a mobile dam to hamper a flood. Nevertheless, the field trip was geologically successful, a number of samples were secured, and I got the (geological) picture of the area.. Before coming back, my father and I briefly drove to Bavaria, as planned, were we paid a visit to this still active 96 years old friend and checked that Germany is indeed less expensive than Austria.

St. Georg. Nördlingen.
II. Bavaria
A few days after coming back from Tyrol, I went again to Bavaria, but this time by train. A colleague of mine and I had been invited to give some lectures during a summer school for planetary scientists. I’ve been already some times to Närdlingen and I was looking forward to the school, where biologists, petrologists, and astronomers have the opportunity to meet and see what the others do. The train journey was long, but pleasant, I had to change in Meidling, München Ost (due to construction work, the international train was not going to München Hbf, which I had to reach by local underground trains), München Hbf, and Donauwörth. All trains on time, despite the bad name of the Deutsche Bahn. The school was as nice as expected and I met great people from all over the world, including and met again some international colleagues. On the way back home, I followed another path, changing in Donauwörth, Nürnberg, and Meidling. As I was in Nürnberg over lunch and I had never visited the city, I used the time for a short walk through the pedestrian, being enough to catch a free organ concert.

III. Vienna
Even though I commute every day between WN and Vienna, this time it felt like going abroad, because I attended a conference at the university, jointly supported by the German, Slovakian and Austrian mineralogical societies. It was a nice conference, where I met again some former and new colleagues, strengthening the ongoing scientific cooperation. As part of the conference, I gave a tour through some halls of the museum. Even though the number of participants was very limited, there were very interested participants. The organizer of the conference, as acknowledgment, gave me a personalized bottle of wine. Very appreciated. Despite the international environment (and the number of Italians, which made me constantly switching from English to German to Italian), I could go back to my old office at the university, currently empty, doing some work. A weird feeling, as I spent there nothing less than 6 years.

Nürnberg. A postcard corner.
IV. Italy
My parents wanted to go back to Italy before the outbreak of winterly temperatures and I wished to accompany them, so that my father can share the long drive with me. The best time was immediately after the conference, over a weekend. I stayed in my hometown less than 48 hours, but we did a lot of work in the garden and in the house in that time. On Sunday, after celebrating my mom’s birthday, I travelled back to WN, alone and by train. Every journey to Italy makes me feeling more and more "Austrian" or at least foreigner. A lot of unnecessary stress was caused by the introduction of a new digital ticket for regional trains… where one has to check in before travelling, like for a plane. It forces people to have a smartphone and internet connection, it doesn’t give the claimed flexibility, and leaves people insecure whether the ticket is valid or not. Ou course, as always, the ticket was not checked. As every time, I was sad to leave my parents and our cat, but I was happy to come back to Austria. 

My calendar is pretty busy for the next weeks, even in the weekends, where I’ll have to spend hours on trains between the country side, Vienna, and WN. The next "real" trip will be in a couple of weeks, going one day to Salzburg, by train of course! for a workshop on geological, artistic, and historical aspects of rocks. Very much looking forward to it.


Monday, June 19, 2023

Rumore o silenzio? Austria vs. Belgio vs. Italia

Avevo iniziato questo post già qualche mese fa, ma non avevo ancora avuto tempo di pubblicarlo. Un soggiorno a Pisa per lavoro in una rumorosa stanza d’albergo, causa finestra "storica" che non isola dal frastuono del traffico del lungarno, e visita ad un supermercato locale, che mi ha fatto rimpiangere il silenzio dei supermercati austriaci, mi ha convinta a pubblicare il post.


Disclaimer: mentre per quanto riguarda l’Austria e l’Italia mi riferisco all’intero paese, per il Belgio parlo prevalentemente di Bruxelles. 

Foto da Twitter
In Austria, il silenzio è venerato. I vantaggi sono per esempio il riposo sacro alla domenica e la notte tra le 22 e le 6, per cui nessuno si mette a tagliare l’erba fuori orario, oppure l’astinenza dalle telefonate, soprattutto quelle personali, e l’assenza di conversazioni rumorose durante i viaggi in treno o nei mezzi pubblici, la presenza di vagoni “silenziosi” in cui i bambini non sono ammessi (ma esistono vagoni dedicati alle famiglie con aree gioco per i più piccoli), etc. L’unico svantaggio è l’assenza di comunicazione, casuale o meno. Che sia nell’attesa dal medico o durante un lungo viaggio in treno, non si va oltre l’equivalente di “buongiorno” e “arrivederci”. Ognuno si fa gli affare propri. Se si chiede un’informazione, però, la risposta arriva subito. Le tavolate rumorose al ristorante sono solamente quelle italiane (o di turisti ubriachi), ma pure nelle feste patronali gli Austriaci non esagerano nel volume della conversazione a tavola. Ciò era già evidente vivendo a Vienna, nonostante sia la capitale e sia decisamente internazionale (quasi il 40% degli abitanti non ha passaporto austriaco), ma risulta ancora più ovvio facendo la pendolare. In silenzio si aspetta al treno sul binario, in silenzio si viaggia, al massimo si chiede se un posto sia ancora libero o si sente il controllore chiedere il biglietto. A qualsiasi orario si viaggi, anche col treno tanto pieno da avere più persone in piedi che sedute.

