Sunday, February 7, 2021

Era meglio nel 2019?

Un’amica mi ha scritto che le manca la vita del 2019, anche se di salute stava peggio. La situazione alla lunga sta logorando anche le persone più pazienti. Ciononostante continuo a sostenere che l'Uomo si capace di adattarsi, senza guardarsi indietro con rimpianto. La vita di oggi ha i suoi aspetti positivi, nonostante la pandemia. Sinceramente, non rimpiango la mia vita del 2019. Sicuramente, però, ci sono degli aspetti di "prima" che mi mancano: 
 
  • Viaggi: verso i miei, in vacanza con le amiche, sul terreno, per convegni, per collaborazioni scientifiche; in treno, in aereo, in auto ed in camper. 
  • Convegni in presenza: dall’albergo alle cene al ristorante, dalla sezione poster col bicchiere in mano alle ore di sessioni orali in stanze fredde da aria condizionata; erano occasioni per conoscere altri scienziati, far nascere progetti assieme, confrontarsi su interpretazioni diverse, scambiarsi articoli, etc. 
  • Concerti, opere e rappresentazioni teatrali: vedere un’opera sullo schermo del portatile in streaming non ha lo stesso effetto che respirare la polvere di un teatro, commentando in diretta con il vicino, percependo con tutto il corpo le vibrazioni trasmesse all'aria dagli strumenti, essere avvolti dal suono, ma anche non vedere in primo piano la faccia del cantante, perché la lontananza (e la miopia) favoriscono l’identificazione col personaggio, mentre le smorfie ed il sudore no.
In attesa dell'imbarco.
 La mancanza di tali occasioni ha comunque dei risvolti positivi:
 
  • No viaggi. Risparmio CO2, vedo i miei più spesso tramite Skype, non devo fare la valigia, dormendo in letti diversi dal mio, rimanendo seduta ore ed ore in treno o, peggio, in uno stretto sedile d’aereo, non sono costretta a pensare ove trovare un bagno e poi usarne uno pubblico, e se sono al volante non devo sorbirmi lo stress del traffico o del brutto tempo. 
  • No convegni. Niente alito pesante di qualche collega che alza il gomito o scene imbarazzanti che avrei preferito non vedere, non mi devo sforzare di comprendere l’inglese masticato con pronunce diverse da quelle standard, non mi devo vergognare per la mia stessa pronuncia, ho più tempo per parlare con colleghi internazionali selezionati su argomenti specifici in appuntamenti digitali programmati, non vivo lo stress da prenotazioni di hotel e voli facendo quadrare i conti (ossia gli scarsi fondi a disposizione) e da preparazione poster e ppt.  
  • No teatri. Sono allergica alla polvere, ogni visita in teatro mi causa naso intasato per giorni,  non devo stare ore in piedi senza vedere il palco per poter risparmiare sul biglietto, non ci si accapiglia per un posto con un minimo di visibilità, se devo andare in bagno metto in pausa il video, finalmente vedo cosa succede in scena e con i sottotitoli riesco a seguire anche i testi più complessi, infine l’audio in cuffia rende tutte le sfumature che magari in sala si perdono.



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