Saturday, January 26, 2013

Wer dich erst kennt, Berlin, der sagt dir nie adieu


al centro di ricerca di Potsdam
Nuovamente a Berlino! Ma come? Non avevo detto addio a questa città, bellamente ignorando il verso di una vecchia canzone (attenzione! il resto del testo è un pizzico nazionalista) citato qui sopra? Sì, pensavo davvero di non avere più possibilità di rimetterci piede, invece inaspettata è arrivata l'opportunità di non solo tornare a Berlino ma addirittura di varcare nuovamente il cancello del GFZ di Potsdam! Una breve spiegazione è d'obbligo. Per un progetto secondario cui sto lavorando con un altro professore di Vienna, si è reso necessario fare delle analisi che, tramite suoi contatti, potevamo avere gratuitamente a Potsdam. Non sapendo se il viaggio mi potesse essere rimborsato o meno, sono stata ospite da una collega ed ho optato per una combinazioni di voli Lufthansa molto economica ma che mi obbligava a rimanere un giorno in più. Per puro caso, il giorno stesso della partenza, il prof. del NKM saputo del mio viaggio mi ha invitato a fargli visita per discutere di persona di un articolo di cui è editore. Così è stato, per tre deliziosi giorni di scienza e di vita.

A parte il ritardo del volo di andata causa bufera di neve a Tegel, tutto è stato perfetto! Non voglio fare qui una cronaca delle mie attività, quanto semmai riportare la mia felice impressione, per cui prendere un treno alle 7 di mattina assieme ad altre centinaia di persone, salire a piedi in mezzo alla neve una collina per raggiungere l'isolato centro di ricerca, trascorrere due giorni in una stanza rumorosa e fredda davanti a tre monitor, trascorrere più tempo in viaggio o in attesa al freddo che lavorando non era un sacrificio! 
una delle sole 4 fermate della U4, tra le più antiche della citt
Probabilmente è dipeso dal mio atteggiamento estremamente positivo verso la situazione, per cui mi sono sentita in ogni momento felice, rilassata e produttiva (grazie anche alla simpatia e professionalità degli scienziati con cui ho lavorato). C'è stata pure una miriade di episodi piacevoli: dal fortuito trasloco degli altri coinquilini per cui avevamo un bellissimo appartamento in un grazioso quartiere berlinese risparmiato dalle bombe tutto per noi alle gentile signora della Kneipe che ci ha narrato tutto il suo amore per l'Italia, dal bambino in età prescolare sulla metro con la mamma che non faceva nemmeno cadere una briciola a terra da quant'era educato al panificio ove abbiamo sorriso alla differenza tra Topfen (austriaco) e Quark (tedesco, simile alla nostra ricotta, ma non lo ammetteranno mai!) e per il mio buffo tedesco meridionale, dalla festosa accoglienza delle conoscenze al Museo (un tedesco che ti bacia e ti abbraccia è strano!) agli imprevedibili re-incontri a Potsdam.

Non c'è niente da fare, IO AMO BERLINO! Vienna è bella ma non è così. Non ti fa sentire accolta nemmeno dopo una vita che ti ci sei trasferito, mentre chiunque passi qualche anno a Berlino già si proclama berlinese. Vienna attrae per i palazzi, i monumenti, i parchi, Berlino per la gente, la memoria storica e la vita quotidiana. Non sono l'unica a riconoscerlo. Purtroppo il sogno di trasferirsi lassù resterà tale. Pazienza, mi accontenterò ogni tanto di rinfrescare il sogno con qualche ricordo positivo in più!  

Friday, January 18, 2013

Natale in casa "Italia"

Come ogni anno, probabilmente per l'ultima volta con queste modalità, mi sono goduta due settimane a casa, in Italia, in corrispondenza delle festività natalizie. Stavolta volevo evitare l'affollata cuccetta sul treno notturno e non trovando più posto nella combinazione diurna (treno fino a Villach e poi autobus della ÖBB - ferrovie austriache - fino a Mestre, grazie alla cortesia delle ferrovie italiane che hanno eliminato tutti i treni precedentemente in uso nella tratta) ho optato per l'aereo. Ovviamente non su Venezia, dai costi improponibili, ma su Verona con la AirDolomiti, affidabile perché... Lufthansa.

presso Faedo
I frequenti scioperi italici per quest'anno non hanno minacciato il mio viaggio, ma comunque non si può dire che l'accoglienza in patria sia delle migliori. Partenza da Vienna alle 20:25, arrivo a Verona previsto alle 22:00. Il Catullo è collegato con la stazione ferroviaria Verona P.N. con un autobus che passa ogni 20 minuti fino alle 23:15. Nell'ipotesi migliore, dovendo recuperare il bagaglio, potrei essere alla stazione per le 22:30 - 23. Peccato che l'ultimo treno per Padova sia un frecciargento alle 22:30. Con la celeberrima tempistica di riconsegna bagagli sarebbe praticamente impossibile prenderlo! Non avendo altra scelta (a parte il prezzo, ci sono solo due voli al giorni sulla tratta), mi sono fatta venire a prendere, giusto per non iniziare la permanenza in Italia con una notte alla stazione di Verona. Idem per il ritorno. Sulle ferrovie si può sempre contare per perdere il posto in Paradiso, solo per le imprecazioni che ci vengono spontanee tra ritardi, scioperi, coincidenza mancate, prezzi dei treni "veloci", etc.

Il periodo a casa ha, però, ricompensato l'astio per l'ormai nota poca collaborazione dei servizi. A parte le giornate con i miei e con il micio, da ricordare la cena con i compagni di università, che ormai è una tradizione che ci raccoglie, anche solo per mail, da ogni dove nel mondo (alcuni sono in Australia), il giro a Venezia in una magnifica giornata di sole con altre due colleghe espatriate in paesi di lingua tedesca, una gita in montagna ed una al mare (magnifico col sole d'inverno), l'ultimo dell'anno a suonare ed a parlare di musica fino alle 4 di mattina, la consueta pizza con gli amici "del conservatorio" e la visita allo stimato maestro sui Colli. Se aggiungiamo che avevo anche da lavorare per delle scadenze, non posso proprio dire di essermi annoiata!

giocando col micio
Purtroppo, come tutte le cose belle, i giorni sono volati ed ho dovuto tornare a Vienna. Brontolando per la musica ad alto volume e la nebbia all'aeroporto a Verona, sbuffando per il freddo e la coincidenza persa a Vienna (anche la ÖBB ne fa delle sue ogni tanto) e rimpiangendo il rilassante ronfante gatto in braccio. L'elenco delle cose che mi mancheranno sarebbe troppo lungo, le abitudini ormai sono perse ma ritrovare persone con cui si sono condivise tante esperienze rinfranca sempre. Oltre al lavoro a Vienna mi aspettavano le solite preoccupazioni e l'incertezza sul futuro, tra un mese circa sarò disoccupata e dovrò immergermi nella macchinosa burocrazia locale per avere il sussidio che mi spetta, continuando a mandare cv per il mondo ed a ricevere risposte tipo "grazie per l'interesse, il suo cv è interessante ma non abbastanza forte/non coincide con il profilo cercato". Ritenta, sarai più fortunata, se non hai già esaurito la tua dose di fortuna con Vienna e le vacanze di Natale!