A Bxl vigeva il terrore del silenzio. Ne ho già parlato. Musica nelle stazioni sotterranee della metro e del tram. Musica nelle chiese. Traffico. Aerei a tutte le ore e sopra la città. Pareti leggere di legno che lasciano far sentire persino gli starnuti. Telefonate come in Italia. Etc. Non necessariamente si tratta di conversazione tra conoscenti o con sconosciuti, ma l’importante è non lasciare spazio al silenzio.

In Italia, non importa dove, le ambulanze viaggiano sempre a sirene spiegate. Il traffico è rumoroso per definizione e quando non basta il rombo dei motori si aggiunge il suono del clacson. La gente attacca bottone con le scuse più assurde, anche quando uno magari vorrebbe solo farsi i fatti propri. Tutti parlano a volume alto, in ufficio, per strada, al telefono, a casa. Bambini che strepitano sui marciapiedi o al supermercato. Per trovare la pace bisogna rifugiarsi nelle chiese (deserte, buie) o lontano dalle zone abitate (campagna, boschi, montagne, spiagge fuori stagione, etc.).

Il silenzio non è assenza di rumore (o di suono), ma musica individuale. Mi spiego. La nostra testa non tace mai, nemmeno nel sonno, ma riusciamo ad ascoltarla solo se non riceviamo stimoli sonori dall’esterno. Si possono usare le cuffie oppure lasciare l’assordante flusso di pensieri e di musica dominare i momenti in cui non produciamo o riceviamo suoni. In Italia, il rumore crea un sottofondo continuo cui ci si abitua, mentre a Bxl ascoltarsi era quasi impossibile (se non con cuffie cancella rumore). Paura di restare soli con se stessi e di esserne delusi?

Sunday, April 23, 2023

Bye bye, Vienna!

Don't worry, I'm not leaving my fabulous job and I'm not leaving my "Wahlheimat" (chosen country to live in). This means that I continue to be in love with Vienna, where I'll be every day for work, but I'll commute every day from a small city in Lower Austria, half-way between Vienna and my house. I was thinking to move out from the Viennese apartment, where I spent the last six years and half, since I own a house in the countryside. The deciding event was the cost (not the rent) rise between Christmas and New Year. Does it make any sense, giving away so much money just to be in the capital city? Furthermore, I needed a change. Since I moved abroad, I’ve never been working longer than three years in the same place. I don’t have such a stress anymore, but I had to change routine for a while.

Easter tree in the main square

It took some time finding the "right" apartment. Even when all the criteria were fulfilled  I had the feeling that it wasn't it. Finally, I found a good solution that made both my brain and my stomach agree. Other than the vicinity to the railway station, as I’ll have to commute daily to Vienna and more than weekly to my house, and the quietness of the third floor with none over my head (for the first time since I live abroad), this tiny (smaller than the previous one) apartment presents some luxury, such as a window in the bathroom and large roof windows in the living room. The apartment comes also with a huge bike-garage and a large storage place underneath the roof.

Everything seems fine and easy. It is never the case, especially in Austria, where bureaucracy is as much beloved as the waltz. First issue, quitting the rent for the apartment in Vienna. After two months and despite a registered mail, the house management did not send the confirmation of the end of the contract, fixing a day for the key return, until I sent an angry e-mail and called several times, each time speaking with different (but equally incompetent) people. No comment! Second issue, quitting the insurance for the apartment in Vienna. It can be done only with a document proving that I get out, i.e., I had to wait for the house management. Third issue, ending the contract for electricity in the Vienna apartment. This can be done online a couple of weeks before the end of the renting contract, but the house management asked not to quit, preferring to transfer to contract to the new tenant. All this is for the apartment that I left, but almost the same tasks are required for the new apartment: renting contract, official registration, payment of the estate agent, new insurance, new contract for electricity and heating, etc. In addition, I had to find a moving company to transport my belongings, including the precious (for practicing) and heavy digital organ.

the main church
Packing things lasted weeks. In seven years, I collected more than what I had when I moved from Brussels. Such a move always offers the opportunity to "clean" the house, trashing, reselling or giving away what is not necessary. It does not make any sense to keep everything. The transportation of the remaining objects and furniture went fine, the moving company was quite professional and on time, and two friends of mine helped me with dismounting and mounting the furniture. 

