Wednesday, June 26, 2019

Reami nordici

Le feste religiose celebrate di giovedì e non spostate alla domenica più vicina (come avviene in Italia) permettono dei magnifici ponti. Stavolta, rinunciando a suonare per riempire i buchi lasciati dai colleghi, mi sono presa ferie e sono partita alla volta del nord con le due colleghe tedesche cui l'anno scorso mostrai Roma. Meta Copenaghen e Malmö.
 
La sirenetta diversamente bella.
Ero già stata a Copenaghen e non è l'unica città della Danimarca che ben 15 anni fa, appena laureata, visitai con i miei. All'epoca non mi fece una grande impressione. Mi sembrava una copia in miniatura di Londra, a partire dal cambio della guardia con i militari con quel curioso copricapo peloso, esattamente come a Buckingham Palace. Il secondo giro mi ha lasciata egualmente perplessa, ma per altri motivi. Ho apprezzato la quantità di biciclette in città e l'ambiente informale per cui ogni molo diventa anche un trampolino per tuffi. Nonostante non ci siano frequenti controlli, tutti sono dotati di biglietti per i mezzi pubblici se non si spostano con i propri, rigorosamente ecologici. Mi sono piaciuti meno i prezzi astronomici (ma probabilmente proporzionati agli stipendi) e talune incongruenze nell'organizzazione e nei trasporti (soprattutto in aeroporto) che mi hanno ricordato (negativamente) Bxl, oltre alla comune sita a Cristiania. Il tutto condito da un'inopportuna rinite allergica. Al contrario, la città è piaciuta molto alle due colleghe, che però sono rimaste egualmente basite di fronte ai prezzi, specialmente del cibo. Un evento positivo, invece, è stato rivedere una collega geologa olandese, che conosco dal lontano 2004, quando ancora da laureanda frequentai un corso in Svizzera, ove lei svolgeva il suo dottorato. In tutti questi anni ci siamo riviste poco, a qualche convegno in giro per l'Europa. Nel frattempo la sottoscritta ha cambiato tema di ricerca mentre lei si è sposata, ha avuto tre bambini ed ha un lavoro in Danimarca che non le permette di fare molta ricerca, quindi le occasioni per vedersi si sono ridotte al lumicino.
 
la spiaggia di Malmö con il Turning Torso
La gita a Malmö, in Svezia, percorrendo in treno il celeberrimo ponte Öresund, è stata un'ottima idea. Malmö é un paesotto in cui pochi edifici storici si sono preservati, ma che ha un suo fascino. La spiaggia, con tanto di stabilimento d'inizio novecento, é separata dal porto. Le piazze si animano di locali per l'aperitivo, senza essere sommerse da turisti. Complice la lingua (lo svedese è piuttosto vicino al tedesco, almeno a leggerlo risulta comprensibile, invece il danese...), sembrava di essere in Germania. In entrambe le città, però, non ho trovato nemmeno un edificio o un angolo propriamente bello. Tornando a Vienna commentavo con una collega come qui edifici comuni (tipo la Rossauerkaserne, ma anche parecchie abitazioni) passano inosservati, ma se fossero in città meno appariscenti ci sarebbe la fila per fotografarli, perché riconosciute come autentiche perle in mezzo a brutture del dopoguerra o a edifici moderni. Ad ogni viaggio si apprezza ancor di più la città in cui si vive. Abbiamo avuto la fortuna del meteo eccezionale, di giornate lunghissime e di un volo Lauda Motion rallegrato da uno steward e da un pilota (tedesco) di buon umore. Nel complesso una piacevole vacanza (allergia a parte).
 
Toh! Un organo italiano! (Chiesa della Trinità)
Piccola nota musicale, non poteva mancare. Ho fotografato parecchi organi, ne ho sentito alcuni, compreso il nuovissimo strumento a Malmö, progettato come il più grande dell'intera Scandinavia. Ho ascoltato un culto calvinista nella chiesa dello Santo Spirito a Copenaghen, con un accompagnamento musicale (ensemble vocale + organista) impressionante per un servizio cui neanche 20 persone hanno preso parte. Un "bravo!" in modo particolare all'organista, che non è scaduto in facili improvvisazioni moderne, né si è "portato le registrazioni da casa", decisamente di un altro livello rispetto alla media udita in Austria (e in Italia, sicuramente migliore della sottoscritta, ma non ci vuole molto). Peccato però che le chiese siano vuote, popolate da pochi anziani, anche peggio che a Vienna. Quell'arte rischia di scomparire se non è sostenuta da chi ne dovrebbe usufruire.

