Thursday, September 8, 2022

Tempo di elezioni

Da una parte e dall'altra delle Alpi, l'autunno quest'anno porta elezioni, oltre ai rincari di elettricità. gas e carburanti (gli altri si protraggono da mesi ormai e non fanno più notizia). In Italia si vota per un nuovo parlamento, con una legge elettorale alla prima verifica popolare, in Austria si vota per il presidente della repubblica, che qui viene eletto direttamente dai cittadini (ma conta né più né meno dell'equivalente italiano, invece votato dal parlamento).

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Il plico elettorale per votare via posta, lusso concesso agli Italiani all'estero, non è ancora arrivato, ma mi sono già trovata nella cassetta della posta i primi volantini elettorali. Ogni volta mi domando come abbiano avuto il mio indirizzo. La risposta è banale, tramite il consolato. Il primissimo ad arrivare è stato quello di un candidato di Calenda. Complimenti, almeno per la tempestività. Già mi sono persa nella folla dei partiti di nuova fondazione, nati da suddivisioni di partiti già esistenti. Come ripartizione Europa della circoscrizione estero possiamo eleggere ben 3+1 parlamentari. Wow, 4 in totale divisi tra due camere a rappresentare tutti gli Italiani in Europa. In ogni caso 4 sconosciuti che non hanno idea di come sia vivere all'estero e soprattutto delle differenze di trattamento tra i vari paesi europei. Ha senso votare? Sì, sempre, come ho detto in altri momenti, anche fosse solo per il rispetto per l'opportunità che ci viene data. Razionalmente, però, non ha senso. Costi esorbitanti per appena 4 parlamentari che magari non si faranno mai vedere a Roma.

In Austria, cominciano a comparire i manifesti elettorali. Quest'anno numero record di candidati, ben 7. Ammetto di prenderne in considerazione solo tre: il presidente uscente, dei Verdi, che si ricandida, l'oppositore di destra e l'outsider, un giovane medico-rocker, fondatore del partito della birra, che al di là delle provocazioni ha delle idee serie (ma dovrebbe eventualmente fare il cancelliere, non il presidente della repubblica). I restanti quattro non hanno particolare rilevanza e non arriveranno di sicuro al ballottaggio. In ogni caso, qui non posso votare, nonostante vi ci viva (con un'interruzione) da più di 12 anni ed abbia ottenuto il permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Dovrei prendere la cittadinanza, rinunciando a quella italiana, aspettando tempi burocratici biblici e sborsando qualche migliaio di euro tra traduzioni giurate, documenti autenticati ed autorizzazioni. Il problema è che circa un terzo dei residenti a Vienna non può votare. Nella maggior parte dei casi non si tratta di Turchi, Polacchi o ex-Jugoslavi, ma di Tedeschi di Germania ed altri Europei. I vari partiti politici, a parte la destra, si stanno battendo affinché chi avrebbe le condizioni per chiedere la cittadinanza possa registrarsi per votare, pure non diventando ufficialmente austriaco. 

Tema complesso. Fino a quando dovrebbero avere diritto al voto gli espatriati? È sufficiente avere un passaporto italiano per poter decidere i rappresentanti del paese in cui non si vive più? Lo stesso vale per gli austriaci che da decenni vivono altrove. I tedeschi che non risiedono in Germania per più di 15 anni perdono il diritto di voto e quelli che ancora possono votare devono farlo a proprie spese postali. Giusto per avere un'idea di come funziona più a nord. Non avrebbe più senso poter votare nel paese in cui si vive da tempo? Nella vita quotidiana, sarò più influenzata dalle leggi italiane o da quelle austriache? Pur non sentendomi abbastanza austriaca per diventarlo ufficialmente, seguo più la politica locale di quella italiana ormai. 

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