Come due anni fa, sono tornata a casa per Pasqua, attaccandoci una settimana di ferie per poter festeggiare in famiglia compleanni e festività. Come due anni fa sono scesa in aereo e non in treno, ma stavolta volando su Verona invece che su Venezia per convenienza economica. Come sempre ultimamente, non sono mancati i piacevoli incontri con gli amici di lunga data (pure a sorpresa) e la visita all'università. All'università? Che ci vado a fare all'università? Nostalgia? Rimpianti? Macché! Da un lato ritrovo un ambiente familiare come se non fossi mai partita, dall'altro sento che quel mondo non mi appartiene più, complici le novità (partenze ed arrivi, edificio, laboratori, etc.). Lo stesso sentimento dolce ed amaro assieme accompagna ogni soggiorno a casa, in cui non vivo più, o un giro in paese, ove cambiano la circolazione e gli edifici con il passare delle amministrazioni.
Cosa ho riportato a Vienna? A parte qualche chilo in più per l'ottima cucina e le numerose ricorrenze (niente provviste, solo bagaglio a mano), mi è rimasto l'amaro di un Paese in crisi. I carburanti sono alle stelle, un giro al mercato è bastato per convincermi che i prezzi di una volta sono andati per sempre, tasse e balzelli che spuntano come funghi dopo la pioggia, le truffe e le violenze si moltiplicano nei telegiornali, etc. L'unica cosa che non cambia è la politica. Il Paese piange e non ce la fa più ma c'è sempre qualcuno che si dà alla bella vita con i soldi altrui. Ritorno in Austria e trovo l'ennesima dimostrazione dell'efficenza dei trasporti e della burocrazia in Austria, anche nel macchinoso sistema sanitario. Per questo e per altro, talvolta non sembra proprio che l'Italia sia in Europa, la bandiera strappata che veleggiava sulla spiaggia è una perfetta metafora di tale lacerazione.
Cosa ho riportato a Vienna? A parte qualche chilo in più per l'ottima cucina e le numerose ricorrenze (niente provviste, solo bagaglio a mano), mi è rimasto l'amaro di un Paese in crisi. I carburanti sono alle stelle, un giro al mercato è bastato per convincermi che i prezzi di una volta sono andati per sempre, tasse e balzelli che spuntano come funghi dopo la pioggia, le truffe e le violenze si moltiplicano nei telegiornali, etc. L'unica cosa che non cambia è la politica. Il Paese piange e non ce la fa più ma c'è sempre qualcuno che si dà alla bella vita con i soldi altrui. Ritorno in Austria e trovo l'ennesima dimostrazione dell'efficenza dei trasporti e della burocrazia in Austria, anche nel macchinoso sistema sanitario. Per questo e per altro, talvolta non sembra proprio che l'Italia sia in Europa, la bandiera strappata che veleggiava sulla spiaggia è una perfetta metafora di tale lacerazione.
Questa visita coincideva anche con l'invio della prima domanda di post-doc dopo l'esperienza viennese: i tempi sono maturi per una nuova partenza. Come dicevano due ragazze in aereo, Vienna non mi ha preso. In realtà ci vivo benone, tanto che non vedrei di buon occhio un rientro in Italia, ma se non arrivano nuove offerte di lavoro non ho nulla qui che mi trattenga. Eppure mi costerà partire di nuovo, lasciando dei cari amici ed un piccolo mondo che mi cadeva a pennello. Di nuovo, il dolce di ciò che è familiare e l'amaro di ciò che manca.