The first weeks in the new apartment went good, commuting is practical and faster than for some friends living in Vienna but at the border of the city. Just the Easter week, due to construction works, some trains were deviated along another line and the journey took ca. 10 minutes longer. The city is flat and small, allowing to bike around, but it offers everything I need, from shopping malls to theaters and churches. I didn't regret the decision to move here, so far.

Sunday, October 23, 2022

Tempo di elezioni 2: risultati

In Italia, presi dal commentare il risultato delle elezioni politiche, ci si è dimenticati di quelle presidenziali in Austria. Che è successo dall'altra parte delle Alpi?

- È stato riconfermato il presidente uscente, Alexander Van der Bellen, ufficialmente dei Verdi (https://bundeswahlen.gv.at/2022/).
- Ha ottenuto la maggioranza assoluta (con quasi il 57% dei voti), facendo risparmiare all'Austria un ballottaggio. Il candidato arrivato al secondo posto, sostenuto dall'estrema destra, non ha raggiunto il 18%.
- La vera notizia è che al terzo posto è giunto il giovane (35 anni) Domink Wlazny, nome d'arte Marco Pogo, cantante, laureato in medicina, fondatore del Partito della Birra (ma alle elezioni presidenziali ci si presenta come individui e non come partiti, tanto che alcuni candidati non avevano un partito a sostenerli). Il ragazzo, che all'inizio della sua carriera politica si faceva conoscere con provocazioni a iosa, nel frattempo ha deviato verso la serietà. Sembra che il suo scopo fosse farsi conoscere anche al di fuori di Vienna (ove è nel consiglio comunale del suo quartiere) in vista di future elezioni politiche e che gli sia riuscito, ottenendo i voti soprattutto dei giovani.
- Il candidato no-vax, il cui partito aveva avuto un exploit nelle consultazioni locali nell'Alta Austria l'anno scorso, ha raggiunto appena il 2%, appena poco di più dell'ultimo in graduatoria dei sette candidati, un imprenditore sui generis.
- Solo poco più del 65% degli aventi diritto ha votato.
- Poche novità sulla ripartizione dei voti, la Carinzia si è confermata più a destra della media austriaca e Vienna più a sinistra.

Per quanto riguardo la rielezione di VdB, appoggiato da quasi tutti i partiti, l'unico commento mormorato da molti a mezza voce è che ora, non potendo fare altri mandati, si sbilanci maggiormente nelle questioni di politica interna ed estera. Finora, la vera critica mossagli è stata la sua estrema neutralità, ai limiti dell'apparente disinteresse. Personalmente, invece, ho apprezzato molto questo suo equilibrio, il non lasciarsi trascinare nelle polemiche ed il pensare sempre in modo "inclusivo", rivolgendosi nei discorsi non solo ai cittadini austriaci, ma anche a coloro che vivono e/o lavorano in Austria e che quindi contribuiscono alla vita del paese.

Sul risultato delle elezioni in Italia c'è poco da commentare. I giornali sono già pieni di analisi prevedibili e di critiche alle intenzioni. Quasi nulla di tutto questo borbottio sterile arriva in Austria. Fratelli d'Italia qui è definito senza tanti giri di parole partito post-fascista. L'Austria ci ha preceduti nell'avere un primo ministro (cancelliere) donna, con la Bierlein, cancelliere del primo governo tecnico austriaco solo qualche anno fa. Fanno più notizia la dichiarazioni rassicuranti della Meloni sull'appartenenza a UE e NATO che l'elezioni a presidenti di camera e senato di Fontana e La Russa, rispettivamente. Nomi qui semi-sconosciuti. Idem per i ministri.

Se posso permettermi un commento è verso pseudo-giornalisti che riempiono i giornali con elucubrazioni sullo stile di abbigliamento del futuro capo di governo, con speculazioni sugli alleati, critiche su quello che non farà come presidente del consiglio ma che dovrebbe fare come rappresentante del genere femminile, etc. Credo che tre quarti di tali "distrazioni" siano solo dovute al fatto che si tratti di una donna, attacchi più o meno subdoli che arrivano non solo dai banchi dell'opposizione. Politicamente non è affatto il mio ideale, ma quel che leggo in questi giorni (e che già filtro molto) mi fa venir voglia di lasciare il Paese più del risultato stesso delle elezioni. Ah, no, vivo già all'estero. Continuo sempre a sperare che la mentalità in Italia cambi e che una persona venga valutata per quanto fa, non per il genere. In ogni ambito, si usa ancora un metro diverso se si ha a che fare con una donna.

Friday, September 30, 2022

Conference: Austria vs. Italy

 After a long time (more than two years), I packed for some days off, not on vacation, but for attending an Austrian conference in Leoben. It was a strange feeling thinking of what I might need in a hotel. When I visit my parents in Italy, I don’t need many tools, almost everything is doubled at my parents’ place. Now, I need a pyjama, toot brush, etc. In addition, I had to take with me the hated poster tube.

