Saturday, July 24, 2021

Adieu, Lavarone!

Questo scritto è dedicato ad un posto ove ho trascorso innumerevoli vacanze, della durata di poche ore o settimane intere: l’altopiano di Lavarone. Prendemmo una casa lì quando ancora non si immaginava potessi espatriare. Nonostante le difficoltà logistiche, mi sono goduta i dintorni anche negli anni all’estero, prendendo l’aereo per Venezia o il treno per Trento (o semplicemente fino al Brennero). Una notevole porzione di viaggio era immancabilmente in auto, data l’inadeguatezza dei mezzi pubblici in Italia, soprattutto arrivando dal paese natio in Veneto. Ciò mi ha dato la possibilità di "inaugurare" la Valdastico-Sud, tratto autostradale aperto qualche anno fa che permette di saltare la sequela di paesini in mezzo alla campagna veneta per raggiungere la A4 a Grisignano. Quella casa è stata venduta, quindi si chiude un’era.

una trincea in Altipiano
Dell’altopiano amavo l’atmosfera, i boschi, i sentieri e soprattutto la storia. Ne ho raccontato qui più di una volta. Era un paradosso per me andare in vacanza in Italia venendo dall’Austria e stare nei territori che appartenevano all’Austria fino al 1918, anzi proprio lungo il fronte. Su queste montagne si è combattuto sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale. I sentieri tra i boschi portano a fortificazioni austro-ungariche semidistrutte che raccontano in silenzio di bombardamenti, attese, freddo e nostalgia di casa. Consiglio gli ultimi scritti di Mario Rigoni Stern, anche se originario del lato Veneto dell’Altipiano, per comprendere meglio il rapporto dei locali con questi luoghi. Mi mancheranno le passeggiate sul Monte Rust, al Fore Cherle, a San Sebastiano, sul Becco e sul Cornetto, lungo lo strapiombo sulla Valsugana, etc. fino ai giri sul Vezzena, ove andavo sin da piccola, a far scorta di formaggio. A differenza del Belgio, non mi mancheranno le persone. Pochi i locali conosciuti, a dire la verità, per niente loquaci ed un tantino chiusi, non ho avuto modo di conoscerli veramente. Tra gli alti vacanzieri, tutti del nord-est, a parte poche eccezioni, non regnava uno spirito di accoglienza e fratellanza, per cui personalmente non ho particolari rimpianti di non aver potuto salutare di persona la casa, causa perdurare della pandemia. 

Si chiude un'era, ma se ne apre un'altra. Abbiamo preso una casetta sui "monti" in Austria. Paradossalmente quasi sulle stesse rocce, valutando la cosa da geologa, ma a centinaia di km di distanza dalla precedente, nella terra di Cecco Beppe, la cui impronta si vede ad ogni passo. Fatto non del tutto negativo, perché in questo caso la ferrovia passa vicino alla casa e si può raggiungere facilmente il paese con i mezzi pubblici sia da Vienna sia dall'Italia. Al posto delle rovine dei forti militari, qui si incontrano (non poi così vecchie) miniere dismesse e cappelle barocche. Segni di pace. La casa è storica e grande, implica parecchio lavoro, specialmente all'inizio, ma l'aria è buona ed i vicini cordiali e disponibili, nonostante l'iniziale diffidenza verso lo "straniero". Beh, gli Italiani, specialmente del nord, non sono proprio considerati stranieri. Ma questa è un'altra storia e non mancheranno le occasioni di raccontare su queste pagine le nuove esperienze e l'esplorazione progressiva del posto.