Monday, November 5, 2012

Terremoto in tribunale


La recente sentenza contro sette esperti, in conseguenza del terremoto de L'Aquila del 6 aprile 2009, non mi ha certamente lasciato indifferente. Anche se le motivazioni non sono ancora note, la disparità di trattamento tra questi scienziati ed i veri responsabili (politici e costruttori incoscienti) è stata l'ennesima delusione italiana. Sarebbe sciocco continuare a discuterne con le poche informazioni a nostra disposizione, però riporto volentieri il punto di vista del mondo scientifico estero, tramite un editoriale di Randy Showstack su EOS (93-45, edizione odierna, scaricabile da qui se iscritti all'AGU oppure chiedendomelo via mail), ovviamente in traduzione.

L’Aquila Earthquake Verdict Yields Aftershocks
(il titolo tradotto non renderebbe il gioco di parole, "aftershock" indica sia la sequenza di scosse che generalmente segue il main shock e sia la reazione sbalordita di mezzo mondo)

La sentenza del 22 Ottobre da parte di una tribunale de L'Aquila, Italia, che condanna sette esperti italiani di terremoti per omicidio colposo per non aver fornito un adeguato allarme sismico ai cittadini prima di un disastroso terremoto nell'area, continua a suscitare onde di shock (altro gioco di parole) nella comunità scientifica. Tra le preoccupate reazioni della comunità scientifica sulla sentenza, che andrà probabilmente in appello, c'è una dichiarazione congiunta del 25 ottobre del Presidente della Accademia Nazionale Americana delle Scienze, Ralph Cicerone, e del Presidente della Società Reale Britannica, Sir Paul Nurse, che sottolineano "il difficile compito degli scienziati nell'avere a che fare con la comunicazione e l'incertezza del rischio". La dichiarazione continua: "Gran parte della società e dei politici vorrebbe che la scienza fornisse semplici e precise risposte ai problemi che affrontiamo, non è sempre possibile. Gli scienziati possono comunque raccogliere ogni possibile prova e fornire un'analisi dei dati in base alle loro conoscenze. L'iter sensato è rivolgersi agli scienziati esperti che possono produrre dati e consigli al meglio della loro competenza. Qualche volta sbaglieranno, ma non dobbiamo permettere che il desiderio di perfezione diventi nemico del buono. Per questo dobbiamo protestare per la sentenza in Italia. Se diventa un precedente nel Diritto, potrebbe portare ad una situazione in cui gli scienziati temeranno di dare una loro opinione di esperti per paura di un processo o di una rappresaglia. Gran parte della politica di governo e delle scelte della società dipendono da buoni consigli scientifici, perciò dobbiamo sviluppare un'atmosfera che permetta agli scienziati di contribuire per quanto possano ragionevolmente  senza essere ritenuti responsabili per previsioni o valutazioni che non possono fare con certezza."

La dichiarazione dell'AGU (Unione Geofisica Americana) del 23 Ottobre afferma che la sentenza e la condanna a sei anni di carcere in relazione al terremoto de L'Aquila "sono preoccupanti e potrebbero alla fine essere nocive per gli sforzi internazionali per comprendere i disastri naturali e ridurre i rischi correlati" (EOS 93-44). La dichiarazione continua, "La risposta più appropriata a catastrofi naturali, quali il terremoto de L'Aquila, è un rinnovato impegno da parte di scienziati, ingegneri e governanti nel continuare a lavorare assieme per una comprensione migliore del fenomeno e nel comunicare quanto di meglio la scienza ha a disposizione e le informazioni che possono essere date per la salvaguardia dei cittadini".

da qui
Stephen Sparks, professore di geologia all'Università di Bristol, UK, sottolinea che "nonostante la comunità scientifica dovrebbe sostenere i nostri colleghi italiani, che sono stati trattati biasimevolmente ed in modo completamente sproporzionato  dobbiamo anche riflettere su come la scienza viene fatta, l'estensione di quali rischi deterministici o parzialmente deterministici possa essere appropriata o possa essere fuorviante, quali variabili siano da considerarsi, quale rischio si possa tramutare in reale pericolo (e se fare questo sia compito degli scienziati), come rischi e pericoli con la associate incertezze siano comunicati ai manager del rischio ed alla gente e come evitare che gli scienziati vengano manipolati da processi politici e che la scienza risulti politicizzata."

David Ropeik, un esperto nella percezione e nella comunicazione del rischio, vede la cosa da una diversa prospettiva. Come ospite nel blog di Scientific America, il 22 ottobre ha scritto che "contrariamente alla maggior parte della trattazione della vicenza nei media ed alle proteste (letteralmente "digrignamento di denti") della comunità scientifica, il processo non è stato alla scienza, alla sismologia, alla capacità o incapacità degli scienziati di prevedere i terremoti. Queste condanne sono state per la riduttiva comunicazione del rischio e più generalmente per la responsabilità che gli scienziati hanno come cittadini nel condividere la loro competenza al fine di aiutare le persone a fare scelte informate e sane".