Monday, June 1, 2015

Settimana viennese a Bxl

Nonostante siano mesi che non esca da Brussel/Bruxelles se non per visitare i miei in Italia o per raggiungere qualche altra città belga, mi sono goduta alcuni giorni con la testa a Vienna. Sembrava quasi di essere di nuovo lì. Come mai? Perché allo stesso tempo ho presentato domanda per una borsa austriaca ed ho preparato la Deutsche Messe di Schubert col coro tedesco. Al solito, divisa tra geologia e musica.
L'ingresso del Geozentrum
Ho davvero poche speranze di ottenere la borsa austriaca, ma valeva la pena provarci. Dovevo iniziare da qualche parte prima o poi e non essendoci posti per cui potrei candidarmi, vista la mia "anzianità di servizio", devo per forza tentare di ottenere fondi propri per finanziare la mia ricerca. Allora perché non tentare di tornare a Vienna, visto che solo dopo essermene andata ho capito quanto mi ci sia trovata bene? Inutile continuare a lamentarsi di Bxl se non faccio nulla per provare ad andarmene. Così, tra stress da scadenza (ho compilato il progetto in un paio di settimane perché ho scoperto tardi il programma) e senso di colpa per sottrarre del tempo ai miei in visita, ho lavorato duramente in costante contatto con un paio di proff. di Vienna. Scrivendo il proposal avevo davanti agli occhi e nelle narici il bianco Geozentrum, che ho sempre paragonato a qualcosa a metà tra un ospedale psichiatrico (d’altronde siamo tutti un po’ pazzi in questo campo) ed un carcere (tipo Alcatraz, con i ballatoi che danno sullo spazio comune centrale). Non solo mi sono tornati alla mente gli strumenti che vorrei usare nella realizzazione del progetto, ma anche alcuni insignificanti dettagli come i giunti di gomma che permettevano le oscillazioni trasmesse dal passaggio dei treni nella stazione sottostante, il sapone liquido nei bagni, il rumore del bollitore che usavamo in ufficio, la forma della chiave, etc. Quell'edificio in perenne rischio demolizione (vorrebbero spostare l'università altrove) sembra bellissimo se paragonato alla grigia VUB ed alla ancor più triste ULB, dagli ascensori claustrofobici, la carta da parati scollata, i soffitti bassi, gli esterni in cemento grezzo, i bagni spartani, etc. Stanamente, però, ricordo gli edifici, gli oggetti, ma non le persone. Quelle cambiano, un po' perché si evolvono un po' perché siamo tutti precari e quindi ci si sposta altrove. La VUB e l'ULB saranno anche grigie, ma vi ho fatto conoscenze che non dimenticherò.

Prima della messa, in una chiesa di Vienna
Lasciata la comunità italiana per ragioni logistiche (distanza dalla nuova casa) e falliti i tentativi d'inserimento nelle comunità locali, ho trovato "rifugio" in quella tedesca, nonostante le mie capacità linguistiche siano notevolmente peggiorate. Il coro ecumenico tedesco ha temporaneamente abbandonato il repertorio luterano ed anglicano per affrontare la popolare Deutsche Messe di Schubert per la celebrazione della SS. Trinità nella chiesa cattolica. Melodie a me familiari perché a Vienna ogni domenica questa messa veniva alternata con quella composta da Michael Haydn. La maggior parte dei coristi, però, è di confessione luterana e non aveva mai udito questa messa, dalle melodie popolareggianti ed i testi (in tedesco) tipicamente… austriaci. Hanno storto un po’ il naso. A quanto pare pure il parroco, in genere aperto ad ogni novità, ha mostrato una certa diffidenza iniziale, essendosi formato nella zona di Colonia, ove queste melodie non sono mai arrivate. Alla fine ha celebrato un sacerdote anziano, che ricorda un po’ Joseph Ratzinger, il papa emerito Benedetto XVI, il quale ha sembrato apprezzare la messa schubertiana. Da poco sono stati cambiati i libretti dei canti (Gotteslob). La versione precedente, comune a tutte le chiese cattoliche di lingua tedesca, riportava in coda il repertorio di Vienna, compresa questa messa. La versione attuale, invece, ha preferito rimuovere quel “vecchiume” per lasciar posto al repertorio regionale di Colonia. Ciononostante il Gloria (Ehre sei Gott in der Höhe) ed il Sanctus (Heilig) di quella messa sono rimasti. Quando accade di cantare (o suonare) uno dei due mi viene spontaneo un sorriso, ripensando ai pasticci combinati alle prime messe a Vienna, quando trovavo organi scomodi, cantorie buie, sagrestani saccenti ed una liturgia che non conoscevo. In questo caso ho accompagnato il coro all'organo e me la sono goduta nota per nota.

