Solitamente alterno i post in italiano a quelli in inglese. Ora tocca nella lingua dei miei avi. Il 2020 è stato l’anno della tristezza in Italia, con l’esplodere della pandemia, i carri militari carichi di bare, il Papa nella solitudine di una piazza San Pietro vuota, sferzata dalla pioggia e dal vento. Il 2021 è stato l’anno del riscatto italiano, non solo grazie alle vittorie sportive e musicali dei nostri connazionali, ma anche per la buona gestione della pandemia (fino a qualche settimana fa) che ha portato il paese ad essere citato persino dagli orgogliosi austriaci come esempio.
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Le nostre bandiere affiancate a Schottetor |
Già, proprio l’Austria. Potrebbe esservi sfuggito che dopo aver deriso l’Italia per decenni come paese che cambia più spesso governi che calzini (in realtà aveva usato un altro termine), ha raggiunto il record di 5 governi in 2 anni. Com’è stato possibile? Tutta colpa della pandemia? No, il cambiamento era iniziato prima. All’inizio fu la crisi dei partiti tradizionali che alla fine del 2016 portò al ballottaggio (al terzo tentativo dopo vari rinvii e ripetizioni) tra un candidato dei Verdi ed uno di estrema destra (FPÖ) per la carica di presidente della repubblica. Vinse il candidato dei Verdi, ma alle successive elezioni politiche i Verdi nemmeno riuscirono ad entrare in parlamento. In risposta a ciò, il (politicamente) giovanissimo leader del partito popolare (ÖVP), Kurz, rinnovò completamente il partito con grande successo, spostandolo però un po’ più a destra rispetto al passato. Il segno del cambiamento fu rimarcato dalla variazione del colore del partito, dal nero al turchese, casualmente più vicino al blu della FPÖ. Alle successive elezioni andò al governo proprio un’alleanza ÖVP-FPÖ. Governo che cadde nella tarda primavera del 2019 a causa dello scandalo "Ibiza" con la prima sfiducia della storia austriaca. Non intendo entrare nei dettagli, la conseguenza fu la creazione di un governo tecnico con la prima cancelliera donna, Bierlein. Gli Austriaci erano piuttosto disorientati da un governo tecnico. Stavolta toccò a noi prenderli in giro, data l’esperienza sul campo.
Il governo tecnico era solo di transizione, per indire nuove elezioni. Da gennaio 2020 torna al governo Kurz, l’unto dal Signore secondo più di qualcuno, anche sacerdote, alleato con i Verdi. E qui comincia il "valzer del cancelliere" (brano appropriato, dato il paese). Coinvolto in indagini sul suo conto, decide di fare un passo "di lato", come ha detto, indicando nel ministero degli esteri, Schallenberg, il suo successore. Scelta che il presidente della repubblica non ha potuto far altro che avallare. Dopo nemmeno due mesi (esattamente 56 giorni), travolto dalle indagini e dal ritiro dell’immunità parlamentare nei suoi confronti, oltre alla responsabilità di essere divenuto padre, Kurz decide di ritirarsi completamente dalla vita politica… indicando Nehammer, ministro degli interni, come prossimo cancelliere, sottintendo che Schallenberg dovesse dimettersi. Cosa ovviamente accaduta.
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Lo stesso, ma in Italia |
Così siamo arrivati al V cancelliere in due anni. Forse anche al ritorno alla vecchia politica (secondo un amico che vive a Vienna da più tempo della sottoscritta), dopo la meteora Kurz. Ciò che mi ha lasciato interdetta è il modo in cui il leader di un partito decida il suo successore. Cosa comune anche a livello di sindaci, vedi avvicendamento di Häupl - Ludwig a Vienna prima della fine del mandato e delle nuove elezioni. Forti della maggioranza, possono permetterselo. Eppure da noi non accadrebbe. Dopo lunghe consultazioni al "Colle" si arriverebbe ad una proposta di un nome il quale tenterebbe di formare un governo che dovrebbe affrontare la fiducia in parlamento prima di entrare in carica. La fiducia in parlamento non è così scontata, nemmeno nel caso di una maggioranza sicura, perché in Italia ognuno pensa con la propria testa (più o meno) e spesso si discosta dalle indicazioni di partito. Onestamente, mi sembra un sistema forse meno efficiente ma più democratico. Anche se per il tipo di indagini in cui il cancelliere è coinvolto, in Italia non si sarebbe dimesso nessuno. Nemmeno per lo scandalo Ibiza, probabilmente.
Ecco il punto dolente. L’Austria è una repubblica dal 1918, ben prima dell’Italia (1946), eppure sembra che viva ancora ai tempi dell’impero, o meglio, dell’imperatore Franz Joseph (il marito di Sissi, per quelli che non sanno chi fosse Cecco Beppe). Chi mi conosce penserà: ci risiamo! ora ricomincia a lamentarsi dell’Austria dopo averci voluto tornare con tutte le sue forze. Beh, non mi sto lamentando affatto. Sono contenta di restare qui. Medito soltanto sulla politica del paese vista con gli occhi di un’immigrata, proveniente da una nazione vicina che non è mai stata considerata esemplare. Una volta tanto, dovrebbe essere l’Austria ad imparare qualcosa dall’Italia. Forse. Purtroppo, col mio solito ottimismo, temo che l’Italia tra poco farà qualcosa che mi farà rimpiangere di aver scritto tale frase.