Saturday, September 19, 2020

Referendum ed elezioni

Domenica e lunedì si vota in Italia, sia per un referendum costituzionale sia per varie regioni e comuni. In questo post non prenderò posizioni a favore dell'una o dell'altra parte, ma intendo solamente riflettere sul diritto di voto e l'importanza di esercitarlo, visto da un'Italiana che da oltre 10 anni risiede all'estero.

Perché andare a votare per il referendum?

1. Non è richiesto un quorum, quindi chi vota decide per tutti.

2. Riguarda una modifica della Costituzione, che è il documento che regola la nostra vita come cittadini della Repubblica Italiana, quindi riguarda ognuno di noi.

3. Abbiamo il diritto di esprimere la nostra opinione, cosa non comune a tutte le nazioni, anche se in questo caso non siamo certo i massimi esperti sulla questione.

Per fare un confronto col paese in cui vivo, l'Austria, non ho mai assistito ad un referendum, mentre ho votato via posta per almeno tre consultazioni negli ultimi cinque anni. In Austria non esiste una legge precisa su quante firme siano necessarie per poter richiedere un referendum. Qualche anno fa, quando il governo (non il parlamento!) decise di abolire la legge sul divieto di fumo che doveva entrare in vigore qualche mese dopo (divieto poi ripristinato da un governo tecnico), il ministro degli interni pretese che oltre il 10% della popolazione richiedesse un referendum a riguardo. Furono raccolte firme per ca. il 10% della popolazione, ma per una manciata di firme mancanti per raggiungere il limite il referendum non fu preso in considerazione. In Italia, per richiedere un referendum abrogativo in Italia sono sufficienti un numero di firme pari all'1% della popolazione.

 

Quindi, qualsiasi sia la vostra opinione sul referendum costituzionale del 20 settembre, andate a votare, armati di mascherina e disinfettante, ma siate presenti. Potete votare "Sì", "No" o scheda bianca o nulla, ogni risposta è valida e rappresenta una percentuale degli aventi diritto al voto. Non andare a votare significa non avere alcun interesse per il proprio paese, lasciare che altri decidano per tutti. Votare dovrebbe essere obbligatorio, come in Belgio, ove chi non si reca alle urne, senza una giustificazione valida, rischia una multa salata. Pensate solo alle spese per l'organizzazione di un referendum!

Il 20 ed il 21 si voterà anche per varie amministrazioni locali, compresa la Regione Veneto. Da residente all'estero dovrei tornare al paese per votare. Non lo farò. Come, prima blatero di diritto al voto e poi mi astengo? Sì, perché ho lasciato l'Italia 10 anni fa e non mi sembrerebbe corretto votare per un amministratore locale, il cui lavoro non mi toccherà minimamente. Il referendum costituzione mi riguarda come cittadina italiana, fin tanto non cambierò passaporto, ma l'elezione del sindaco, del presidente di provincia o di regione non mi riguardano e non vorrei mai che i corrispondenti rappresentanti nella città in cui vivo venissero decisi da chi vive fuori. A tal proposito, il 10 ottobre si terrà l'elezione del sindaco di Vienna, che essendo anche il governatore della regione, può essere eletto solo dagli Austriaci. Come cittadina europea residente in città posso votare solamente per il rappresentante di quartiere. Poiché nella sola Vienna, 1/3 dei cittadini in età da voto non ha la cittadinanza austriaca e quindi non può votare, si è discusso parecchio del tema. Di queste persone, una gran parte è cittadina tedesca (quindi comprende la lingua) o riguarda ragazzi maggiorenni (ma qui si vota già a 16 anni), nati e cresciuti in città da genitori stranieri. Solo una minima parte comprende cittadini stranieri residenti da poco e che non parlano la lingua locale. Eppure, per gli austriaci, gli stranieri che non hanno diritto al voto sono solo quelli poco integrati e con culture molto differenti dalla loro.

Nel mio caso, nonostante segua più la politica austriaca di quella nostrana, non potrei ancora richiedere la cittadinanza austriaca a causa delle regole locali piuttosto rigide. I cittadini EU che vogliono diventare austriaci devono dimostrare di aver risieduto e lavorato in Austria da almeno 6 anni continuativi, di conoscere il tedesco a livello B1, di avere un'entrata fissa superiore a determinate soglie, di non aver commesso infrazioni e reati, di conoscere la storia e le leggi locali (verificato tramite un test non proprio immediato senza aver studiato il materiale fornito in precedenza). Il tutto poi sborsando una quota non indifferente per la traduzione giurata di documenti e certificati e per la burocrazia e rinunciando alla cittadinanza d'origine. L'impedimento, nel mio caso, sono i tre anni in Belgio. Resterebbe la domanda se voglia o meno perdere la cittadinanza italiana per diventare austriaca, ma qui si aprirebbe un'altra discussione su quanto mi senta ancora italiana e quanto mi senta austriaca. Per questo, sarei in favore del diritto di voto  per chi abbia i requisiti per prendere la cittadinanza, anche senza doverla per forza prendere.