Non so se avrò mai la possibilità di tornare a vivere a Vienna. In realtà ho raggiunto una sorta di equilibrio anche a Bxl e potrei rimanerci per sempre, se solo ne avessi l'opportunità. In ogni caso è bello poter rivivere un periodo importante della mia vita, in cui la curiosità per il cambiamento e la facilità con cui ogni passo poteva essere affrontato grazie all'organizzazione generale hanno permesso al tempo di fluire come in un sogno, lasciando solo i ricordi positivi.

Friday, May 1, 2015

Sundays for expats

My father told me. There is nothing as sad as a lonely Sunday in a foreign country. No Sunday lunch with the whole family, no shopping (that’s Saturday), no friends (with their partner or family), nobody around in town, nothing to do. Well, after working from Monday to Friday and doing the grocery shopping on Saturday, what does it remain to do on Sunday? Excluding the weekends at home, in Italy, and those spent on travel, there are still at least 30 lonely Sundays per year.
 
Credits: link
Actually, since I moved abroad, my Sundays have been of two kinds: Type 1, like that described above, really depressing, and Type 2, completely different. Type 2 Sundays are those filled with cultural events, touristic trips, tea with other lonely friends, etc. There should be a Type 3, the working Sundays, when I’ve been reviewing or writing scientific papers, preparing slides for conference presentations, or even travelling to and from conferences abroad, and writing applications for job positions. This category partially falls in Type 1 Sundays, therefore it will not be treated separately.

Let’s rather talk about the Type 2 Sundays. An important appointment on Sunday is the church. I’m catholic and as far as possible I try never to miss the Holy Mass. This means for me also listening to music and singing along. Sometimes this even implies playing the organ. In Vienna, I was “enrolled” as replacement organist and I indeed played in many churches. In Brussels, after one year regularly playing in one of the Italian churches, I became member of the team of organists in the German church and generally once a month I play during the service. As I have to prepare the songs and the other musical pieces I want to play and as generally I stay after the mass for practicing, this activity easily fills the whole day.

Antwerp castle
Sometimes there are special event, such as concerts, fairs, exhibits, movies, etc. The last Sunday I went to a concert with a couple of friends and next Sunday I’m going to visit a mineral fair in Antwerp. I like Antwerp. Generally I prefer visiting cities in work days, not on Sunday, but there is always something interesting going on in this city, like a second-hand book market, a piano-marathon, an art exhibition, etc. Nowadays the web helps a lot finding (free) activities or connecting with other lonely emigrants who want to go out. This is something that was probably unthinkable in the 60’, when my parents found themselves alone in Germany, at the beginning without speaking the local language. Who doesn’t speak a basic English now? My limited French and Dutch do not prevent me from going out. In addition… everywhere there are Italians and many locals have learned the language for cultural purposes. Not that I like talking Italian in my free time. I rather challenge myself with the local languages. But often Italy becomes the main topic in a conversation with other foreigners or with locals.

The Sunday of an "emigrant" (meaning young people who decide to move abroad and have the possibility to do it in the safest way as possible), alone in a foreign country, might be really sad, but at least for me (and my generation) staying at home and depressing myself is a choice (or I’m sick, that happens). Type 2 Sundays exist, it just depends upon us. So… what about an international brunch one of the next Sundays?

