Wednesday, July 1, 2009

magia dell'Altipiano

In tema d'egoismo, mi sono presa due giorni per raggiungere i miei in Altopiano e poter lavorare al fresco. La fuga dall'afa della pianura è stata, come il solito, un'odissea. La partenza dopo un pranzo frettoloso, il treno con temperature da freezer, l'attesa della coincidenza in una soffocante stazione di Padova, altro treno congelatore, altra attesa deodorata dagli scarichi degli autobus ed infine 2 ore di paesetti e tornanti (solo l'ultima mezz'ora).


Non è la prima volta che soggiorno in Altopiano, sempre fantastico e sottovalutato sia dal lato Veneto sia dal lato Trentino, anche se devo ammettere che i Trentini sanno valorizzare meglio le proprie risorse con strade ben asfaltate, marciapiedi curati e numerosi sentieri segnalati. L'altopiano è tristemente famoso soprattutto per essere stato teatro della I guerra mondiale e proprio ove ora c'è il confine di regione un secolo fa correva il confine tra Impero Austro-ungarico e Regno d'Italia. Le vestigia di quel conflitto decorano il perimetro verso la pianura veneta e pure se non tutte trasformate in musei sono meta di numerosi escursionisti. 

La magia dell'Altopiano, d'estate e d'inverno, si avverte nei boschi. Basta allontanarsi di pochi passi dalla strada asfaltata per trovarsi improvvisamente lontani dalla civiltà, per udire solo cuculi ed altre centinaia di uccelli di cui non conosco il nome ed il verso, per perdersi in mezzo agli alberi ove spesso affiora qualche frammento di storia geologica quasi nascosto dalla vegetazione. Il tempo si ferma e sembra di sentire le voci dei soldati austriaci ed italiani che attendevano pazientemente una scaramuccia o i rumori della produzione del formaggio (ved. zona del Vezzena, non solo Asiago) o dei mulini (ved. Buse).

In questa estrema propaggine dell'Altopiano in cui mi trovo, in una sella tra la valle dell'Astico e la Valsugana, basta aprire le finestre per vedere scoiattoli, lepri e caprioli. Una passeggiata nel bosco si è tradotta in una scorpacciata di dolcissime fragoline. Un'altra camminata ed ho ripassato la geologia della zona (tra le sequenze giurassiche ed i porfidi). Ahimè, la chiesa è in restauro e con essa l'organo storico, altrimenti l'alienazione sarebbe stata completa. 

La tecnologia di questo portatile e dell'immancabile telefono cellulare mi ha rimesso in contatto con il mondo. Mi spiace che questo posto sia così poco considerato a favore di ben altre mete montuose. Qui si riempie solo a Ferragosto ed a Capodanno, ora i paesi sono morti, con centinaia di case per ferie chiuse. I villeggianti biennali vengono per pochi giorni cercando più il frastuono delle feste che la pace dei boschi. Non sanno cosa si perdono, poveretti. Egoisticamente, però, mi fa piacere, perché solo nel silenzio e nella solitudine si possono apprezzare le magiche atmosfere descritte da Mario Rigoni Stern!

P.S. Peccato, non ho con me le foto, anche se nessuna immagine rende l'atmosfera come esserci!

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