«Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita» (Paul Nizan, Aden Arabia, 1931).
Questo era uno dei temi per la prova d'Italiano della maturità di quest'anno. L'autore sarà sconosciuto ai più, come a me. Leggendo le sue note biografiche colpisce che questo scritto sia stato pubblicato quando aveva 26 anni e che poi sia morto in combattimento all'età di 35 anni. Alla luce dei miei 32 anni compiuti da poco e della prossima visita di un compagno di università che ha rallegrato i miei 20 anni, un bilancio è d'obbligo (attenzione, un bilancio, non lo svolgimento del suddetto tema, che sarebbe fuori luogo oltre che fuori tema).
il mio meditabondo micio |
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Quegli anni non sono tornati più, la consapevolezza e la maturità hanno fatto sì che in seguito pure i momenti lieti fossero rannuvolati da qualche pensiero. Già alla fine del III anno di università i rapporti con i compagni hanno iniziato ad incrinarsi, poi ognuno ha preso la propria strada e ci si è persi di vista. Io sono stata totalmente assorbita dal lungo e travagliato percorso tra Laurea e Dottorato e nonostante gli eccellenti risultati non ero serena. Un sentimento d'insofferenza portò ad un epocale litigio con l'insegnante di conservatorio, rovinando anche quell'esperienza e portando ad un agognato diploma di accomodamento. Pure la gioia di essere stata accettata per un post-doc a Vienna non è stata immune da preoccupazioni, come quello di lasciare tutta la quotidianità patavina per l'incognita estera. Per tacere dei due anni e mezzo a Vienna, costellati da piccole soddisfazioni e dolori, come riportati nel blog. Abbiamo davvero perso l'ingenuità necessaria per gioire appieno della vita?