Wednesday, April 1, 2015

Un lustro da emigrata

Sono già passati 5 anni. Da un mese. Oggi festeggio i primi due anni a Bruxelles/Brussel. Poco, rispetto ad altri ed ai miei genitori, ma è un buon inizio. Sono cinque anni che ho lasciato l'Italia, il paese in cui sono cresciuta, i miei genitori, la vita fatta di gesti quotidiani talmente abituali da aver perso importanza, un esaurimento nervoso da stress lavorativo, la sicurezza della propria lingua e via dicendo. Ed ho iniziato a vivere sul serio. Forse sono anche più folle e instabile di quanto non fossi prima, ma indubbiamente i miei 1857 giorni da residente all'estero sono stati pieni, tutti da ricordare. Passando per le lacrime, lo sconforto, la rabbia, la gioia, la soddisfazione e la nostalgia. In questi anni ho sicuramente imparato nuove lingue e migliorato quelle che conoscevo già, ma allo stesso tempo non posso dire di essere in grado di parlarne alcuna, balbettandone appena la maggior parte. Comprendo quasi tutto, però. Questo è già un grande successo.

Tornare periodicamente in vacanza al paese natale fa uno strano effetto, perché sembra che la vita vissuta lì sia frutto di un sogno, sia talmente lontana nel tempo da essere stata immaginata e non reale. Questo vale anche per gli anni a Vienna, con cui ho riempito queste pagine, ma pure per il primo anno a Bxl, pieno di risentimento per la città (immutato!) e di disagi per la casa (su questo almeno la situazione è migliorata). Ma davvero organizzavo feste nel monolocale dello studentato di Vienna ove ho vissuto per 3 anni cucinando per 8-10 persone? E tutti i lunedì insegnavo teoria e solfeggio a 4 classi di ragazzini nel paese vicino? E uscivo la sera con gli amici, giocando a monopoli fino alle 2 di notte e poi la mattina dopo alle 8 ero in chiesa per suonare messa? E pedalavo sul selciato scivoloso di Vienna alla sera dopo il lavoro per andare alle prove del coro luterano? E prendevo la cuccetta e mi facevo 12h di treno per tornare a casa per un weekend? E portavo avanti un dottorato con altri 11 colleghi in uno stanzone che era adibito ad analisi radiologiche, con un computer comprato a mie spese? E suonavo gratis per la chiesa di lingua tedesca? Un momento, questo lo faccio ancora, anche a Bxl :D

Mi piacerebbe poter ricordare qui tutte le persone che ho incontrato in questi anni, ma sarebbe impossibile. Con alcune ho potuto fare un pezzo di strada, più o meno lungo, ma altre hanno rappresentato brevissimi incontri, eppure hanno lasciato qualcosa lo stesso. Proprio oggi, in ufficio abbiamo salutato il collega americano. A Vienna ho partecipato a parecchie feste di saluto, fino ad organizzare la mia. Un giorno lascerò anch'io Bxl. Di nuovo. Verso altri lidi. Chissà dove. A Padova era tutto un po' più stabile, almeno così sembrava perché ne osservavo la lenta evoluzione ogni giorno. Dopo la mia partenza ho perso un po' i contatti ed ora mi sembra cambiata. Ho perso i miei riferimenti. In ogni caso, ovunque vada, una cosa non cambierà mai: la gente continua a fermarmi per chiedermi indicazioni stradali!

Il punto informazioni festeggia in solitaria, rimandando ulteriori celebrazioni al primo decennale, o al rientro in patria (chissà!), o alla prossima emigrazione, o all'acquisizione di una cittadinanza diversa da quella italiana. À bientôt! Tot ziens! A presto! Bis bald! See you soon!

Thursday, January 29, 2015

Respect!

A short business trip to London has provided the opportunity to think about the lack of respect I experience since in Belgium. On the train, I was sitting next to a lady, who for the whole journey (2hrs) has chewed spicy and smelling chicken and did phone calls. She did not care of a possible allergy of her neighbour, of the will to sleep of other passengers (it was after 10 pm), and of the unpleasant smell (that I'd have greatly appreciated in an ethnic restaurant, but not on an evening train). When I boarded the bus at the station, the driver was standing in front of the door, smoking and chatting with a friend. He didn’t notice that the smoke was filling also the bus. There are hundreds of episodes like these ones. I still remember the noisy girls on the airplane to Morocco, who drank champagne, laughed, and flirted with the crew, wearing shorts and tops, not considering the restrictions of the visiting country and the desire of quietness of the other guests. There is also my neighbour, who listens to music in the middle of the night or makes noise when he is back home at 1-2 am in week-days. Obviously he doesn't have to wake up early in the morning for going to work.

