Tempo fa, all'inizio della mia esperienza all'estero, scrissi dei problemi incontrati cercando di aggiornare il mio profilo nel sito del MIUR per poter continuare ad essere contattata per supplenze nelle scuole superiori della mia regione. Dopo oltre nove anni dalla mia partenza mi sono ritrovata a litigare nuovamente con quel sito per poter partecipare alla selezione per ottenere l'ASN (abilitazione scientifica nazionale). Recuperare le credenziali per accedere al sito e' stato relativamente facile, nonostante il sistema ricordasse ancora il mio indirizzo mail dell'università di Padova. Ho ricevuto risposta nel giro di qualche ora ed il disguido è stato presto sistemando. Presentare domanda ha richiesto parecchia pazienza, anche per "tradurre" in modo comprensibile sia il linguaggio burocratico dei parametri richiesti, sia le mie esperienze lavorative estere, classificate in inglese quando non in altre lingue (tedesco e fiammingo). Poi c'è stata l'attesa, mesi, esattamente sei. Non contavo di ottenere l'ASN perché dopo il dottorato ho abbandonato il tema di cui mi occupavo per dedicarmi ad un campo difficilmente inquadrabile nei rigidi settori disciplinari descritti dal ministero. Valeva comunque la pena tentare, avendo i titoli per farlo. A sorpresa sono stata abilitata e con giudizi positivi. E' stato un onore.
Ed ora? In teoria, posso concorrere per un posto da prof. associato in tutta Italia, ovviamente nelle discipline in cui sono stata abilitata. Ho trovato un sito ufficiale ove vengono pubblicati i bandi, senza dover scorrere ogni settimana la Gazzetta Ufficiale. Peccato che sembra che il nuovo governo abbia deciso di bloccare le assunzione per tutto il 2019. Se accadesse, non solo non uscirebbero nuovi bandi ma anche perderei un anno di validità dell'abilitazione, che dura sei anni, ossia... se non si viene assunti entro questo termine bisogna ripetere la procedura. Un po' diverso dal sistema austriaco, in cui l'abilitazione è sì un titolo a scadenza, ma che viene automaticamente rinnovato insegnando, almeno all'Università di Vienna. Quindi l'Italia non e' più il paese degli Azzeccagarbugli come l'avevo definito anni fa? Magari! E' uscito un bando per un istituto di ricerca che non e' università. Consta di 45 pagine, di cui le prime 30 almeno sono solo di leggi e commi incomprensibili. Tra le richieste manca il certificato di esistenza in vita che invece trovai in un bando per il CNR e che tanto fece ridere i colleghi di qui. Chi volesse partecipare, leggendo fino in fondo le famigerate 45 pagine, troverebbe tra i possibili mezzi di comunicazione la PEC (e-mail certificata, a pagamento, possibile solo facendola fisicamente in Italia la prima volta e non credo di poterla avere come residente all'estero) o la classica raccomandata con ricevuta di ritorno, in cui fa fede il timbro postale. A metà dicembre ho inviato delle cartoline dal Giappone all'Europa, le colleghe in Austria ed in UK hanno ricevuto le loro già al 2 gennaio, al rientro dopo le feste, mentre in Italia sono arrivate quasi a fine mese. Figurarsi se mi fido di una raccomandata, con tutto quel che costa inviare un plico cartaceo in tale forma, perché vogliono pure il CV in formato europeo (unici in Europa a richiederlo ed a conoscerlo), il quale essendo scritto solo su metà foglio diventerebbe di 50 pagine almeno nel mio caso, anche per la modalità d'inserimento delle esperienze e per gli spazi vuoti previsti.
Bandi a parte, visto che non ho intenzione di tornare in Italia per il momento e che l'abilitazione italiana mi serve principalmente da sprone e da titolo per tentare quella austriaca, non dovrei avvelenarmi il sangue con i normali inghippi italici. Invece ho avuto la bella idea di partecipare ad un convegno nazionale di scienze planetarie, come ho di recente raccontato. Il convegno era a Firenze ma in un campus universitario un po' decentrato. Quando me ne sono resa conto ho dovuto cambiare prenotazione dell'albergo perché altrimenti ogni giorno mi sarei dovuta sorbire almeno 40 minuti di bus. L'organizzazione del convegno, nonostante le migliori intenzioni, è risultata "italiana", dando all'aggettivo il significato di improvvisato e pieno di imprevisti. Da "crucchizzata" ho inviato il mio contributo con largo anticipo sulla scadenza prevista. Il termine e' stato prorogato. Dopo la scadenza della proroga mi contatta l'organizzatore per dirmi che hanno avuto un falso positivo e si sono persi il mio contributo. Peccato fossi già in Italia dai miei ed avessi lasciato il file incriminato nel pc dell'ufficio. Per fortuna ne avevo salvata una copia. Questo scambio di e-mail e' avvenuto la sera dopo le 21 di sabato 22 dicembre. Un tedesco non avrebbe lavorato in tali condizioni, quindi lode all'organizzatore che ha cercato di rimediare ad un problema tecnico dedicando del tempo privato. Il programma e' uscito il 15 gennaio, il convegno è iniziato il 4 febbraio. Se avessi dovuto prenotare un aereo... tanto c'è sempre l'immancabile imprevisto degli scioperi. Il programma era in italiano, con i titoli dei contributi in inglese. Le presentazioni erano in italiano e questo mi ha gettato nel panico, perché sono diventata lenta a parlare la mia lingua in ambito scientifico, non mi vengono più i termini corretti, ammesso di averli mai imparati, avendo cambiato campo di studi. Come mi ha fatto notare una collega tedesca, l'equivalente convegno nazionale in Germania aveva tutti i contributi (almeno il 95%) in inglese, sia perché in Germania ci sono parecchi studenti, dottorandi, ricercatori e persino professori di origine straniera e che non sono fluenti in tedesco e sia perché lo scopo del congresso è anche di attirare ancora di più ricercatori dall'estero. In Italia il provincialismo domina. Insomma, l'internazionalizzazione tanto auspicata resta un'utopia, ma anche semplicemente il funzionamento di un sito o l'incontro tra scienziati, cercando di mettere d'accordo (missione impossibile) un gruppo eterogeneo e polemico.
Venendo dall'estero vivo simili esperienze con sentimenti misti, tra rabbia ed amarezza, rabbia perché persino le cose più semplici diventano complicate ed amarezza perché il potenziale umano è buono ed è un peccato sprecarlo per la burocrazia. In vista del prossimo EGU, convegno che riunisce a Vienna ca. 13000 geologi da tutto il mondo, uno dei miei supervisori di dottorato ha invitato un contributo piuttosto provocatorio, domandandosi come mai l'Italia sia indietro nella ricerca in campo geologico rispetto al resto del mondo. Lui è rientrato da poco dopo un periodo all'estero. L'impatto con la burocrazia che ostacola ogni passo è traumatico. Gli auguro di riuscire a smuovere il sistema, ha tutto il mio appoggio.
No comments:
Post a Comment