La recente sentenza contro sette esperti, in conseguenza del terremoto
de L'Aquila del 6 aprile 2009, non mi ha certamente lasciato
indifferente. Anche se le motivazioni non sono ancora note, la
disparità di trattamento tra questi scienziati ed i veri responsabili
(politici e costruttori incoscienti) è stata l'ennesima delusione
italiana. Sarebbe sciocco continuare a discuterne con le poche
informazioni a nostra disposizione, però riporto volentieri il punto di
vista del mondo scientifico estero, tramite un editoriale di Randy
Showstack su EOS (93-45, edizione odierna, scaricabile da qui se iscritti all'AGU oppure chiedendomelo via mail), ovviamente in traduzione.
L’Aquila Earthquake Verdict Yields Aftershocks
(il
titolo tradotto non renderebbe il gioco di parole, "aftershock" indica
sia la sequenza di scosse che generalmente segue il main shock e sia la
reazione sbalordita di mezzo mondo)
La sentenza del 22 Ottobre
da parte di una tribunale de L'Aquila, Italia, che condanna sette
esperti italiani di terremoti per omicidio colposo per non aver fornito
un adeguato allarme sismico ai cittadini prima di un disastroso
terremoto nell'area, continua a suscitare onde di shock (altro gioco di
parole) nella comunità scientifica. Tra le preoccupate reazioni della
comunità scientifica sulla sentenza, che andrà probabilmente in
appello, c'è una dichiarazione congiunta del 25 ottobre del Presidente
della Accademia Nazionale Americana delle Scienze, Ralph Cicerone, e
del Presidente della Società Reale Britannica, Sir Paul Nurse, che
sottolineano "il difficile compito degli scienziati nell'avere a che
fare con la comunicazione e l'incertezza del rischio". La dichiarazione
continua: "Gran parte della società e dei politici vorrebbe che la
scienza fornisse semplici e precise risposte ai problemi che
affrontiamo, non è sempre possibile. Gli scienziati possono comunque
raccogliere ogni possibile prova e fornire un'analisi dei dati in base
alle loro conoscenze. L'iter sensato è rivolgersi agli scienziati
esperti che possono produrre dati e consigli al meglio della loro
competenza. Qualche volta sbaglieranno, ma non dobbiamo permettere che
il desiderio di perfezione diventi nemico del buono. Per questo
dobbiamo protestare per la sentenza in Italia. Se diventa un precedente
nel Diritto, potrebbe portare ad una situazione in cui gli scienziati
temeranno di dare una loro opinione di esperti per paura di un processo
o di una rappresaglia. Gran parte della politica di governo e delle
scelte della società dipendono da buoni consigli scientifici, perciò
dobbiamo sviluppare un'atmosfera che permetta agli scienziati di
contribuire per quanto possano ragionevolmente senza essere ritenuti
responsabili per previsioni o valutazioni che non possono fare con
certezza."
La dichiarazione dell'AGU (Unione Geofisica
Americana) del 23 Ottobre afferma che la sentenza e la condanna a sei
anni di carcere in relazione al terremoto de L'Aquila "sono
preoccupanti e potrebbero alla fine essere nocive per gli sforzi
internazionali per comprendere i disastri naturali e ridurre i rischi
correlati" (EOS 93-44). La dichiarazione continua, "La risposta più
appropriata a catastrofi naturali, quali il terremoto de L'Aquila, è un
rinnovato impegno da parte di scienziati, ingegneri e governanti nel
continuare a lavorare assieme per una comprensione migliore del
fenomeno e nel comunicare quanto di meglio la scienza ha a disposizione
e le informazioni che possono essere date per la salvaguardia dei
cittadini".
da qui |
Stephen Sparks, professore di geologia
all'Università di Bristol, UK, sottolinea che "nonostante la comunità
scientifica dovrebbe sostenere i nostri colleghi italiani, che sono
stati trattati biasimevolmente ed in modo completamente sproporzionato dobbiamo anche riflettere su come la scienza viene
fatta, l'estensione di quali rischi deterministici o parzialmente
deterministici possa essere appropriata o possa essere fuorviante,
quali variabili siano da considerarsi, quale rischio si possa tramutare
in reale pericolo (e se fare questo sia compito degli scienziati), come
rischi e pericoli con la associate incertezze siano comunicati ai
manager del rischio ed alla gente e come evitare che gli scienziati
vengano manipolati da processi politici e che la scienza risulti
politicizzata."
David Ropeik, un esperto nella percezione e
nella comunicazione del rischio, vede la cosa da una diversa
prospettiva. Come ospite nel blog di Scientific America, il 22 ottobre
ha scritto che "contrariamente alla maggior parte della trattazione
della vicenza nei media ed alle proteste (letteralmente "digrignamento
di denti") della comunità scientifica, il processo non è stato alla scienza, alla sismologia, alla capacità o incapacità degli scienziati di prevedere i terremoti. Queste condanne sono state per la riduttiva comunicazione del rischio
e più generalmente per la responsabilità che gli scienziati hanno come
cittadini nel condividere la loro competenza al fine di aiutare le
persone a fare scelte informate e sane".