Luckily not all Belgians are like that. As well as for Italians. I like the respect showed in Japan. Some friends said that it’s just hypocrisy. Perhaps they are right, I don’t mind. I’m respected, that’s enough. They respect each others, even controlling their natural needs (sneezing requires apology, water-sound is provided in the toilets, etc.). They respect also the environment. In Belgium, I’ve boarded trains and trams as dirty as after a party. I don’t expect someone cleaning everything, I want people learn to hold themselves from throwing garbage in the very spot they are. Very often it is almost impossible getting off the train, because people want to get in or just stand in front of the door. Is this something that has to be taught? It's the common sense. It's just respect!

These are Belgians, but Italians are not much different. Recently a discussion came out about which language is spoken in an international community, such as a shared apartment in town. Many Italians were proud to admit that they speak Italian between them, even if foreigners or locals are present. They said that Belgians do the same with their own languages. This is only partially true, because my Flemish colleagues always speak English, even if I’m the only foreigner joining the group for an evening beer. For French-speaking colleagues this might be more difficult, but at least they try or apologise for talking in French. Speaking a common language is the best way to show respect to the others.

By time to time, STIB/MIVB (local transportation company) promotes “show respect” campaigns, with colourful bracelets or pins and inviting people to greet the bus/tram drivers. Honestly I don’t need this fake attitude. I’m grateful to drivers when they see someone running and wait for him/her, when they inform the passengers about issues or changes, when they help disabled or old people and parents with heavy strollers, etc. On the contrary, I hate them when they keep talking at the phone or listening to the radio (hearable in the whole bus/tram), when they close the doors while people are still getting off, when they stop far from the sidewalk and in front of a puddle, when they pretend to understand only French, etc. Respect should be shown from both sides!

Honestly I must admit I have noticed an overall lack of respect. Everyone thinks to his rights and not what might bother the others. Freedom doesn’t mean “I do whatever I want”, but “I have the possibility to do what I like and that doesn’t bother or hurt anyone else”. The recent attack at the satyrical magazine “Charlie Hebdo” in Paris has raised the protest “Je suis Charlie!” in name of the press freedom. NO! Je ne suis pas Charlie. I’m not Charlie. I’m sorry for the killed people and their family, but that magazine has never respected anyone else. That's not a justification for violence. Lack of respect cannot be paid back with even worse lack of respect. However, satire is ridiculing politicians and important contemporary people, for what they do on duty, not for their possible physical deficiency, and not having fun of myths and religions. This is as disrespectful as censorship itself! Will we ever learn to respect our brothers, our Earth, shared places, public transits, etc? It costs almost nothing, just a bit of effort.




Sunday, January 11, 2015

Istantanee dal Nordest

10 anni e non mostrarli
Ennesimo incontro con i compagni di uni, nel decennale dalla laurea. Stavolta in un ristorante dalle porzioni vergognosamente esagerate e dai prezzi incredibilmente economici in quel di Gorizia. La combinazione perfetta per (ancora) giovani geologi.

Sono partita al mattino, prendendo un treno come ho fatto quotidianamente per 19 anni (da 11 a 30 di età). C’era proprio la stessa nebbia che penetra nelle ossa e dà una sensazione di freddo che nessun giaccone può frenare. “La nebbia agli irti colli piovigginando sale” recitava una poesia studiata alle elementari (“San Martino” di G. Carducci).

Non so se per fortuito caso o per effettivo miglioramento, ma ho trovato il servizio ferroviario più efficiente di quanto l’avessi lasciato. Il treno è arrivato in orario, c’era posto per sedersi e gli ambienti erano puliti, infine le stazioni erano annunciate a mezzo altoparlante. Destinazione Dolo, ove un altro collega emigrato è passato a prendermi, con l’auto targata Berlino. Qualche decina di km più a est ci siamo ricongiunti con una parte sostanziosa del gruppo che arrivava da ogni parte del Veneto e del Friuli, ancora un po’ di strada e chiacchiere ed i nostri stomachi ci sono riempiti all’inverosimile con primi e secondi di tradizione di confine.

Al ritorno una delle più belle sorprese di sempre: la neve. Abbondante, copiosa, soffice. Ed il traffico bloccato da inesperti autisti e spericolati camionisti dell’Est. Peccato dover aspettare almeno un anno per rivedere i compagni di uni. Ormai in maggioranza sposati e quindi meno disponibili a questi incontri, ma tornati studenti in pochi minuti di conversazione.

