Nell'ultimo giorno ufficialmente a casa, prima di riprendere (non si sa per quanto) il quotidiano spostamento casa-uffcio-casa, dedico un post ad un argomento particolare. Da quando si è tutti rinchiusi in casa, capita più spesso di gettare un’occhiata negli appartamenti altrui. Non parlo di spiare i vicini dalla finestra, non mi permetterei mai, inoltre sono orgogliosa delle mie tende. Mi riferisco, invece, alle videochiamate. Persino la Süddeutsche Zeitung ha dedicato un articolo al tema. Non è raro vedere personaggi della TV, del teatro e del mondo musicale rilasciare interviste o recitare/suonare dalla propria abitazione. È stato mostrato di tutto, dalle terrazze assolate alle cantine buie (sì, c’è chi trasmette dalla proprio cantina, forse perché l’acustica è migliore), dai salotti biedermeier a quelli minimalisti ed ipermoderni. Lo sfondo preferito è la classica libreria, per mostrare di essere persone acculturate. Una differenza fondamentale tra italiani e stranieri non è tanto nel modo di arredare il proprio appartamento (alla fine sento prevalentemente mie coetanei che vivono da soli o quasi, quindi tutti fruitori di Ikea e simili), quanto la curiosità ai dettagli nella casa degli altri. Gli italiani (anche maschi) notano e commentano come me lo sfondo degli interlocutori, gli stranieri non si pongono il problema o almeno non lo lasciano trasparire (articolo di costume a parte).
Ovviamente mi sono domandata anche che impressione faccia il mio appartamento nelle videochiamate. L’aspetto più evidente, a mio parere, ma può essere che gli altri non lo notino, è la presenza imponente di lavori artistici ad uncinetto: sulle tende, sui cassetti della libreria, sul divano, sul tavolino della sala, etc. Posso girarmi in tutta la stanza, un lavoro all'uncinetto verrà sicuramente inquadrato. Il secondo aspetto, invece fattomi notare da più d’uno, riguarda i colori vivaci. Rispetto alle librerie Ikea bianche o nere lasciate spoglie, la mia è un tripudio di contrasti, con cassetti arancioni, cimeli di ogni colore e fantasia, decorazioni a maglia, uncinetto e ricamate con colori accesi. Pensando a questo, evito videochiamate di lavoro con sfondi troppo personali. Controllo lo sfondo prima di chiamare, inquadrando in genere qualche parete bianca con al massimo un puzzle paesaggistico, niente di esuberante. Evito anche simboli religiosi, per non urtare l’interlocutore. Nascondo accuratamente stenditoio, aspirapolvere, prodotti per la pulizia e disordine vario, oltre ad evitare assolutamente la camera da letto (amata dagli statunitensi, a quanto sembra) ed il bagno come luogo da cui trasmettere. Questo perché ho un mio appartamento. Se fossi ancora nella casa dei miei (ma non nello stesso appartamento con loro), avrei probabilmente videochiamato dalla cucina o dal salotto (ambienti neutri) o dalla camera, ove si trovava anche la scrivania. Nel caso della camera, però, non avrei inquadrato il letto (troppo privato), bensì l'organo.
Una mia foto di Lochness, circa otto anni fa, uno sfondo ideale. |
Ed i miei amici e conoscenti? Col bel tempo, le terrazze vanno per la maggiore (tra i non italiani e chi si collega con lo smartphone, ovviamente in caso di bel tempo) assieme ai salotti (italiani) o qualsiasi stanza in cui si trovi il computer. Qualcuno forse senza accorgersene mostra i panni stesi sullo sfondo (sempre maschi) e la cosa non mi disturba affatto, anzi mi dà un segno d'intimità con quella persona (anche se si tratta di un prof.) che non si vergogna di far vedere un aspetto privato della propria vita... purché sia completamente vestito, c'è un limite da non oltrepassare, soprattutto in chiamate di lavoro. Alcuni programmi per videochiamate offrono la possibilità di sfocare lo sfondo o di usare immagini a scelta. Finora quasi nessuno dei miei contatti ha sfruttato tale opzione. Forse perché la maggior parte delle mie chiamate erano serie, non c'era tempo per giocare. Le prossime saranno probabilmente dall'ufficio, tra mobili storici e scuri, tranne nel fine settimana, quando solo i parenti stretti e gli amici saranno ammessi nel mio soggiorno multicolore.
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