Thursday, September 10, 2020

Estate speciale

Già settembre. L’estate, per come la intendiamo abitualmente, volge al termine. È stata diversa dal solito, non solo climaticamente (fresca), ma soprattutto per le limitazioni imposte dalla pandemia. Quest’anno, oltre alle solite vacanze in montagna dai miei, avevo in programma un convegno in Scozia con escursione, delle lezioni in Polonia per un corso europeo ed un congresso in Italia, a Trieste, ove avrei dovuto co-chair una sessione. Tutto cancellato o rinviato agli anni a venire. Mi sono solamente concessa una settimana in Italia per rivedere i miei, pur tra mille pensieri e preoccupazioni, dato il lungo viaggio in treno e la pericolosità del virus, soprattutto per i miei genitori, non più giovanissimi ed affetti da vari acciacchi legati all’età.


Sul lavoro, invece, da inizio maggio si è ripresa l’attività di prima. Anche se con sospetto, si continua ad andare a pranzare tra colleghi, ma preferibilmente all’aperto. Non si è mai stati particolarmente vicini, se capita di lavorare nella stessa stanza o si porta la mascherina o si tengono porte e finestre aperte e si sta a distanza. Siamo un piccolo gruppo, la maggior parte di noi vive da sola, solo un paio ha famiglia.
 
Avendo festeggiato il mio compleanno solamente in modo virtuale, ho pensato di trascorrere una serata con i colleghi a posteriori, in occasione del mio onomastico. I piani sono andati in fumo causa brutto tempo, per cui ho ripiegato all’ultimo per una festa in formato ridotto e casalingo in ufficio. Bevande del supermercato e pizza e dolce da un compaesano che ha un ristorante nelle vicinanze del museo. I colleghi, in realtà, hanno apprezzato molto questa versione italiana ed improvvisata della festa. Mi hanno preparato pure una bella sorpresa, un regalo inaspettato: un contributo all’acquisto di un organo digitale per esercitarmi a casa. Non solo il pensiero mi ha sorpresa, ma anche la geniale presentazione, con le banconote arrotolate come fossero canne di un organo (foto, con le banconote sostituite qui da carta colorata). Ciò mi ha convinta a regalarmi uno strumento da studio, nonostante il costo non indifferente, al posto di un giro per il mondo o un’auto. Non si compiono tutti i giorni 40 anni! 

Ho particolarmente apprezzato il gesto dei colleghi perché in Italia la mia passione per la musica era sempre stata criticata sul lavoro o comunque considerata una distrazione. In Austria, invece, avere una vita al di fuori dell’ufficio è normale, anzi è considerato salutare. Chi si dedica allo sport in modo semi-professionale, chi all’arte, chi alla musica. Specialmente chi non ha famiglia deve avere un’occupazione per il tempo libero. Ne va della salute mentale. Migliora l’umore e pure la produttività. A capirlo in Italia… Proprio in questi giorni è mancato Philippe Daverio, che animava le mie domeniche pomeriggio quand’ero ancora a Padova, con le sue bizzarre ma mai noiose lezioni sulla bellezza dell’arte italiana, lontano dai luoghi celebri ed inondati dai turisti. Avremmo bisogno di più programmi televisivi come i suoi, in cui con leggerezza si mostri e si spieghi la profondità di un trittico in una cappella votiva tra i monti o di un mottetto di un compositore poco noto o di una scultura contemporanea.
 
Vienna dalla terrazza del Belvedere
Altra occupazione estiva non comune è stata quella di visitare musei cittadini, finalmente privi della massa di turisti stranieri. La carta dei musei statali costa solitamente €59, ma per promuovere la cultura interna quest'anno era per un periodo limitato a soli €19. Oltre al museo ove lavoro, erano compresi Kunsthistorisches Museum, Technisches Museum, Albertina, Oberes Belvedere, MUMOK, MAK e Nationalbibliothek (con una mostra speciale dedicata a Beethoven). A completamento dell'attività culturale sono andata più volte al "cinema" musicale a Rathausplatz, quest'anno con posti su prenotazione ed organizzati in piccole logge, assistendo ad opere liriche tradizionali ed a spettacoli fuori dagli schemi per me (un musical austriaco ed un balletto moderno su musiche di Bach).

In questi giorni di settembre piove spesso e la temperatura è calata, l’estate è davvero finita. Il cancelliere austriaco, rivolgendosi ai soli connazionali, nonostante un terzo dei viennesi non abbia la cittadinanza, ha promesso o previsto che l’estate prossima sarà “normale”. Vedremo. In ogni caso, “speciale” non ha connotati negativi, pur se diversa dal solito e complicata da molteplici limitazioni, questa estate 2020 ha avuto momenti positivi e resterà nella memoria.