Dal virtuale al reale

Altro giorno, altro viaggio. Stavolta verso un paese del bolognese per conoscere di persona un amico “di penna”, come si diceva una volta, o meglio di “social” grazie a Facebook, Skype, mail ed un’associazione di organisti liturgici in Italia. Mi sono goduta un sacco il viaggio in treno, confermando la mia impressione positiva sul miglioramento delle ferrovie. I colli da cui provengo come quelli attorno a Bologna erano ben imbiancati ed il sole dominava.

La giornata è trascorsa allegramente, prima “giocando” (come dicono francesi, inglesi e tedeschi) all’organo e poi conversando amabilmente in famiglia davanti ad un buon piatto. Il tempo è volato ed è stata l’ora di tornare indietro. Treni puntuali e caldi come all’andata, la stazione di Bologna nel solito caos, il tramonto rossastro sui colli ed il freddo pungente ad accogliermi al mio paesino, già addormentato alle 19.

Il mare d'inverno e la montagna d'estate
Non potevano mancare i tradizionali giri con i miei ai due estremi della pianura veneta: il mare Adriatico e l'Altipiano. Nel primo caso abbiamo trovato una bella nevicata in corso. Fantastico! Vedere la spiaggia imbiancata con il mare in tempesta non ha prezzo. Il tutto illuminato da un pallido sole nel pomeriggio. La gita in montagna ci invece regalato una giornata di sole. Abbiamo spazzato la poca neve e poi ci siamo goduti il caldo della stufa a legna, le passeggiate in paese e nel bosco ed una mostra di presepi.

Follie musicali
Come ai vecchi tempi, non mi sono persa la serata con gli amici del conservatorio. A casa di un'amica, il momento di suonare è stato il più entusiasmante. Abbiamo formato un ensemble improvvisato, con due violini, un violoncello, una chitarra ed il pianoforte (la sottoscritta, alquanto arrugginita nel compito di continuista). Una violinista aveva portato delle composizioni barocche per ensemble strumentali (sicuramente non come il nostro... per cominciare ci sarebbe voluto un clavicembalo per il basso continuo e la chitarra avrebbe dovuto essere un liuto e dedicarsi pure al b.c. invece di fare la parte del secondo tenore) e ci siamo divertiti un mondo a leggerle così com'erano scritte e poi cambiando modo, da maggiore a minore e viceversa. Suonavano benissimo egualmente. Un'oretta di spensieratezza come bambini in età prescolare. Stress, preoccupazioni per il futuro, disagi della vita all'estera (un altro amico del gruppo condivide questa situazione ed una terza sta per partire), etc. sono svaniti nell'attenzione di leggere uno spartito mai visto prima cercando di andar d'accordo con gli altri.

Natale con i tuoi, Capodanno pure
Non è una lamentela, mi sono goduta ogni istante in famiglia. Dal fare dolci e biscotti la vigilia seguendo ricette tedesche alle passeggiate sui colli illuminati dalla luce del tramonto. Comprese le ore a giocare con il micio (non si stanca mai!!!). All'arrivo la valigia semi-vuota, con solamente qualche regalino, al ritorno quasi al peso limite consentivo, piena di cose buone di casa, prevalentemente da mangiare. Ormai è diventata una tradizione. Questo è stato il quinto Natale in patria da quando sono emigrata. Cinque anni di viaggi in treno o aereo per superare le Alpi imbiancate all'inizio dell'inverno.

L'ultima sera ho ripreso una fuga per organo che non suonavo da anni. Bach, ovviamente. Alcuni passaggi mi erano rimasti nelle mani (e nei piedi) ma altri sembravano nuovi. Mentre suonavo mi sono tornati in mente tutti gli anni nel mio paesino, specialmente gli ultimi. La quotidianità persa per sempre. Fatta di corse in auto per raggiungere le chiese ove suonavo o la scuola di musica ove insegnavo, di treni avvolti nella nebbia per raggiungere uno scalcagnato ma sorprendentemente ammirevole dipartimento, di cene e migliaia di istanti in famiglia, discutendo di tutto e riportando alla giusta dimensione i piccoli problemi quotidiani. Tutto questo è diventato un ricordo che non potrà più tornare indietro. Così mi sono tornate le lacrime, come le note che da tempo non suonavo. Quant'era che non piangevo? A Bxl passa dalla rabbia allo sconforto, ma le lacrime erano superate da un po'. Fa bene piangere. Si potrebbe dire che non ci sia motivo di rimpiangere il passato, perché in questi cinque anni all'estero ho imparato molto ed ho fatto esperienze che non avrei nemmeno immaginato rimanendo nella nebbiosa provincia. Vero! Ciò non toglie, però, la sensazione di aver perso qualcosa nella frenesia della vita "fuori".

