Monday, July 20, 2015

Bachreise, ovvero un'italiana in Germania

Chi non conosce "Italienische Reise" di W. von Goethe? Onestamente non sono ancora riuscita a terminare i due tomi di cui è costituito. In compenso, grazie al consiglio di un amico, mi sono appassionata a "Spaziergang nach Syrakus" di J.G. Seume, decisamente più divertente. Ora mi appresto a compiere il viaggio inverso, ossia io, italiana raccontare un giro in Germania. Non è certo la prima visita in Germania (la prima è stata a 3 mesi di età, la più recente a dicembre dell'anno scorso), ma questa volta sarò con un gruppo di 34 tedeschi a Bxl, con una comunità luterana, unica non di madrelingua tedesca (a parte una signora olandese) ed una delle due sole persone di confessione cattolica del gruppo. Sarò anche la più giovane, con un gruppetto di quarant'enni, un paio di cinquant'enni e poi la maggior parte della comitiva decisamente sopra i 70. Un viaggio sulle tracce di J.S. Bach, ma anche di L. Cranach il Giovane e quindi delle origini del luteranesimo. Per la parte musicale, ulteriori dettagli saranno postati qui.

Statua dedicata a Bach ad Eisenach
Domenica 12
Dopo un semplice Gottesdienst (senza comunione), siamo partiti alla volta della Germania con un autista belga fiammingo. Il viaggio verso Eisenach, città natale di Johann Sebastian Bach, è stato eterno, causa cantieri e pioggia insistente e le soste obbligatorie per il nostro autista e per le esigenze idrauliche (nonostante avessimo un bagno a bordo). Un ultimo cantiere in città ci ha fatto perdere l’orientamento per il nostro albergo, ma un gentilissimo signore con figlia è venuto con noi fino alla destinazione desiderata, in una specie di castello a metà monte, con tanto di scrittoi incastonati nelle finestre nelle camere. Abbiamo cenato con un tramonto stupendo sulle verdissime alture della Turingia, con la Wartburg (ove Martin Luther ha trovato rifugio ed ha tradotto in tedesco il Nuovo Testamento) avvolta dalle nubi. La scena incuteva un certo timore ed affascinava per l’ispirazione romantica.

Lunedì 13

La nostra comitiva si è divisa in due gruppo, uno ha preso l’autobus, mentre l’altro è salito a piedi fino alla Wartburg attraverso il bosco. La bella passeggiata è stata coronata dal panorama sulla Turingia dalla fortezza e da una dettagliata visita guidata attraverso le stratificazioni di storia del luogo. Oltre al già citato Lutero, qui sono passati Santa Elisabetta d’Ungheria, Wagner e Ludwig di Baviera. Finalmente ho trovato l’origine dei colori della bandiera tedesca, con quell’oro che invece è un semplice giallo nella bandiera belga.

Nel pomeriggio ci siamo spostati in centro Eisenach, ove un’altra guida ci ha condotto lungo le tracce di Bach e di Lutero, nonostante una pioggia insistente. Dopo aver visto la chiesa ove Bach è stato battezzato e la scuola latina ove ha studiato, abbiamo visitato la Bachhaus, ossia il museo a lui dedicato. L’introduzione ha previsto una dimostrazione degli strumenti a tasto che probabilmente si trovavano in casa Bach, ossia un positivo, un organo da casa (con pompa a pedale per avere la necessaria aria autonomamente), un clavicembalo, un clavicordo ed una spinetta, ognuno suonato ed illustrato dalla nostra guida.


Il Krämerbrücke ad Erfurt.
Martedì 14
Giunti ad Erfurt la sera prima, attraversando interi quartieri a Plattenbau ridipinti e resi meno orribili alla vista, abbiamo iniziato la vista alla città con una guida molto chiacchierina ma con un accento talmente forte da aver reso difficile la comprensione anche ad alcuni compagni di viaggio. In compenso la città è stata una piacevole sorpresa. Ricca di storia, cultura e molto carina. Edifici rinascimentali, un ponte coperto come a Firenze, una chiesona luterana a fianco di una “gemella” cattolica, un festival musicale all’aperto, una fortezza, edifici in stile liberty, fachwerk, la più antica università della Germania, etc. Bach di qui non è passato, ma Lutero sì e pure alcuni membri della famiglia Bach, quindi non potevamo perderci la capitale della Turingia.

