Tuesday, July 21, 2009

post di mezza estate

Padova, 14/07/2009

Questo post avrebbe dovuto essere dedicato al racconto della campagna in Piemonte con il prof. ma non ci si è andati. Era una cosa attesa da tempo e da altrettanto tempo rimandata. Una cosa da fare per concludere un capitolo iniziato con il dottorato e per iniziarne uno nuovo. Avrebbe contribuito anche ad una equa successione di post, dopo tanto spazio dato alla musica. Ma... è stata rinviata per l’ennesima volta.Ahimè, la successione di scadenze del prof. (la settimana scorsa esami per tre giorni, terminati anche alle 23) hanno impedito la partenza programmata.

Effettivamente tra il caldo (la settimana scorsa non è mancato e questa si prevede sia la più afosa di tutto l’anno) e la vegetazione lussureggiante, forse non sarebbe nemmeno la stagione migliore. L’affioramento è piuttosto basso (tra 250 e 570 m s.l.m.) ed in periodo vacanziero i sentieri sarebbero pieni di curiosi che oltre a rallentare il lavoro con le loro domande potrebbero creare qualche problema per il metodo non proprio ‘ortodosso’ di estrazione dei campioni. 

Devo ammettere, però, che un po’ mi dispiace che non si sia ancora andati. Pur se impedita in campagna sia per scarsa abilità fisica sia per impreparazione e poca esperienza di terreno, mi manca la geologia ‘manuale’ dopo tanta ‘tecno-geologia’ o ‘fanta-geologia’! Lavorare al microscopio, ottico od elettronico, e poi elaborare dati al computer e contribuire alla costruzione di modelli FEM sono parti fondamentali del mio approccio alla geologia. Parti interessanti e gratificanti, che mi piacciono molto. Eppure, dopo tanto tempo seduta davanti ad una scrivania, mi manca il terreno.

Deve mancarmi veramente se appena vado a fare una passeggiata con papà in Altopiano inizio ad analizzare gli affioramenti come se dovessi fare un altro campo di rilevamento o sciorino una lezione di tettonica alpina ad un collezionista di pietre... Pazienza, aspetterò l’autunno!

Carbonare, 19/07/2009
Notizia dell’ultima ora, forse si riuscirà a fare una corsa in Piemonte a fine agosto! Giusto in tempo per un convegno d’inizio settembre nel paese natale dei Beatles. Così se mi faranno domande sulla faccenda (ringraziando il Cielo la richiesta di presentazione orale è stata dirottata su un poster) saprò come rispondere.

Quanto mi manchi la geologia ‘manuale’ si è manifestato ancor più oggi, quando un gruppo di amici musicisti e non è venuto a trovarmi quassù. Io avevo progettato piccole passeggiate tra le bellezze storiche e naturali del luogo (vedere qualche post fa), ma se per alcuni dei miei amici per la prima volta in montagna c’era la voglia e l’entusiasmo di camminare, per la maggior parte di loro, abituati all’arrostimento in spiaggia, la giornata doveva essere trascorsa in panciolle al sole, mangiando, giocando a carte, spettegolando etc. Ora capisco le pance di alcuni dei maschietti e le abbronzature perfette delle femminucce.

Cambiando discorso, altrimenti m’inalbero, merita una nota il corso su Linux seguito in settimana. Mi ha fatto conoscere una valida alternativa al nevrastenico Windows che non costi quanto il Mac! Continuo a considerare il Mac molto rilassante, piacevole ed intuitivo come nessun altro... inoltre mi permette di usare i programmi nati per Linux senza le acrobazio dei pc, ma volendo risparmiare denaro e nervi avrò facoltà di scelta al prossimo acquisto di computer. Egualmente interessante la parentesi su Latex, ma anche qui non è tutto oro quello che luccica, ci sono occasioni in cui conviene usarlo ed altre in cui 'bisogna' ricorrere al vecchio word editor (non necessariamente della Microsoft)!