Periodo di festa terminato, sono tornata alla grigia Bxl. Al solito, il ritorno non è stato dei più allegri, con vento contrario, ritardi, coincidenze perse, piccoli incidenti casalinghi, negozi poco collaborativi e via dicendo. Su tutto l'ombra della necessità di trovare un altro lavoro da qualche parte, sperando di rimaner in Europa e magari avere un contratto un po' più lungo di quelli avuti sinora, con la consapevolezza che probabilmente nemmeno Bxl è la mia destinazione e che prima o poi dovrò affrontare un nuovo trasloco ed un nuovo party d'addio con gli amici locali.

Sunday, December 21, 2014

Berlino mordi e fuggi

Pensavo di godermi due settimane di riposo a Bxl prima di prendere un altro aereo per tornare dai miei per le feste, invece, inaspettatamente, ho dovuto volare a Berlino. Andare a Berlino è sempre un piacere. L’occasione è stata particolarmente interessante perché selezionata per un colloquio di lavoro. Comunque vada, imparerò molto da questa esperienza.

Tuttavia arrivare a Berlino è stata un’avventura. Causa sciopero nazionale ho dovuto anticipare il volo alla domenica. Il venerdì precedente mi comunicano che il mio volo è stato cancellato e devo richiamare per trovare una soluzione. Alla fine ho volato 2h prima del previsto, praticamente correndo dalla chiesa tedesca ove ho suonato fino all’aeroporto. L’aereo è partito in ritardo perché un passeggero non si è presentato ed hanno dovuto scaricarne il bagaglio. All’arrivo a Tegel si è manifestato un problema con la porta per cui hanno spostato il velivolo di pochi cm per 3 volte prima di riuscire a farci sbarcare. Mi domando se non siano tutti segnali da parte del Belgio che voglia trattenermi. Se così fosse… basterebbe approvare una richiesta fondi e non me ne andrei di sicuro. Ma forse si tratta di mera inefficienza o della solita “fortuna” nei viaggi.

Lunedì 15, mentre il Belgio intero era bloccato da uno sciopero nazionale, la sottoscritta era bellamente a Berlino. A lavorare in una fredda stanza d’albergo con vista sui tetti della città, con un cielo plumbeo a far da sfondo e con un delizioso falafel nello stomaco. Ad un certo punto non ho retto più il silenzio che mi circondava (come in Giappone, sola e senza segni di vita dal resto del mondo che non siano tramite rete) ed ho messo un po’ di musica. Beethoven. La scelta migliore per la tempesta di sentimenti contrastanti che mi agitavano.

Il giorno dopo, dopo l’istruttivo colloquio ed una altrettanto interessante chiacchierata con un collega, mi sono concessa una breve passeggiata per mercatini di Natale. Ormai ne fanno anche a Bxl, ma l’atmosfera magica dei paesi germanofoni è unica. Ad Alexanderplatz c’era persino un’enorme torre dell’Erzgebirge. Di fronte al Rotes Rathaus ho trovato un signore in uniforme da soldato prussiano che cantava vecchie canzoni accompagnandosi con un organetto. L’odore di spezie di Glühwein e Punsch, misto al profumo di freddo (minacciava neve), inebriava anche senza bere una delle decine di varianti di queste bevande alcoliche. Merletti di Plauen (città natale di Karl Richter, la persona che mi ha fatto innamorare dell’organo a canne e di Bach), cuori di pasta di sale bavaresi, mini-torri dell’Erzgebirge, decorazioni ad uncinetto fatte a mano, presepi di legno, etc. Non inizio nemmeno la lista del cibo. C’era da perdersi!