Nel pomeriggio ci siamo spostati ad Arnstadt ove Bach ha avuto il suo primo incarico come organista alla giovanissima età di 18 anni e da cui se n’è andato sbattendo la porta, praticamente facendosi licenziare. Testa calda questo Johann Sebastian. Il paesino è delizioso, ma il culmine della visita era l’ascolto dell’organo della Bachkirche, unica in tutta la Germania con questo nome. L’organo ovviamente non è quello originale inaugurato da Bach, distrutto dai vari rimaneggiamenti romantici, ma è uno strumento nuovo, ricostruito sul modello iniziale. Il suono è però è stato una delusione per me, quasi velato, brutto.

Prima di rientrare ad Erfurt per la cena, ci siamo fermati ad Dornheim, un paesino minuscolo ove si è salvata la chiesa in cui Bach sposò la cugina Maria Barbara. Una guida più unica che rara ci ha intrattenuto con aneddoti sulla storia di questo matrimonio e sulle coppie da tutto il mondo che vengono qui a sposarsi. Non ho potuto apprezzare tutto perché questo anziano signore parlava praticamente dialetto al mio orecchio. Pur se non distrutta dalla guerra, la chiesa era danneggiata dall’incuria dei 40 anni di DDR, tanto che vi nevicava dentro. Grazie ad aiuti da tutta Europa e donazioni private è stata risistemata ed ora c’è la coda per visitarla, tenervi concerti o cerimonie nuziali e battesimi.


Il giovane Bach ad Arnstadt
Mercoledì 15
Giornata interamente dedicata a Weimar. Prima tappa la biblioteca di Anna Amalia, miracolosamente recuperata dopo un incendio nel 2004. Durante la pausa pranzo abbiamo liberamente girato per la città, gustando il trittico di Cranach per la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, le case di letterati e musicisti che sono passati da qui, ed infine mi sono fatta fare una foto nella stessa posizione di più di dieci anni fa quando venni qui con i miei genitori. È rimasta poca traccia del passaggio di Bach, nonostante abbia composto molti dei suoi capolavori qui. Nel pomeriggio ci siamo divisi in due gruppi, uno ha girato il centro con il tema Riforma, mentre un altro si è incamminato per scoprire la Bauhaus, Gropius, van de Velde (toh! un belga!), e l’architettura funzionale, oltre al magnifico e romantico parco dell’Ilm. Prima di raggiungere la nostra meta successiva, ci siamo brevemente fermati alla chiesetta di Gelmeroda, che ispirò L. Feininger, un pittore americano, esponente del movimento artistico corrispondente al nostro Futurismo.

Giovedì 16
L’arrivo a Lipsia di sera ha donato un tramonto fantastico. Al mattino ci siamo incamminati con il nostro Kantor, che qui ha lavorato per anni, alla scoperta della Thomaskirche, ove ci aspettava l’organista titolare, U. Böhme, per mostrarci e farci sentire il Bachorgel, costruito nel 250° anniversario della morte di Bach, nel 2000, ed il grande Sauer. A seguire il museo Bach per comprendere la sua opera in città. Dopo pranzo mi sono concesso un lungo giro in solitaria per rivedere i luoghi visitati una decina d’anni fa e che erano sbiaditi nella mia memoria e scoprire nuovi angoli, come il nuovo Paolinum dell’università Alma Mater, luogo simbolo della libertà di pensiero e della tolleranza, tra nuova Gewandhaus ed Opera, come segno dello stretto legame tra cultura e musica in questa città. Nel pomeriggio il nostro Kantor ci ha mostrato l’enorme organo Ladegast di cui era titolare nella Nikolaikirche, edificio mirabolante per la decorazione interna e per il ruolo fondamentale nelle proteste del 1989 che sono sfociate nella caduta del muro che divideva la Germania. La serata si è conclusa con un borek turco, un giro in stazione ed una passeggiata in un centro ancora illuminato e scaldato dal sole, tra ulteriori tracce di musicisti (da Mendelssohn a Wagner) e moderni edifici.