Sunday, June 16, 2019

Graz e Mozart

Il capoluogo della Stiria ed il celeberrimo compositore di Salisburgo in realtà non hanno nulla in comune, se non il fatto di aver occupato il mio weekend.

Graz. Non ero ancora mai stata in questa città, nonostante non sia lontanissima da Vienna (ca. 2h30 in treno o in autobus) e nonostante più persone me ne avessero parlato bene. Grazie a delle offerte convenienti di viaggio, vi ci sono andata con un'amica appassionata ed esperta d'arte con cui ho fatto altri viaggi alla scoperta dei dintorni. Città veramente graziosa. Finora l'avevo solo vista in alcuni film austriaci, un tantino cupi, dominati dalla torre dell'orologio sullo Schlossberg. In Graz s'incontrano diversi stili, con influenze dalle terre vicine, lontano dalla pesantezza imperiale e decadente della capitale austriaca. Sembra uno dei tanti paesetti della Stiria, ma più grande e più aperto alla modernità. L'alieno, ossia lo strano edificio che ospita la Kunsthaus, così chiamato per il suo aspetto contrastante rispetto alle costruzioni vicine, è ovviamente opera di architetti stranieri, perché difficilmente un locale avrebbe osato tanto senza temere di essere linciato dai connazionali. Eppure sta proprio bene. Siamo nel XXI secolo ed i nostri antenati ci insegnano che la rottura con la tradizione è l'unico modo di lasciare il segno di una nuova generazione. Allo stesso tempo bisogna saper conservare e valorizzare il passato, per imparare. Passare dall'ameba tentacolata ad un carillon con coppia di locali che danza attraverso un scorcio "romano" con una chiesa eccessivamente barocca, questo intendo per una città che non rinnega la propria essenza ma nemmeno la ha paura di cercare nuove direzioni. 

il retro del "mostro"
 Mozart. Dopo un sabato turistico, sono tornata alla Vienna più usuale, con la Spatzenmesse del salisburghese, eseguita in pompa magna con solisti ed orchestra (compresi i timpani e due trombe), presso la chiesa di Grinzing. L'abitudine delle messe con solisti, coro ed orchestra è diffusa in moltissime chiese del centro, cosa che da noi risuona raramente persino nelle cattedrali. Come sono finita ad assistere a tale messa... dagli spalti del coro in un'angusta cantoria? Semplice, il direttore è una mia vecchia conoscenza, un Mozart padovano, che mi ha permesso di prendere parte a tale esperienza. Per gli appassionati, l'intero programma prevedeva oltre alla succitata messa anche l'Ave Verum durante la comunione ed una Sonata all'offertorio, mentre l'organista ha proposto il II movimento della III sonata di Mendelssohn e la stranota Toccata dalla V sinfonia per organo di Widor, entrambe suonate su un Ahlborn che "completa" l'organo a canne di cui è dotata la chiesa. Non mi dilungo sulla parte musicale. Il parroco, che in altre occasioni mi aveva entusiasmato con prediche molto sagge, stavolta mi ha spiazzata con un elogio a Mozart ed all'austricità. Ma come? Con un direttore italiano e sicuramente coristi e strumentisti da altri paesi? Il nauseante (per la sottoscritta) do maggiore mozartiano e le parole patriottiche del sacerdote mi hanno fatto rimpiangere... i cori luterani (o quasi) in cui ho cantato. Senza nulla togliere al Mozart veneto che è un fine musicista, il momento migliore secondo me è stato quando dopo la comunione tutti assieme si è intonato "Nun danket alle Gott", noto corale luterano. Quella gioia era più sincera del quarto d'ora di semicrome e voci.