Berlino era piena di turisti. In centro si sentivano molte lingue, quasi come a Bxl, ma mi ha sorpreso la quantità di giovani italiani. Erano turisti o migranti del lavoro? In questi ultimi anni ogni posto in cui sono stata ho assistito ad una vera e propria emigrazione di massa dal Bel Paese. A Natale non sarò l’unica a prendere un aereo o un treno verso sud, per ricongiungermi alla famiglia per le feste. Nonostante la gioia per il fatto di non essere sola in questa esperienza, non posso esimermi da un senso di preoccupata tristezza per la necessità che abbiamo di lasciare l’Italia e per la quasi impossibilità di farvi ritorno per trovarvi lavoro.

P.S. Nonostante una buona presentazione, un altro candidato è stato scelto per il posto a Berlino. Amen. Si continua a provare. 

Monday, December 8, 2014

Japan 3.0 - Second week

Sad weekend

I had great expectation and plans for the weekend, but finally I had to spend most of the time in my room. What’s happened? I didn't feel well and I preferred withdrawing my plans and taking care of myself. Although I have a private insurance, other than that provided by the university, I wouldn't try if it works, running into a Japanese hospital for an urgent surgery. However, it has been really sad having to cancel the meeting with local friends, who I don’t see since more than a year.

IKEA chopsticks
I had anyway the chance to visit the IKEA in Tachikawa, which was under construction last year. It’s exactly as any other IKEA in Europe, but it sells also bamboo bowls and chopsticks sets. My boss and colleagues from Belgium arrived between Saturday and Sunday and my loneliness finally became bearable.

Second week
The second week of my stay was motivated by a kind of small conference. This is why my colleagues have joined. I’ve repeated the talk I gave in Casablanca, but with one of the possible reviewers of the paper in the room. As in Casablanca, I shared the honour to chair a session with another girl, this time a sweet Japanese scientist.

Unfortunately I missed the second day of the symposium due to the visit to a local hospital. I wasn't feeling any better and the Belgian insurance recommended to see a doctor before boarding an airplane for 13 hrs. A very kind Japanese lady helped me, both supporting and translating. Surprisingly almost none spoke English in the hospital. I don’t want to tell here the whole story, but just that the diagnosis was… not determined, for sure nothing really bad. Good news! Even if I continued to feel sick without knowing the reason. Despite the high cost (perhaps not covered by the insurance, but who cares about money in matter of health?), this was an interesting experience. I’m sorry for the comparison, but I must admit that Japanese hospitals are much better than those in Padova I had experience of.

Despite the situation, I had the opportunity to laugh sincerely thanks to a couple of Italian friends and colleagues, one in Japan and one recently moved to Brunei, which is thousands km far away but only 1 hour difference in time. On Friday I felt a bit better and I joined the final dinner with an important Japanese professor in a luxury Chinese restaurant (I ate almost nothing but it was important to be there). Lovely! Mixing science and food culture, origami (one of my hobbies) and plans for collaborations. This is how conference dinners should be.

The last weekend
Three friends of mine and a colleague were in town on Saturday and I couldn't miss also this opportunity. I felt definitely better so I decided to go to Tokyo to meet them. Finally one of the friends couldn't make it and I had only a couple of hours for chatting with friends that I didn't see since long time, but it was wonderful anyway. My Japanese friend is pregnant for the second time and her older daughter is growing pretty well. The italian friend is trying to come back to Europe. The colleague won't be seen in Brussels for months. Well, I hope to meet all of them again in Europe next time!

In the afternoon I cleaned the apartment where I stayed and packed my stuff. Ready for the last short night in hotel, thanks to my boss, before flying… back. Home? Well, I’ve already discussed this point. I don’t know yet if Brussels is my home, at moment this is very unlikely and not for my will (no hopes of extra funding). The flight went smooth and I enjoyed old and new movies, traditional Bach’s Christmas Oratorio and a glass of wine. As usual I got checked in Frankfurt (I know… I look too mediterranean). It was difficult to stay awake waiting for the connecting flight, but at 8 pm I was already in my bed, in Brussels.

Conclusion

Although sick for half of the time, I loved my stay in Japan. The colors of a late autumn in the gardens, the blue sky, the snow cap on the Fujiyama, the smiling people. I look forward to going back, soon or later.