Vetrata della Thomaskirche a Lipsia.
Ritornare in questi luoghi a distanza di anni mi ha permesso di farmi un’idea sulla reazione alla caduta del muro. Nelle grosse città, i 40 anni di DDR sono pesati come macigni, specialmente a Lipsia ove la chiesa universitaria è stata simbolicamente demolita dal governo, per cui ogni traccia di quell’epoca è stata  accuratamente cancellata negli ultimi vent'anni con il recupero ed il restauro degli edifici anteguerra o la costruzione di enormi centri commerciali iper-moderni, manifesto del conquistato capitalismo. Nei paesi di campagna, invece, la vita continua come pure prima ed i cambiamenti sono quasi in negativo, con aumento della disoccupazione e necessità di emigrare. In realtà credo che per quanto negativa la storia non si possa cancellare semplicemente demolendo un edificio e facendo finta non sia mai esistito, ma ci vorrà tempo perché in queste aree gli eventi passati vengano digeriti ed accettati.

Venerdì 17
A dispetto dei superstiziosi, la giornata è trascorsa magnificamente. Niente Bach, ma Lutero e Cranach, a partire da Wittenberg. Se Cranach il Giovane, onestamente, mi è sembrato un “venduto” alla causa, con ritratti pesantemente orripilanti dei nemici del Luteranesimo (sempre il cliche del brutto e cattivo) ed inclusioni di sé stesso nei dipinti come “umile” peccatore, il giovane Martin Luther mi è apparso molto meno guerrafondario dell’immagine idolatrata trasmessa da alcuni suoi seguaci. Lutero era un monaco agostiniano che, scandalizzato dall’incoerenza osservata nella Chiesa dell’epoca, osò porre delle domande un po’ provocatorie. Invece di rispondere con il dialogo, s’è beccato una scomunica. Non voleva certo fondare una nuova Chiesa o essere la causa di una sanguinosa guerra intestina in Germania. Ai nostri giorni l’avremmo considerato un riformatore o un folle, ma nessuno si sognerebbe di condannarlo al rogo. La visita alla città è stata guidata dalla coppia di pastori luterani, con cui ho avuto delle interessanti chiacchierate.

Dopo un gustoso pranzo in un’ambiente tradizionale, ci siamo immersi nel Wörlitzer Park, disegnato dallo stesso architetto che ha progettato il parco dell’Ilm a Weimar. Lo scopo ufficiale era vedere altri dipinti di Cranach, ma in realtà ci siamo gustati una meraviglia romantica, con edifici in finto gotico, battelli, isolette profumate e piene di fiori, pavoni coloratissimi e cigni. Un meteo insolitamente estivo ha ulteriormente coronato questa esulazione dal mondo attuale.


Wörlitzer Park
L’ultima sera di viaggio è trascorsa piacevolmente tra canti, canoni, e piccoli pezzi teatrali. A questo punto devo soffermarmi a descrivere la nostra compagine. A parte l’abitudine d’indossare calzini sotto i sandali (ma c’erano anche signore magnificamente vestite e truccate ogni giorno), gli stereotipi ed i pregiudizi che abbiamo dei tedeschi sono completamente errati. Il nostro gruppo comprendeva persone come se ne trovano in qualsiasi comunità, dalla scontrosa vecchina alla coppia di anziani gentili che adotta tutti i giovani come propri nipoti, con mariti pacifici e mogli che comandano o al contrario con mogli indebolite dall’età e dalla malattia e mariti ancora aitanti e premurosi, dalla professoressa zitella allo storico in pensione. In genere il livello di educazione era molto alto, come anche l’apertura mentale. La curiosità intellettuale era la stessa dalla giovane teologa all’ottantacinquenne in pensione da tempo. La solidarietà tra partecipanti era toccante, nonostante da fuori possa apparire un popolo freddo per la mancanza dei nostri ipocriti salamelecchi. Per tacere della profondità delle conversazioni, che spesso mi hanno messo in difficoltà per le mie limitate capacità linguistica. Invece di parlare di vestiti o cucina, ti stendono con domande sull’interazione Chiesa Cattolica e Stato in Italia, sull’origine del Cristianesimo in relazione all’evoluzione dell’uomo, o sulla figura della donna nella storia e nella Chiesa. E senza imporre le loro idee o giudicare pregiudizievolmente le opinioni altrui. Sicuramente non sono tutti santi, gli ipocriti o gli antipatici si trovano ovunque, ma vorrei proprio vedere l’accoglienza riservata ad un protestante, un nord-africano che parla male la nostra lingua o ad una coppia gay in un viaggio di una qualsiasi comunità veneta cattolica…

