La sottoscritta si è dilettata di teatro in gioventù, ma finora si era avventurata nei mezzi di comunicazioni di massa solo con qualche intervista radiofonica, in diretta per stazioni locali (a Vienna ed a Bxl) e registrata per una trasmissione nazionale (Radio24). Poi un giorno un altro italiano pubblicizza su Fb l'annuncio di una produzione austriaca che cerca comparse italiane per un documentario storico ambientato nel nostro paese. Beh, sono italiana, sono a Vienna, sono curiosa... proviamo! Così ho fatto ed incredibilmente mi hanno presa per interpretare una popolana al mercato.
La prova costumi si è svolta in una calda domenica estiva in centro. Me la sono cavata presto, soprattutto per quanto riguarda il "trucco e parrucco": avendo i capelli corti hanno optato per un fazzoletto sul capo. Le riprese, invece, sono partite una settimana dopo, all'inizio di un lungo e caldo settembre, allo Schloß Neugebäude. La faccenda vestizione è durata di più, perché le truccatrici non si sono limitate a mettermi il fazzoletto in testa, ma hanno provveduto a fissarlo con delle forcine, ad incollare i capelli in posizione, a fermare le ciocche con delle molle (sì, molle, come quelle dentro le biro a scatto, non mollette tradizionali). Una giornata intera per pochi minuti di filmato conclusivo, per cui cibo e bevande erano a nostra disposizione in qualsiasi momento. E lunghe panche ove sedersi, perché con quegli abiti si occupano i posti di due persone e ci si stanca pure a restare in piedi dato il peso. Le ragazze erano in maggioranza italiane e del nord. I ragazzi, a parte alcune eccezioni italiane o austriache, venivano da un'agenzia slovacca. Ho fatto nuove conoscenze, tra cui una violinista di cui parlo qui. Tutti sembravamo molto più belli con i costumi dell'epoca. Giusto! L'epoca. Il gruppo cui appartenevo rappresentava fine 1500, prima di noi c'era il 1400 e dopo di noi metà 1700. Il nostro turno è stato fortunato, ci hanno tenuto lì "solo" dalle 9 alle 19. Abbiamo inscenato un mercato, di giorno, tutto ricreato in una cantina, con luci che sembravano raggi di sole tra bancarelle e ciottolato, senza dimenticare la nebbia finta. Onestamente un po' distante dalla mia impressione del posto rappresentato, per tacere del silenzio, decisamente atipico per un mercato italiano, ma sono sicura che il prodotto finale sarà di tutto rispetto. La cura nei dettagli era estrema a mi hanno addirittura coperto i fori per gli orecchini. Alla fine eravamo stanchi morti, fosse solo per il peso dei costumi e per il dover ripetere le stesse azioni per infinite volte.
È stato interessante vedere che il "cinema" funziona proprio come me l'ero immaginato, o come la serie Boris ci aveva fatto intuire. Nel senso che ci vuole un sacco di gente, che le scene vengono ripetute più volte finché il regista è soddisfatto e con diverse posizioni della telecamera per avere un'altra angolazione, che tra luci, costumi, trucco, audio e tecnici alla ripresa si comprende come una produzione anche piccola costi così tanti soldi e che l'assistente alla regia faccia il grosso del lavoro mentre il regista si limiti agli aspetti artistici. E questa è solo una piccola parte. Per il prodotto finale hanno dovuto selezionare le comparse prima, guardando centinaia di candidature (almeno non dovevano provinare di persona gli attori) ed immaginandole nello script e dovranno lavorare settimane sul montaggio, aggiungendo pure la voce del commentatore e delle musiche di sottofondo. Un lavoraccio! Come dicevo, interessante, ma come "attrice", nel senso di colei che fa, preferisco di gran lunga il teatro, ove ci si arrangia un po' per costumi, accessori e trucco, ma quando si comincia si va come un treno fino alla fine, avendo la flessibilità di recuperare improvvisando se ci si dimentica una battuta o l'altro cambia parole. Il teatro regala una forte scarica d'adrenalina ed allo stesso tempo permette di immedesimarsi in un'altra persona. Per quanto ho visto il cinema è diverso. L'attore, stavolta inteso come colui che recita, da un lato è agevolato dalla possibilità di ripetere e di dover imparare a memoria poche scene per volta, ma dall'altro è sminuito dalla ripetizione e dalle scelte del regista. C'è meno spazio per l'improvvisazione e forse anche per l'immedesimazione nel personaggio. Apprezzo il cinema (televisione, etc.), ma preferisco il ruolo di spettatrice.
P.S. Qualche giorno dopo si è manifestata una malattia che mi ha tenuta a casa per un paio di settimane. Per fortuna ho fatto a tempo a fare le riprese e soprattutto senza segni sul volto. Un'altra esperienza singolare nel diario dei ricordi.
No comments:
Post a Comment