Wednesday, December 30, 2015

Il basalto di Goethe

Per Natale sono tornata a casa, dai miei, come tradizione. Sfogliando vecchie carte sulla mia scrivania, mi sono imbattuta in ritagli di giornali dei tempi del liceo e dell’università, in particolare uno mi ha colpito. Così, invece di raccontare di questi giorni a casa, tra la nebbia al mare alla neve in pianura, solenni abbuffate, programmi a lungo termine che non si sa se si potranno realizzare, giochi con il micio, messe varie, incontri con amici, tristi notizie, etc. traduco e riassumo un curioso articoletto che trovai su EOS (vol. 87, n. 26, p. 256, 2006) a proposito di Goethe (e te pareva che non c’entrava il tedesco?), la geologia e gli Stati Uniti, a firma di David P. Stern.

Mia madre, nata sotto l’imperatore d’Austria e morta a New York, spesso citava un verso che attribuiva al celeberrimo poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe. “Amerika, du hast es besser/hast keine Basalte und keine Schlösser” ossia, America, tu hai il meglio, nessun basalto e nessun castello. Lei diceva che per un poeta tedesco come Goethe l’America nel 1800 rappresentava una speranza per il futuro, un posto libero dal peso storico dei signorotti feudali guerrafondai dell’Europa, dalle guerre prive di senso e dai conflitti religiosi. -Ma che c’entrano i basalti?- domandavo - Il basalto è un tipo di roccia. Forse Goethe intendeva un’altra parola, tipo palazzi, in contrapposizione ai castelli?- 

Dimensioni delle colonne, ne vogliamo parlare?
La sottoscritta sull'isola di Staffa, Scozia.
Venne fuori che la poesia di Goethe era sì un po’ diversa, ma usava proprio la parola basalti. “Den Vereinigten Staten/Amerika, du hast es besser/als unser Kontinent, das alte, /hast keine verfallenen Schlösser/und keine Basalte./Dich stört nicht im Inneren/zu lebendiger Zeit/unnützes Erinnern/und vergeblicher Streit. (Parafrasando: America, tu sei messa meglio del nostro vecchio continente. Non hai rovine di castelli in decadimento e non hai basalti. Non sembri essere distolta dagli eventi presenti da memorie senza senso ed inutili litigi).

Goethe voleva veramente parlare della nera roccia vulcanica? Apparentemente sì. Oltre ad essere un importante scrittore e poeta tedesco dell’epoca, Goethe era appassionato di geologia. In quel tempo, in Germania, la geologia era prevalentemente concentrata sulle necessità estrattive e nel 1777 Goethe fu assunto come capo della commissione mineraria a Weimar. Collezionava pure minerali. La stratificazione osservata in molte rocce aveva portato i primi studiosi di scienze della Terra a dedurre che tali rocce si erano formate in antichi oceani, come supportato dal ritrovamento di fossili marini. Una figura trainante nella geologia all’epoca di Goethe, Abraham Gottlob Werner, un docente dell’accademia mineraria della Sassonia, arrivò a sostenere che tutte le rocce si fossero formate in tal modo, anche i basalti ed i graniti. In realtà, l’esperienza di terreno di Werner era limitata localmente, ma le sue eloquenti spiegazioni convinsero molti della sua teoria “Nettuniana”. Sul vulcanismo egli ipotizzava che fosse un fenomeno piuttosto superficiale, probabilmente rifornito dalla combustione di carbone. I suoi sostenitori portavano ad esempio livelli di basalto nella “Selciato del Gigante” in Irlanda, fossili intrappolati in alcuni basalti e livelli che sono stati modificati da altri processi, come ora sappiamo.

Werner era l’antagonista dei “Plutonisti” o “Vulcanisti” capeggiati tra gli altri dal geologo scozzese James Hutton e dall'ex-studente di Werner, Alexander von Humboldt. Hutton e Humboldt dichiaravano che alcune rocce, in particolare i basalti, uscivano dal suolo già fuse. Nella calda discussione, Goethe era più o meno un sostenitore dei Nettunisti, preferendo processi lunghi lenti sulla teoria dei Vulcanisti delle rapide eruzioni; potrebbe essere stato parte del suo atteggiamento filosofico, che lo portò pure a contrastare la rivoluzione francese. Discusse la teoria dei Nettunisti con Humboldt nel 1823 e di nuovo nel 1831, non molto prima della sua morte. Per allora la maggior parte dei geologi aveva accettato la prova che il basalto era effusivo e non sedimentario.
Goethe pubblicò tra il 1779 ed il 1780 “Proposte di confronto che possono trovare d’accordo Vulcanisti e Nettunisti sull’origine del basalto”. In seguito visitò alcune delle prove, sul Vesuvio, e raccogliendo informazioni su esso e sull’Etna. Forse il verso “inutili discussioni” rappresenta il desiderio di Goethe di sottrarsi dall’intero dibattito.

La poesia è forse volutamente ambigua. Ed è pure errata. Gli Stati Uniti saranno anche liberi dall’eredità violenta che ha animato l’Europa, ma non sono privi di basalti. Se Goethe avesse saputo dei grandi depositi di lava nell’ovest, o dell’enorme affioramento della Torre del Diavolo in Wyoming (ove le dimensioni delle colonne superano quelle del Selciato del Gigante), forse avrebbe scelto parole diverse.”

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