Domenica e lunedì si vota in Italia, sia per un referendum costituzionale sia per varie regioni e comuni. In questo post non prenderò posizioni a favore dell'una o dell'altra parte, ma intendo solamente riflettere sul diritto di voto e l'importanza di esercitarlo, visto da un'Italiana che da oltre 10 anni risiede all'estero.
Perché andare a votare per il referendum?
1. Non è richiesto un quorum, quindi chi vota decide per tutti.
2. Riguarda una modifica della Costituzione, che è il documento che regola la nostra vita come cittadini della Repubblica Italiana, quindi riguarda ognuno di noi.
3. Abbiamo il diritto di esprimere la nostra opinione, cosa non comune a tutte le nazioni, anche se in questo caso non siamo certo i massimi esperti sulla questione.
Per fare un confronto col paese in cui vivo, l'Austria, non ho mai assistito ad un referendum, mentre ho votato via posta per almeno tre consultazioni negli ultimi cinque anni. In Austria non esiste una legge precisa su quante firme siano necessarie per poter richiedere un referendum. Qualche anno fa, quando il governo (non il parlamento!) decise di abolire la legge sul divieto di fumo che doveva entrare in vigore qualche mese dopo (divieto poi ripristinato da un governo tecnico), il ministro degli interni pretese che oltre il 10% della popolazione richiedesse un referendum a riguardo. Furono raccolte firme per ca. il 10% della popolazione, ma per una manciata di firme mancanti per raggiungere il limite il referendum non fu preso in considerazione. In Italia, per richiedere un referendum abrogativo in Italia sono sufficienti un numero di firme pari all'1% della popolazione.
Quindi, qualsiasi sia la vostra opinione sul referendum costituzionale del 20 settembre, andate a votare, armati di mascherina e disinfettante, ma siate presenti. Potete votare "Sì", "No" o scheda bianca o nulla, ogni risposta è valida e rappresenta una percentuale degli aventi diritto al voto. Non andare a votare significa non avere alcun interesse per il proprio paese, lasciare che altri decidano per tutti. Votare dovrebbe essere obbligatorio, come in Belgio, ove chi non si reca alle urne, senza una giustificazione valida, rischia una multa salata. Pensate solo alle spese per l'organizzazione di un referendum!
Il 20 ed il 21 si voterà anche per varie amministrazioni locali, compresa la Regione Veneto. Da residente all'estero dovrei tornare al paese per votare. Non lo farò. Come, prima blatero di diritto al voto e poi mi astengo? Sì, perché ho lasciato l'Italia 10 anni fa e non mi sembrerebbe corretto votare per un amministratore locale, il cui lavoro non mi toccherà minimamente. Il referendum costituzione mi riguarda come cittadina italiana, fin tanto non cambierò passaporto, ma l'elezione del sindaco, del presidente di provincia o di regione non mi riguardano e non vorrei mai che i corrispondenti rappresentanti nella città in cui vivo venissero decisi da chi vive fuori. A tal proposito, il 10 ottobre si terrà l'elezione del sindaco di Vienna, che essendo anche il governatore della regione, può essere eletto solo dagli Austriaci. Come cittadina europea residente in città posso votare solamente per il rappresentante di quartiere. Poiché nella sola Vienna, 1/3 dei cittadini in età da voto non ha la cittadinanza austriaca e quindi non può votare, si è discusso parecchio del tema. Di queste persone, una gran parte è cittadina tedesca (quindi comprende la lingua) o riguarda ragazzi maggiorenni (ma qui si vota già a 16 anni), nati e cresciuti in città da genitori stranieri. Solo una minima parte comprende cittadini stranieri residenti da poco e che non parlano la lingua locale. Eppure, per gli austriaci, gli stranieri che non hanno diritto al voto sono solo quelli poco integrati e con culture molto differenti dalla loro.
Nel mio caso, nonostante segua più la politica austriaca di quella nostrana, non potrei ancora richiedere la cittadinanza austriaca a causa delle regole locali piuttosto rigide. I cittadini EU che vogliono diventare austriaci devono dimostrare di aver risieduto e lavorato in Austria da almeno 6 anni continuativi, di conoscere il tedesco a livello B1, di avere un'entrata fissa superiore a determinate soglie, di non aver commesso infrazioni e reati, di conoscere la storia e le leggi locali (verificato tramite un test non proprio immediato senza aver studiato il materiale fornito in precedenza). Il tutto poi sborsando una quota non indifferente per la traduzione giurata di documenti e certificati e per la burocrazia e rinunciando alla cittadinanza d'origine. L'impedimento, nel mio caso, sono i tre anni in Belgio. Resterebbe la domanda se voglia o meno perdere la cittadinanza italiana per diventare austriaca, ma qui si aprirebbe un'altra discussione su quanto mi senta ancora italiana e quanto mi senta austriaca. Per questo, sarei in favore del diritto di voto per chi abbia i requisiti per prendere la cittadinanza, anche senza doverla per forza prendere.