Thursday, January 31, 2019

Razza bianca europea

Non è la prima volta che mi candido per un posto in ambito accademico nel Regno Unito, ogni volta sono obbligata a rispondere a domande sull'etnia di appartenenza, la religione e l'orientamento sessuale per la sezione pari opportunità. Da qualche tempo, alla domanda sulla razza, nel menu a tendina compaiono "British white", "Irish white" e "Other white background". In precedenza c'era l'opzione "Caucasian", ora scomparsa. Se uno indica "other", non essendo io né color neve né con i capelli rossi, si viene pregati di specificare. Nello screenshot qui sotto potete vedere la mia provocatoria risposta in tema Brexit: "European".
 

Onestamente, trovo la domanda offensiva. Non è il colore della pelle che fa una persona, ma dove e come è cresciuta ed è stata educata. Il fatto che sia nata in Italia e che l'italiano sia la mia lingua madre ha forgiato il mio modo di pensare, più che essere rosa ambrato ed anemica, con i capelli castani e lisci. Il cittadino italiano è per definizione un misto, nei secoli le nostre coste sono state aperte e sono sicura che in ognuno di noi scorre un po' di sangue spagnolo, arabo, francese, anglosassone ed asiatico. In Giappone e negli USA mi sono sentita chiamare "europea" per la mia cultura ed è quel che mi sento. L'Europa è quella parte di mondo dove ci si fa la guerra tra villaggi, si parlano milioni di variazioni delle già molteplici lingue nazionali ed in cui tutti hanno una memoria storica comune, dominata per lungo tempo dalla presenza della Chiesa e da sanguinosi conflitti. Che lo si voglia ammettere o meno. Agli occhi di un americano, un abbronzato cattolico spagnolo non è diverso da un pallido ateo norvegese.

Il ridicolo delle domande continua con la nazionalità, quando sotto "Italy" non compare "includes San Marino", come avrei potuto comprendere per ridurre il numero di stati elencati, ma "includes Sardinia, Sicily". È vero, gli isolani tendono a chiamare "Italia" o "continente" la penisola, ma si sentono sicuramente più Italiani di una buona percentuale di altoatesini. L'aggiunta non era assolutamente necessaria.

Alcuni conoscenti hanno recentemente lasciato il Regno Unito per tornare in Italia, in parte per lo spauracchio della Brexit (i ricercatori inglesi sono egualmente terrorizzata dall'eventualità che i fondi europei non siano più accessibili) ed in parte perché nelle università italiane si stanno creando le opportunità per un rientro. Magari, come "minoranza" europea che invece anche in questo momento accetterebbe di andare in Regno Unito, ho qualche possibilità in più per il bando di cui sopra.

un'italiana in Europa