Dopo il convegno a Berlino, mi sono concessa una bella vacanza come un tempo, ossia con i miei, in montagna, in Italia e raggiungendo in treno la meta prescelta. Mi piace volare, ma andare in aeroporto è una scocciatura non da poco. Ore di anticipo perché non si sa mai. Code interminabili (in Italia e Belgio), disorganizzate e dominate dai furbetti. Controlli di sicurezza alla carlona oppure ingiustificatamente scrupolosi. Attese eterne in terminal rumorosi e magari con poche sedie. Costi assurdi di panini smilzi e mini-bottigliette d'acqua. No! Infinitamente meglio viaggiare in treno. Non importa se ci si impiega 8h per raggiungere una località che dista solo 1h di volo. In treno si può ammirare il panorama, dormire, leggere, scrivere, lavorare al computer, ferri o uncinetto, ascoltare musica, mangiare e bere quel che si è portato da casa, passeggiare lungo il corridoio e magari pure scambiare una parola con gli altri passeggeri. Le mie esperienze con i treni austriaci sono state sempre ottime dal punto di vista del trasporto, ma povere in termini di conversazione. Mi è stato rivolto verbo solo da non viennesi, meglio poi se stranieri del tutto. Stavolta il viaggio in treno ha riservato due incontri degni di nota. All'andata una coppia austriaca in bici che parlava un dialetto a me difficile da comprendere (Voralberg) ma che scherzava cordialmente, al ritorno una famiglia romana che si scontrava con la barriera linguistica e culturale una volta varcato il confine.
Cimitero austro-ungarico in territorio italiano. |
La vacanza è stata praticamente perfetta. L'ottimo meteo ha permesso di passeggiare a lungo, scoprendo nuovi sentieri e tragitti, mentre gli ottimi pasti e le lunghe chiacchierate in famiglia sono state deliziate dal rapporto sempre più stretto col micio di casa. L'Austria era onnipresente pure qui, non tanto per il lavoro (che avrei voluto svolgere ma che ho bellamente ignorato), ma quanto per le bandiere, cimiteri di guerra, ex-ospedali, trincee e monumenti. Questo era il confine prima del conflitto mondiale del '14-'18. Una corsa al paese d'origine, in pianura, ha ricordato quanto sia difficilmente sopportabile il caldo estivo laggiù, come testimoniato da qualche beccone di zanzara diurna.
Il giorno del ritorno è stato scandito dalle notizie dal centro Italia con gli effetti devastanti di un sisma di "moderata" intensità in una zona ad elevato rischio sismico. Passavano i giorni ed i bilanci peggioravano. Dopo L'Aquila non abbiamo dunque imparato nulla? Scuole ed ospedali crollati o danneggiati, proprio gli edifici che dovrebbero fare da supporto in situazioni simili. Poi sono iniziate le bufale e le truffe. Possibile che si debba speculare così sul dolore della gente? Poi sono spuntate le interpretazioni soprannaturali dell'evento (punizione divina per le recenti leggi sulle unioni civili). Se fosse così, l'Olanda, orgogliosa del proprio ateismo, dovrebbe essere stata rasa al suolo da tempo. Un evento drammatico che ha risvegliato anche il peggio dell'Italiano. Una generale mancanza di rispetto per le numerose vittime. Per fortuna ci sono storie bellissime di onestà e solidarietà e la maggioranza di noi italiani non è come quel tipo che è partito da Napoli per andare a rubare nelle case abbandonate in fretta e furia la notte del sisma. Come Italiani, però, non ne usciamo bene comunque. Un paese sulla carta evoluto, civilizzato, tra i primi al mondo, ma che è messo in ginocchio da un terremoto che tutto sommato si sapeva sarebbe potuto accadere. Al momento si contano quasi 300 morti. Da geologa mi fa ancor più rabbia vedere per l'ennesima volta la corsa all'opinione dell'esperto DOPO il danno, mentre PRIMA si sono tagliati i fondi per la ricerca nel settore e si sono praticamente ignorati gli appelli di chi ci lavora (vedi mappe rischio sismico). Stavolta siamo tutti responsabili, lasciando andare un paese allo sfascio. È colpa anche nostra se in una terra ad alto rischio sismico, vulcanico ed idro-geologico non s'investa sulla prevenzione e la ricerca. È colpa nostra se continuiamo a votare le promesse elettorali e poi non pretendiamo vengano mantenute. È colpa nostra se aspettiamo che sia lo Stato a pagare per i danni dovuti anche alla nostra ignoranza o pigrizia o superbia (penso ai lavori abusivi) ma poi ammettiamo che qualcuno ci speculi sopra e ci guadagni a spese di tutti. Dopo gli attentati in Belgio ed in Francia è stato detto che un po' se l'erano cercata. Ebbene, credo che allo stesso modo loro possano dire che ora noi questa tragedia un po' ce la siamo voluta. Non possiamo (ancora) prevedere esattamente quando un terremoto avverrà, ma conoscendo la zona possiamo e dobbiamo prevenirne i danni.
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