Che impressione strana tornare a Vienna ma non più da residente! Ho rimandato ed evitato questo viaggio il più possibile ma ad un certo punto ho dovuto affrontarlo. La scusa era una promessa fatta al mio ex-capo, ossia concludere un progetto iniziato anni fa. Ed ecco che ho prenotato un volo Bxl-Vienna e per tre giorni sono tornata nella città che ha visto il mio primo lungo soggiorno all'estero. Invece della solita cronaca tipo diario, preferisco fare un bilancio dell'esperienza. Questo non può essere che in Italiano, perché troppe emozioni contrastanti si accavallano nella mia mente per poterle esprimere adeguatamente in un'altra lingua.
Vienna è sempre Vienna. È bella, imperiale, maestosa. Sull'aspetto paesaggistico non si può dire nulla. L'arrivo a zigzag di primo mattino, causa forte vento, ha permesso di goderne la bellezza per intero, da Klosterneuburg lungo il Danubio fino a Schwechat. Che meraviglia! E che dire dell'efficienza dei mezzi pubblici, cui mi ero quasi disabituata! Aspettare la metro mai per più di 5 minuti ed il tram 10, anche se negli orari di picco passava una metro ogni 3 minuti. Che strano non dover ri-timbrare il biglietto ad ogni cambio di mezzo, anzi non timbrarlo proprio avendo preso un settimanale. Opzione inesistente a Bxl. Che strano non doversi aggrappare con tutte le proprie forze sulla metro o sul tram perché le frenate e le partenze non sono così brusche. Che strano ascoltare il silenzio delle stazioni, senza vociare ma anche senza musica (tranne nei bagni vicino l'Opera). Che strano allinearsi automaticamente a destra sulla scale mobili, rispettare i semafori pedonali, aspettare che la gente esca dalla metro prima di salire e fare moooolta attenzione ai ciclisti! Cose che mi vengono naturali ma che a Bxl sono sprecate. Che strano camminare per le strade del centro sentendosi ancora a casa e soprattutto senza rischiare d'inciampare sui marciapiedi sconnessi o pestare escrementi di cani o bipedi. Che strano entrare nei negozi ed invece di "Bonjour" dire "Grüß Gott". Che strano ritrovare i menu di pranzo con la minestra inclusa e l'acqua del rubinetto gratis e deliziosa. Che strano comprare divertenti libri con umorismo tedesco al Flohmarkt di turno. Al ritorno ho riempito la valigia con un secchio di mele a poco prezzo nel supermercato preferito di quando vivevo in città. Strano souvenir ma che sa di quotidiano. Non ho versato nemmeno una lacrima, se non alla partenza, perché tutto mi è stato immediatamente familiare, come se non me ne fossi mai andata.
Artista che suonava (e cantava) la danza dei coltelli di Prokoviev |
Davvero non è cambiato nulla? Forse qualcosa è cambiato in città, una strada è diventata pedonale, hanno aperto l'Hauptbahnhof, stanno seriamente lavorando sulla U5 e ci sono molti più Italiani in giro di due anni fa. Nel frattempo sono cambiata io. Ho imparato ad apprezzare tutti quei dettagli che prima davo per scontati. Vienna, però, resta un'esperienza avvolta nel sogno, quasi surreale, di tempo sospeso. Ogni ora lì è come vivere anestetizzati, guardando la realtà da una vetrina. Si piange e si ride, apparentemente come altrove, ma non nella realtà. Quasi come in un pezzo teatrale. Chi ci vive non se ne rende conto se non per la "morte" della cronaca (non succede mai nulla, nelle manifestazioni ci sono più poliziotti che manifestanti e sempre pacifici) e per il numero di veri folli che popolano le strade. Vienna, la bella addormentata. Il sogno che per un po' si è realizzato e che ora è tornato ad essere tale, ma va bene così. È consolante sapere che esiste ancora un posto in cui sognare.
Non potevi farne descrizione migliore, Vienna è proprio la bella addormentata. Incredibilmente bella.
ReplyDeleteNon vedo l'ora di tornare tra le sue vie dopo averci abitato sei mesi, mesi pieni di splendidi ricordi. Mi manca ogni giorno di più.