Dopo aver partecipato più volte alla "lunga notte delle chiese", quasi esclusivamente per la musica, ed essendo questo probabilmente l'ultimo autunno a Vienna, ho deciso di prendere parte alla lunga notte dei musei. Con un biglietto di 13 euro si potevano visitare più di 100 musei in tutta la città ed utilizzare i mezzi pubblici dalle 16 alle 3 di notte. Al solito, il programma fatto ha subito cambiamenti in itinere, riservandomi anche delle inaspettate piacevoli sorprese.
Ho iniziato con il museo della tecnica (Technisches Museum) assieme ad un'archeologa italiana. Mi era stato consigliato da più parti, è interessante e bello, ma non può essere paragonato con il Deutsches Museum di Monaco di Baviera, molto più interattivo. Pensavo di fare un salto al museo della tortura (Foltermuseum) ma la lunga coda mi ha fatto desistere: non pensavo ci fossero tanti cultori del sangue, io temevo di svenire a visitare un simile museo da sola! Ho optato per un giro veloce nel museo di storia dell'arte, il celebre Kunsthistorisches Museum. Il primo impatto è stato straniante... è identico al gemello museo di storia naturale, pure la stessa disposizione delle stanze, ma i dipinti di Klimt sul soffitto dello scalone centrale fanno la differenza. Le sale, invece, sono come quelle di tutti gli altri musei d'arte che ho visitato, dalla National Gallery a Londra a quella di Edimburgo: pareti colorate, collezioni di quadri con cornici importanti, panche centrali per farsi cogliere dalla sindrome di Stendhal. È stata davvero una visita veloce, metà museo contiene più o meno celebri opere italiane, il resto lavori di Bruegel e fiamminghi, reperti egizi, greci e romani; qualunque chiesa di Roma ha la stessa varietà. Di passaggio alla Biblioteca Nazionale mi sono imbattuta in una interessantissima mostra di strumenti musicali antichi con tanto di concerto di cromorni, percussioni e cornamusa.
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C'era la possibilità di provare alcune tastiere antiche (ricostruite), per sentire la differenza di tocco e di temperamenti, ma una ragazzotta ignorante si ostinava a strimpellare vergognosamente sul più rumoroso degli strumenti "What a wonderful world". Non è che aver imparato a pestare tasti di un pianoforte ti dà il diritto di distruggere i timpani di chi si è fatto un mazzo al conservatorio e cerca con fatica di capire qualcosa di temperamenti antichi. Senza volerlo mi sono ritrovata nel museo antropologico (Volkskundemuseum), con mercatino etnico, e finalmente ho raggiunto la meta prefissata, la Prunksaal, dopo aver attraversato innumerevoli scaloni, sale e cortili dell'Hofburg. Fantastica, non ci sono altre parole, non sarebbe guastata un po' di musica barocca. Per finire il mio giro programmavo di visitare il museo di Demel, celebre pasticceria, ove si trovano delle statue di marzapane, ma la coda mi ha nuovamente scoraggiato. Prima di tornare a casa, ormai stanca, sono passata dal museo di Schottenstift, convento benedettino di cui ho già parlato per l'organo e l'organista. Questo è stato la vera sorpresa! Non solo quadri di argomento sacro e di pittori locali, talvolta più belli di quelli del Kunsthistorisches Museum, ma anche mobili finemente intarsiati, arredi sacri degni della Schatzkammer, animali impagliati, strumenti musicali, etc. Interessante davvero!
Bella serata che si è chiusa con un'altra commovente sorpresa. Nel negozio dei padri benedettini di Schottenstift, tra libri sul San Benedetto e CD, ho trovato le caramelle ed altri prodotti di Praglia. Non ci potevo credere, un pezzettino dei miei colli, descritto poeticamente da Foscolo e Fogazzaro, ove sono fuggita spesso in bici attraverso campi di grano e canali, alla cui ombra ho sognato, studiato e pregato, è esposto qui! Con un pizzico di nostalgia, sono finalmente andata a dormire.