Un mio amico compositore, Stefano Torchio, ha vinto il concorso di musica sacra legato al festival Anima Mundi di Pisa ed in occasione della prima assoluta della composizione ha invitato i suoi amici e colleghi ad assistervi. Poiché la settimana prima mi trovavo a Perugia per un corso (post precedente), ho deciso di prolungare di un paio di giorni la mia permanenza fuori casa per partecipare a questa nuova esperienza, limitandomi però ad assistere alla prove generali, dovendo rientrare a casa per domenica.
Il problema maggiore è stato trovare l’alloggio, poiché gli hotel nei dintorni della cattedrale hanno prezzi proibitivi ed erano anche tutti pieni. Presa dalla disperazione ed oramai rassegnata a rinunciare al viaggio, improvvisamente mi è venuta l’illuminazione di cercare una foresteria di un convento. La segretaria del festival mi ha gentilissimamente aiutato, trovando immediatamente un tranquillo collegio di suore francescane con vista sulla celebre Torre. Qui ho goduto di un posto incredibilmente economico (€20 a notte), centralissimo, tranquillo, regolato dalla liturgia delle ore, e delle allegre conversazioni con una suora originaria della provincia di Padova e con le consorelle indiane fan di Frisina. Senza contare che l’odore delle lenzuola e degli asciugamani mi ricordava molto la mia prozia e la casa dei nonni di Padova, tanto da farmi dormire bene come a casa, come non era mai avvenuto in hotel.
Il problema maggiore è stato trovare l’alloggio, poiché gli hotel nei dintorni della cattedrale hanno prezzi proibitivi ed erano anche tutti pieni. Presa dalla disperazione ed oramai rassegnata a rinunciare al viaggio, improvvisamente mi è venuta l’illuminazione di cercare una foresteria di un convento. La segretaria del festival mi ha gentilissimamente aiutato, trovando immediatamente un tranquillo collegio di suore francescane con vista sulla celebre Torre. Qui ho goduto di un posto incredibilmente economico (€20 a notte), centralissimo, tranquillo, regolato dalla liturgia delle ore, e delle allegre conversazioni con una suora originaria della provincia di Padova e con le consorelle indiane fan di Frisina. Senza contare che l’odore delle lenzuola e degli asciugamani mi ricordava molto la mia prozia e la casa dei nonni di Padova, tanto da farmi dormire bene come a casa, come non era mai avvenuto in hotel.
La prima sera ho potuto assistere al concerto del Leipzig String Quartet che eseguiva ”Le ultime sette parole del nostro Redentore in croce” op. 51 di Haydn, nella riduzione dell’autore per quartetto d’archi e con testi e commenti letti da Arnoldo Foà. Ingresso gratuito, ma su invito, che la segretaria del festival mi aveva riservato. Mi ha stupito l’organizzazione dell’evento: posti numerati, radio, tv, stampa, “maschere” Non ero mai entrata nella cattedrale e l’organizzazione dell’evento era impeccabile, come inaspettatamente anche l’acustica. Nelle nostre grandi chiese in genere si crea un fastidioso rimbombo, mentre qui, nonostante la cupola e le cinque navate, il suono arrivava limpido e pronto. Il quartetto era sublime, musicalità ed accordo perfetti, suono pulito e vivo, semplicemente fantastico! Nonostante non ami Haydn mi è venuta voglia di trascrivere per organo la composizione e proporla al mio parroco per la settimana santa. Foà grandissimo attore, peccato per i commenti che non erano di mio gradimento... bastava il Vangelo per la drammaticità della situazione e la musica come parafrasi. Purtroppo causa la stanchezza per il viaggio da Perugia (vedi post precedente) e la musica di Haydn non particolarmente originale, non ho resistito oltre le 22 e sono filata a dormire in convento.
dalla mia finestra |
La domenica mattina sono partita presto, attraversando una Pisa addormentata, mentre in convento già fervevano i festeggiamenti per San Francesco, co-fondatore dell’ordine. Mi aspettava un ritorno lungo e noioso, accompagnato dai fedeli ritardi dei treni e dall'attuazione delle correzioni operate da un valente ricercatore con cui ho lavorato, il quale, però, per eccesso di pignoleria e per aver sopravvalutato la mia abilità nello scrivere articoli scientifici (pari a zero punto uno) ha commentato insistentemente (soprattutto verbalmente) il mio lavoro ed ha riscritto anche parti non mie (come il titolo di un progetto approvato qualche anno fa e scritto da un prof. ed un ricercatore) e stravolto alcune frasi, comportandomi lavoro doppio nella riscrittura dell'articolo e frequenti perdite di pazienza. Senza voler sminuire né le sue ottime intenzioni né la sua estrema competenza in materia, non posso che pensare che le modalità della sua correzione non siano state efficaci al fine della mia crescita in materia. Buona domenica!
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