Saturday, July 1, 2017

Maria, ihm schmekt's nicht

"Maria, non gli piace", questo il titolo in italiano di un libro di Jan Weiler da cui è stato tratto un simpatico ma semplicistico film con Christian Ulmen e Lino Banfi, di cui esiste un seguito letterario (ancora da leggere) e cinematografico ( a giudicare dal trailer ancora più insulso del primo). Eppure il testo originale è piacevole da leggere, ironico ed amaro allo stesso tempo. L'ho trovato ad un mercatino di libri usati a Vienna.

copertina del libro originale
L'autore pesca a piene mani dalla propria esperienza personale per raccontare gli Italiani attraverso gli occhi di un tedesco. Come il protagonista del libro e voce narrante, l'autore ha sposato una ragazza il cui padre è italiano, arrivato in Germania come Gastarbeiter nel secondo dopoguerra. Nella prima metà del libro le "stranezze" italiane, specialmente del centro sud, fanno sorridere e disperare il giovane tedesco. Nella seconda metà, invece, si riflette sulle difficoltà di un emigrato, in questo caso Antonio, il suocero, che è destinato ad un futuro senza patria perché ormai diverso dai compaesani rimasti a Campobasso ed allo stesso tempo non pienamente accettato ed integrato in Germania nonostante abbia sposato una tedesca. Antonio chiosa tristemente che l'unico posto in cui l'origine non conta è il cielo, ossia il luogo raggiunto dopo la morte.


Locandina del film (da amazon.de)
Durante la lettura ho esclamato più volte "vero! siamo proprio così" oppure ho chiesto alla collega tedesca "ma davvero per voi questa cosa è tanto strana?". Vivo in un paese di lingua tedesca piuttosto differente dalla Germania, eppure i contrasti culturali, nonostante sia nata e cresciuta nel Nord-Est, si vedono ogni giorno. Non solo la curiosità di sapere cosa pensano i tedeschi quando sentono che sono italiana mi ha spinta a leggere il libro, ma anche il desiderio di conoscere la storia di un italiano emigrato negli anni '60. In quegli anni anche i miei emigrarono in Germania, non erano propriamente "Gastarbeiter" ma hanno conosciuto molti di questi ragazzi che hanno lasciato l'Italia, specialmente il sud, con un contratto in fabbrica. Alcuni di questi hanno fatto come l'Antonio del libro, si sono sposati con una locale e sono rimasti, altri sono rientrati al paese, come la parola "Gast" lascerebbe presagire. Anche i miei, come Antonio, in quanto italiani faticarono a trovare un appartamento in affitto. I nostri connazionali erano considerati degli zingari dai tedeschi e non c'era garanzia che tenesse. Facevano di tutta l'erba un fascio, guidati da sciocchi pregiudizi. Dovremmo ricordarcelo quando riserviamo lo stesso trattamento agli stranieri in Italia

Tornando agli aspetti più leggeri della storia, il titolo rimarca un nostro aspetto italico, ossia il rapporto con il cibo. È buono, ottimo, il migliore al mondo molto probabilmente, ma esageriamo con le porzioni, specialmente con gli ospiti e soprattutto al sud. "Sono pieno" e "non ho fame" sono o sintomo di malattia (ma in quel caso ci si sente dire "mangia che ti passa") o proprio un'offesa, perché sottintendono che la cosa offerta non piaccia. Non abbiamo ancora imparato che il tedesco medio è onesto e diretto in qualsiasi caso, non conosce la diplomazia o l'ipocrisia (a seconda dei punti di vista) della scusa, quando dice di essere pieno è vero, anche se il piatto offerto gli piace molto non riesce più a mandarne giù un boccone.

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