Tuesday, July 7, 2009

Concerto a Lucca

Prima uscita con il coro fuori dal Triveneto con conseguente pernottamento. Perché Lucca? Perché il direttore del Mortalisatis (prima di toccarvi... per chi non lo sapesse il nome non porta male, significa “sufficiente per un mortale”, per dettagli sulla storia www.coromortalisatis.it) quest’anno ha avuto una supplenza proprio a Lucca... da cosa nasce cose... ospitata quanto mai gradita!


La preparazione è durata mesi, con almeno due prove a settimana, ore di studio domestico (sempre troppo poche), rimproveri da parte del maestro per le assenze, la mancanza di puntualità, la poca pazienza e rispetto verso gli altri coristi e la poca elasticità nel seguire il suo gesto. Per testare il programma si è fatto un suggestivo concerto a Maserà, sede del coro, in un’antica pieve. Il concerto-prova non è andato benissimo, forse per la tensione tra coristi... stonature, calate ed uscite dal tempo sono state frequenti... per fortuna il programma era in gran parte novecentesco e quasi nessuno del pubblico (65 persone circa) s’è accorto delle sbavature. La partenza è stata funestata anche da un evento luttuoso che ha colpito una corsta. Ahimé, quest’anno i lutti attorno al coro si sono succeduti anche troppo frequentemente! La musica è una buona medicina o almeno il cantare assieme fa sentire la vicinanza e l’unità dell’intero gruppo. 

Sabato siamo partiti in pullman. Dopo 4h di viaggio siamo giunti, non senza qualche difficoltà, all’albergo, immerso nelle colline della Versilia. Rapido spuntino, distribuzione delle camere e cambio d’abito, poi di corsa in città per la prova. La chiesa scelta per il concerto è dedicata a San Paolino, patrono di Lucca. Chiesa molto bella con un riverbero che impreziosisce la musica sacra. Il pubblico era abbastnza numeroso per la stagione e l’occasione ed a parte un impercettibile sfasamento ritmico in un brano e qualche incertezza nel bis (non provato), il caldo assurdo dei fari ed il rumore lontano di un bar vicino, il concerto è stato magnifico! E’ molto piaciuto al pubblico perché un repertorio di difficile ascolto (prevalentemente novecentesco-contemporaneo) ed anche perché in una serata speciale il coro ha recuperato la propria essenza polifonica e grande comunicativa! 


Al concerto è seguito un buffet che merita menzione per l’abbondanza, la varietà e la bontà dei prodotti toscani elaborati dalle donne del posto. Come ringraziamento s’è cantata una rielaborazione di un canto popolare che è stato molto gradito, forse anche perché con armonie tipicamente “da coro di montagna” non così diffuse in Toscana. Rientro in albergo e meritato riposo. Al mattino dei domenica ho fatto una passeggiata rigenerante tra le strade della contrada ammirando il verde che ha reso famoso il luogo in tutto il mondo. Dopo la colazione e la preparazione delle valige, siamo tornati in città in pullman, con meta la chiesa di San Michele per l’animazione della messa. Al termine, aperitivo e saluto con il direttore della Polifonica Lucchese e fautore del gemellaggio, pranzo luculliano sulle mura della città, saluto ad una corista di lunga data che torna nella natia Sardegna ed ampio giro digestivo-culturale per visitare il centro di Lucca. 

Lucca è una città davvero bella, pulita, pedonale, ricca di chiese e di opere d’arte! Non mancano gli spazi verdi, anche nei posti più impensati (c’è un giardino pensile sulla torre più alta della città). Se posso trovarvi un neo, da organista... le numerose chiese sono tutte dotate di magnifici strumenti storici dall’architettura stupefacente (anche se credo che in molti casi di storica sia rimasta solo la cassa) ma immancabilmente muti, sostituiti indegnamente da strumenti elettronici pur se nuovi e di buona qualità!

