Non sono passati nemmeno cinque mesi dall’ultimo viaggio (in treno) in Germania e sono tornata a seguire il Danubio su rotaia, stavolta per approdare dalla parte "romana" del Reno, nella città di Gutenberg, ossia a Mainz. (Magonza) per seguire un corso di geologia strutturale, per me di ripasso e di aggiornamento.
Considerando le ultime cadute delle ferrovie tedesche, tra scioperi e ritardi enormi, ero un po’ preoccupata per il viaggio in treno. Alla fine è andato quasi tutto bene. Il treno diretto da Vienna a Magonza è filato con poco ritardo fino a Francoforte, quando siamo stati costretti a cambiare treno. All’inizio pensavo ad uno scherzo di Carnevale, invece il nuovo ICE ci aspettava dall’altro lato del marciapiede, pure con le prenotazioni riportate. Episodio simile al ritorno, quando invece a Francoforte siamo stati costretti a cambiare parte del treno, causa false indicazioni nelle carrozze. Fatto che ha causato non poco caos e ritardo. In aggiunta, durante il viaggio, un ragazzo ha rovesciato un bicchiere di caffè in corridoio, "lavando" il mio vicino di sedile (qualche schizzo è arrivato anche a me).
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Il centro storico sopravvissuto |
Il corso è iniziato di martedì, perché il lunedì (Rosenmontag) era tutto chiuso per Carnevale, un’istituzione a Magonza come a Colonia, ed è terminato di sabato. Durante la settimana ho avuto modo di girare la città. Ho impiegato qualche giorno per passare dal "Grüß Gott" al semplice "Hallo", dopo aver realizzato di essere in Germania grazie al "Berliner mit Früchfüllung" ossia un Krapfen, preso per festeggiare il Carnevale. Mainz è carina. La città vecchia è un miscuglio di stili, tra il tardo medievale con l’imponente duomo, il barocco, un angolo di Fachwerk, i seri edifici di fine ottocento e quelli moderni in vetro, affacciata sull’imponente fiume Reno. Il tutto costruito con massi di arenaria rossastra locale. Il campus universitario, dall’altro lato della ferrovia rispetto al centro ed al Reno, è piuttosto esteso, comprende diversi edifici in stili misti (ma l’edificio più antico sarà di fine XIX secolo). Bello, ma per centinaia di metri non si trovano supermercati, panifici, copisterie, etc. Come se ciò non bastasse, tutto chiuso per le Semesterferien o aperto in orari ridotti. La mensa locale richiede il pagamento tramite una carta prepagata dell’università, che si carica solo con contanti. Non proprio ideale per un ospite temporaneo! Per girare Mainz conviene andare a piedi o in bicicletta, anche se i pedoni passano la vita ad aspettare davanti ai pochi attraversamenti pedonali, in cui il rosso dura un’eternità ed il verde richiede scatti atletici. Dal numero di vetture con targhe persino dalle regioni confinanti, credo che Mainz sia fatta per gli automobilisti, nonostante il centro interamente pedonale. Quando ho chiesto ai conoscenti cosa fosse tipico della città, mi hanno tutti risposto "Die Mainzelmännchen" (gli omini di Mainz), che ovviamente non conoscevo. Si tratta di figure animate che vengono usate dal secondo canale televisivo (ZDF) per gli stacchi pubblicitari. A quanto pare, la ZDF ha sede a Mainz. Tali figure si trovano anche ai semafori.
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L'università Johannes Gutenberg |
Il vero highlight del soggiorno è stato però il corso, o la masterclass, come l’hanno chiamata. Un gruppo variegato di partecipanti, dagli studenti di master locali alla dottoranda statunitense, dal prossimo prof. associato italiano alla geologa croata che lavora in Canada nel settore minerario, dai ragazzi del servizio geologico tedesco ai dottorandi indiani, dalla giovane studentessa spagnola alla sottoscritta con anni di esperienza. Pur essendo il gruppo così misto per età, provenienza e conoscenze pregresse, abbiamo lavorato benissimo assieme. A guidare il corso una conoscenza del passato, una giovane prof. (abbiamo la stessa età) neozelandese, che si è distinta per genialità e dedizione già nel dottorato, ed un post-doc tedesco, con cui ho condiviso il co-supervisore (ma con alcuni anni di differenza). Il corso è proseguito per una settimana ulteriore, sotto la guida di un anziano professore che scrisse il testo che uso anche per insegnare, ma diventava per me troppo specifico e non potevo assentarmi troppo a lungo dal lavoro. Oltre alla parte scientifica, in cui pieni di entusiasmo abbiamo guardato al microscopio campioni che hanno fatto la storia, prestati da un anziano prof. neozelandese che viene citato in ogni articolo, è stata curata anche la parte sociale, con pranzi e birre (o vino) in compagnia. La sorpresa maggiore per me sono stati i ragazzi indiani, non solo a 25 anni sono già maturi dottorandi, ma s’interessano di storia e cultura ed a scuola hanno studiato Giordano Bruno e Antonio Gramsci, nomi ormai sconosciuti a gran parte dei coetanei italiani. Come dopo la scuola organistica estiva di Haarlem, prevedo che i rapporti con i più di qualche collega conosciuto in questo corso non si perdano con la distanze, ma saranno la base per interessanti collaborazioni e scambi. Con alcuni già ci si vedrà a Vienna per l’annuale congresso in primavera che richiama circa 16mila geologi da tutto il mondo.
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L'imponente duomo, di cui ho sentito l'organone |
Devo ammettere che questo scambio tra generazioni, condividendo entusiasmo e curiosità per le domande geologiche, mi è mancato. Dal punto di vista scientifico le conoscenze nel settore non sono avanzate molto da quando l’ho lasciato, ma la collegialità è migliorata, grazie all’internazionalizzazione della comunità (tranne in Austria…). Il sospetto, la presunzione di avere la verità in tasca, l’arrivismo ed in genere la competizione incontrate tra i colleghi dediti al tema su cui ho lavorato nell’ultimo decennio sono relegati a pochi casi eccezionali in cui ci si imbatte solamente nei grossi convegni o in qualche articolo. Un motivo potrebbe essere il giro economico. Nelle scienze planetarie si ricevono fondi da capogiro, ma senza è quasi impossibile fare ricerca, avendo bisogno di materiale prezioso e di metodi analitici sofisticati, mentre nella geologia strutturale i finanziamenti scarseggiano, ma bastano un martello ed un microscopio per cercare di capire la storia geologica della zona studiata. Certo, gli strumenti avanzati servono ed oggigiorno senza non si pubblica nulla, ma tramite qualche collaborazione vi ci si riesce sempre ad accedere.
Conclusione. La Germania resta un paese più al passo con i tempi, frizzante dal punto di vista scientifico ed internazionale rispetto all’Italia, alle prese con i soliti problemi che ne limitano lo sviluppo, ed all’Austria, chiusa nella difesa della propria tradizione (anche geologica). Non si può aver tutto. Dal punto di vista estetico e funzionale Vienna vince senza gara su tutte le città tedesche, mentre dal punto di vista storico e culinario l’Italia si conferma in vetta alla classifica (per le vacanze). Ciononostante, spero di poter tornare presto in Germania per altri corsi/incontri simili.
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