Pensavo di godermi due settimane di riposo a Bxl prima di prendere un altro aereo per tornare dai miei per le feste, invece, inaspettatamente, ho dovuto volare a Berlino. Andare a Berlino è sempre un piacere. L’occasione è stata particolarmente interessante perché selezionata per un colloquio di lavoro. Comunque vada, imparerò molto da questa esperienza.
Tuttavia arrivare a Berlino è stata un’avventura. Causa sciopero nazionale ho dovuto anticipare il volo alla domenica. Il venerdì precedente mi comunicano che il mio volo è stato cancellato e devo richiamare per trovare una soluzione. Alla fine ho volato 2h prima del previsto, praticamente correndo dalla chiesa tedesca ove ho suonato fino all’aeroporto. L’aereo è partito in ritardo perché un passeggero non si è presentato ed hanno dovuto scaricarne il bagaglio. All’arrivo a Tegel si è manifestato un problema con la porta per cui hanno spostato il velivolo di pochi cm per 3 volte prima di riuscire a farci sbarcare. Mi domando se non siano tutti segnali da parte del Belgio che voglia trattenermi. Se così fosse… basterebbe approvare una richiesta fondi e non me ne andrei di sicuro. Ma forse si tratta di mera inefficienza o della solita “fortuna” nei viaggi.
Lunedì 15, mentre il Belgio intero era bloccato da uno sciopero nazionale, la sottoscritta era bellamente a Berlino. A lavorare in una fredda stanza d’albergo con vista sui tetti della città, con un cielo plumbeo a far da sfondo e con un delizioso falafel nello stomaco. Ad un certo punto non ho retto più il silenzio che mi circondava (come in Giappone, sola e senza segni di vita dal resto del mondo che non siano tramite rete) ed ho messo un po’ di musica. Beethoven. La scelta migliore per la tempesta di sentimenti contrastanti che mi agitavano.
Il giorno dopo, dopo l’istruttivo colloquio ed una altrettanto interessante chiacchierata con un collega, mi sono concessa una breve passeggiata per mercatini di Natale. Ormai ne fanno anche a Bxl, ma l’atmosfera magica dei paesi germanofoni è unica. Ad Alexanderplatz c’era persino un’enorme torre dell’Erzgebirge. Di fronte al Rotes Rathaus ho trovato un signore in uniforme da soldato prussiano che cantava vecchie canzoni accompagnandosi con un organetto. L’odore di spezie di Glühwein e Punsch, misto al profumo di freddo (minacciava neve), inebriava anche senza bere una delle decine di varianti di queste bevande alcoliche. Merletti di Plauen (città natale di Karl Richter, la persona che mi ha fatto innamorare dell’organo a canne e di Bach), cuori di pasta di sale bavaresi, mini-torri dell’Erzgebirge, decorazioni ad uncinetto fatte a mano, presepi di legno, etc. Non inizio nemmeno la lista del cibo. C’era da perdersi!
Berlino era piena di turisti. In centro si sentivano molte lingue, quasi come a Bxl, ma mi ha sorpreso la quantità di giovani italiani. Erano turisti o migranti del lavoro? In questi ultimi anni ogni posto in cui sono stata ho assistito ad una vera e propria emigrazione di massa dal Bel Paese. A Natale non sarò l’unica a prendere un aereo o un treno verso sud, per ricongiungermi alla famiglia per le feste. Nonostante la gioia per il fatto di non essere sola in questa esperienza, non posso esimermi da un senso di preoccupata tristezza per la necessità che abbiamo di lasciare l’Italia e per la quasi impossibilità di farvi ritorno per trovarvi lavoro.
P.S. Nonostante una buona presentazione, un altro candidato è stato scelto per il posto a Berlino. Amen. Si continua a provare.