Ritorno in serata dopo un lungo tratto di coda in autostrada, una lunga tappa prima di poter risolvere uns diffusa “emergenza idraulica” ed una lunga traversata degli Appennini. Come sempre si ritorna pieni di ricordi piacevoli e di stanchezza, ma credo che questo viaggio sia stato utile al coro per ritornare alle origini, per recuperare un’intimità musicale che aveva un po’ perso durante quest’ultimo anno a causa forse della varietà di repertorio affrontato anche con l’accompagnato di strumenti vari ed orchestre ed a causa degli assestamenti interni con nuovi arrivi e partenze.

Wednesday, July 1, 2009

magia dell'Altipiano

In tema d'egoismo, mi sono presa due giorni per raggiungere i miei in Altopiano e poter lavorare al fresco. La fuga dall'afa della pianura è stata, come il solito, un'odissea. La partenza dopo un pranzo frettoloso, il treno con temperature da freezer, l'attesa della coincidenza in una soffocante stazione di Padova, altro treno congelatore, altra attesa deodorata dagli scarichi degli autobus ed infine 2 ore di paesetti e tornanti (solo l'ultima mezz'ora).


Non è la prima volta che soggiorno in Altopiano, sempre fantastico e sottovalutato sia dal lato Veneto sia dal lato Trentino, anche se devo ammettere che i Trentini sanno valorizzare meglio le proprie risorse con strade ben asfaltate, marciapiedi curati e numerosi sentieri segnalati. L'altopiano è tristemente famoso soprattutto per essere stato teatro della I guerra mondiale e proprio ove ora c'è il confine di regione un secolo fa correva il confine tra Impero Austro-ungarico e Regno d'Italia. Le vestigia di quel conflitto decorano il perimetro verso la pianura veneta e pure se non tutte trasformate in musei sono meta di numerosi escursionisti. 

La magia dell'Altopiano, d'estate e d'inverno, si avverte nei boschi. Basta allontanarsi di pochi passi dalla strada asfaltata per trovarsi improvvisamente lontani dalla civiltà, per udire solo cuculi ed altre centinaia di uccelli di cui non conosco il nome ed il verso, per perdersi in mezzo agli alberi ove spesso affiora qualche frammento di storia geologica quasi nascosto dalla vegetazione. Il tempo si ferma e sembra di sentire le voci dei soldati austriaci ed italiani che attendevano pazientemente una scaramuccia o i rumori della produzione del formaggio (ved. zona del Vezzena, non solo Asiago) o dei mulini (ved. Buse).

In questa estrema propaggine dell'Altopiano in cui mi trovo, in una sella tra la valle dell'Astico e la Valsugana, basta aprire le finestre per vedere scoiattoli, lepri e caprioli. Una passeggiata nel bosco si è tradotta in una scorpacciata di dolcissime fragoline. Un'altra camminata ed ho ripassato la geologia della zona (tra le sequenze giurassiche ed i porfidi). Ahimè, la chiesa è in restauro e con essa l'organo storico, altrimenti l'alienazione sarebbe stata completa. 

La tecnologia di questo portatile e dell'immancabile telefono cellulare mi ha rimesso in contatto con il mondo. Mi spiace che questo posto sia così poco considerato a favore di ben altre mete montuose. Qui si riempie solo a Ferragosto ed a Capodanno, ora i paesi sono morti, con centinaia di case per ferie chiuse. I villeggianti biennali vengono per pochi giorni cercando più il frastuono delle feste che la pace dei boschi. Non sanno cosa si perdono, poveretti. Egoisticamente, però, mi fa piacere, perché solo nel silenzio e nella solitudine si possono apprezzare le magiche atmosfere descritte da Mario Rigoni Stern!

P.S. Peccato, non ho con me le foto, anche se nessuna immagine rende l'atmosfera come esserci!