Trustful to my (green) tradition, I travelled by train, enjoying the beautiful but slow moving landscape at Semmering. The hotel, close to the former Abbey Göss (and the Gösser Brewery), was lovely. From my window, I could see the river Mur and a large gold quarry in between dark green woods. Again in a hotel after so much time. The first night, I couldn’t sleep, not because I was excited or because the room was noisy, but because I wasn’t used anymore to change bed. I’m getting old.


Historical town hall in Leoben

The conference has been organized by the Austrian Geological Society (and the Austrian Mineralogical Society, as well) at the University of Leoben, a relatively young (since 1840) technical university. The organization was outstanding, the location was easily reachable and the lecture halls comfortable. Lunches and coffee breaks (starting with a morning coffee and sweets) were included in the registration fee and were provided by the local cafeteria. Not bad at all. Even though I skipped the overcrowded social dinner, I enjoyed much the icebreaker party, attended by just a few people. The quality of talks was quite high, there was room for opposite interpretations, without strong fights (Austrians are not Italian). Except for an entertaining public lecture, everything was in English. The University of Leoben hosts several international students, but it was also a pleasure to realize that I’m not the only non-German-speaking senior scientist (not a temporary student), who learned enough German to feel somehow integrated in the local geological community (well, actually, just being able to discuss some geological points, but still being considered a foreigner). The only two "negative" points were the arbitrary subdivision in sessions (more than one talk or poster ended up in the "wrong" session considering the audience and the topic), and the fact that the conference began on a Sunday quite early in the morning. A plus was the guided tour offered through the relatively small city center of Leoben. Very instructive. The biggest surprise was finding an Asian gate next to the university… even though there are no strong connections between Leoben and China. It is actually a spa.


St. Barbara, protector of miners and geologists

I loved speaking "geology" again, jumping between languages and topics. Even though the conference was only focused on terrestrial features, I met a colleague of mine employed in Leoben and we talked a bit about meteorites, too. Just the week before this conference, I had attended a workshop in Vienna organized by an Austrian professor emigrated in the UK and financed by the European Research Council. It was also amazing for the quality of the talks and the scientific exchanges. The online meetings offer a great opportunity, saving money and carbon emissions, but will never replace a conference in person, also accounting for the risk of an infection. Looking forward to the next in person meeting.


… I didn't have to waiting too long. The week after, I was in Italy for the Italian equivalent of the conference in Leoben. I travelled by train, this time too, but from Padova, instead of Vienna. Italian high-speed trains are indeed faster than Austrians, touching 300 km/h. Train vs. car: 1:0, but also against airplanes, considering the time lost at airports.


The conference took place in Turin, the first capital city of Italy (when Rome was still under the power of the Pope). Every stone there is dedicated to the "Risorgimento", the movement that led to the reunification of Italy under the "French" crown of Savoy, mostly against the Austrian empire in the NE and the Bourbon dynasty in the S, and the Pope in the central Italy. The second language, after Italian, is French, still spoken by many, as much as German is (was) the second language in my hometown. As always, when I attend a conference in Italy, I swear I won’t come another time… and every time, I attend another one. The final evaluation wasn’t that negative, though, so I made a list of plus and minus about the city and the conference.


P.za Castello, Turin

Plus:

- Automatic subway (existing since years and very efficient)

- green areas in the city

- drinking fountains everywhere

- delicious cookies, chocolate (pralines, like in Brussels), and ice cream

- meeting again professors of mine and colleagues from the past

- amazing science in some cases, despite the lack of funding

Minus:

- Public transit (bus and tram) and motor traffic

- conference schedule (practically from 8:30 to 7:30 pm with almost no break, but a large "nothing" between 12:30 pm and 3:30 pm)

- rooms disproportionated for the selected session, with several seats unusable because broken

- low accessibility (room at the third floor with no elevator, toilet in the basement, also without elevator, poster area ca. 1 km from the oral sessions and again with steps at the entrance)

- conference center in an almost red light district (it wasn’t, but some female "workers" were standing next to the conference center entrance also during the day)

- illogical conference program book (at least for a brain used to the German efficiency and logic…)

- last but not least.... the non-sustainable conference sponsor, which had a stand in the center of the poster area, playing music all the time, forcing us to shout in front of the posters to be heard.


In summary, in Leoben, I appreciated the scientific contributions and the location, in Turin, I enjoyed the (also scientific) chats with colleagues and meeting again people from my past (not only professors, but also colleagues, some of which moved out of academia or the country, like myself). However, I'd prefer meeting Italian colleagues in the framework of a cooperation, rather than "investing" research money in an over expensive conference. On the other hand, I'll be happy to attend again Austrian conferences in the future.