Il capoluogo della Stiria ed il celeberrimo compositore di Salisburgo in realtà non hanno nulla in comune, se non il fatto di aver occupato il mio weekend.
Graz. Non ero ancora mai stata in questa città, nonostante non sia lontanissima da Vienna (ca. 2h30 in treno o in autobus) e nonostante più persone me ne avessero parlato bene. Grazie a delle offerte convenienti di viaggio, vi ci sono andata con un'amica appassionata ed esperta d'arte con cui ho fatto altri viaggi alla scoperta dei dintorni. Città veramente graziosa. Finora l'avevo solo vista in alcuni film austriaci, un tantino cupi, dominati dalla torre dell'orologio sullo Schlossberg. In Graz s'incontrano diversi stili, con influenze dalle terre vicine, lontano dalla pesantezza imperiale e decadente della capitale austriaca. Sembra uno dei tanti paesetti della Stiria, ma più grande e più aperto alla modernità. L'alieno, ossia lo strano edificio che ospita la Kunsthaus, così chiamato per il suo aspetto contrastante rispetto alle costruzioni vicine, è ovviamente opera di architetti stranieri, perché difficilmente un locale avrebbe osato tanto senza temere di essere linciato dai connazionali. Eppure sta proprio bene. Siamo nel XXI secolo ed i nostri antenati ci insegnano che la rottura con la tradizione è l'unico modo di lasciare il segno di una nuova generazione. Allo stesso tempo bisogna saper conservare e valorizzare il passato, per imparare. Passare dall'ameba tentacolata ad un carillon con coppia di locali che danza attraverso un scorcio "romano" con una chiesa eccessivamente barocca, questo intendo per una città che non rinnega la propria essenza ma nemmeno la ha paura di cercare nuove direzioni.
il retro del "mostro" |
Mozart. Dopo un sabato turistico, sono tornata alla Vienna più usuale, con la Spatzenmesse del salisburghese, eseguita in pompa magna con solisti ed orchestra (compresi i timpani e due trombe), presso la chiesa di Grinzing. L'abitudine delle messe con solisti, coro ed orchestra è diffusa in moltissime chiese del centro, cosa che da noi risuona raramente persino nelle cattedrali. Come sono finita ad assistere a tale messa... dagli spalti del coro in un'angusta cantoria? Semplice, il direttore è una mia vecchia conoscenza, un Mozart padovano, che mi ha permesso di prendere parte a tale esperienza. Per gli appassionati, l'intero programma prevedeva oltre alla succitata messa anche l'Ave Verum durante la comunione ed una Sonata all'offertorio, mentre l'organista ha proposto il II movimento della III sonata di Mendelssohn e la stranota Toccata dalla V sinfonia per organo di Widor, entrambe suonate su un Ahlborn che "completa" l'organo a canne di cui è dotata la chiesa. Non mi dilungo sulla parte musicale. Il parroco, che in altre occasioni mi aveva entusiasmato con prediche molto sagge, stavolta mi ha spiazzata con un elogio a Mozart ed all'austricità. Ma come? Con un direttore italiano e sicuramente coristi e strumentisti da altri paesi? Il nauseante (per la sottoscritta) do maggiore mozartiano e le parole patriottiche del sacerdote mi hanno fatto rimpiangere... i cori luterani (o quasi) in cui ho cantato. Senza nulla togliere al Mozart veneto che è un fine musicista, il momento migliore secondo me è stato quando dopo la comunione tutti assieme si è intonato "Nun danket alle Gott", noto corale luterano. Quella gioia era più sincera del quarto d'ora di semicrome e voci.
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