Sabato 18
La settimana è volata ed è già ora di tornare in Belgio, non senza fermarsi prima a Mühlhausen, ove il giovane Bach lavorò per soli due anni. La cittadina è meravigliosa, sia per la ricchezza storica (con ben 11 chiese, tutte in travertino, un municipio rinascimentale, un sistema di canali che alimentava i mulini da cui il nome, etc.), sia per la semplicità del piccolo centro ancora con case da restaurare a due passi da una nuovissima zona pedonale con negozi internazionali. Un altro gioiello del luogo è l’organo Schuke della Divi Blasii Kirche, fatto costruire da A. Schweitzer seguendo le indicazioni del giovane Bach che trovò uno strumento in stato pietoso. L’organista che ce l’ha mostrato ha fatto decisamente pena, ma il pranzo tradizionale che è seguito ci ha consolato ampiamente.


Un altro giovane Bach a Mühlhausen
Il viaggio di ritorno è stato eterno, come l’andata, causa cantieri e deviazioni. Solo poco prima di mezzanotte siamo rientrati a Bxl. Giusto il tempo di salutarsi, con la promessa di rimanere in contatto, e poi ognuno a casa propria. Domenica mattina ne ho rivisti molti, al culto luterano dedicato a Bach, animato anche dal nostro coro. Niente baci alla belga, ma cordiali strette di mano e la domanda di circostanza -hast du gut geschlafen? - hai dormito bene? Oltre al bagaglio di esperienze e di informazioni, porto a casa anche il ricordo di persone straordinarie nella quotidianità, come il nostro autista, dallo stile di guida spericolato ma dall’incredibile capacità di manovra e dalle mille attenzioni per i suoi passeggeri, i pastori luterani che nonostante il tempo e la non giovanissima età non hanno mai mostrato segno di stanchezza o impazienza, l’organizzatrice che è riuscita a portare ovunque anche chi aveva difficoltà di movimento e ad interessare tutti nonostante il gruppo fosse così eterogeneo, le signore che pazientemente ripetevano le loro domande al mio eterno “Wie, bitte?” e che s’interessavano del mio lavoro, la mia compagna di stanza con il suo buffo italiano (probabilmente migliore del mio tedesco) e con la sua attenzione ad annotare accuratamente ogni citazione o riferimento interessante, la coppia di anziani che si è spontaneamente offerta di portarmi a casa e di darmi un passaggio da e verso la chiesa luterana, le donne segnate dalle disavventure della vita ma che con tutte le difficoltà della malattia o dei lutti non si sono chiuse nella propria situazione ed al contrario vogliono conoscere il più possibile. Ho imparato molto su Bach, sulla scuola organistica tra Turingia e Sassonia, sulla famiglia Cranach, su Martin Luther ed il protestantesimo, sulla storia della Germania, etc., ma anche sull’umanità e sul corso della vita. Un po’ come Goethe, sono tornata al punto di partenza con un atteggiamento diverso. Lui imparò la leggerezza e la bellezza dall’Italia, io la determinazione e la profondità tedesca. Un grazie di cuore a coloro i quali hanno reso possibile questa meravigliosa esperienza!