Pasqua si avvicina rapidamente ed a Vienna spuntano mercatini ovunque, pieni di simboli pasquali la cui origine talvolta non è così ovvia. Per questo ho deciso di tradurre (liberamente e riassumendo un po') questa pagina.
Pasqua
Pasqua è la festa cristiana della resurrezione di Gesù Cristo. Secondo l’antica tradizione cristiana, il terzo giorno dopo la morte, ovvero la domenica seguente il Venerdì Santo. Il nome della festa ed alcuni dei suoi simboli popolari hanno un’origine non cristiana. Tali elementi non cristiani sono stati inglobati dalla Chiesa per facilitare il passaggio alla nuova religione dei popoli pagani.
Pasqua è la festa cristiana della resurrezione di Gesù Cristo. Secondo l’antica tradizione cristiana, il terzo giorno dopo la morte, ovvero la domenica seguente il Venerdì Santo. Il nome della festa ed alcuni dei suoi simboli popolari hanno un’origine non cristiana. Tali elementi non cristiani sono stati inglobati dalla Chiesa per facilitare il passaggio alla nuova religione dei popoli pagani.
Etimologia della parola Pasqua
In Italiano Pasqua, in spagnolo Pascua, in francese Paques, in russo Пасха (paskha), in svedese Paskdagen, in olandese Pasen, in basso-tedesco Pa(a)schen e in islandese Páskar. Nella maggior parte delle lingue la parola “Pasqua” deriva dall’ebraico “Pessach”, che significa letteralmente “camminare su” e “rinnovamento”. Pessach in ebraico o Pascha in aramaico è una delle più importanti feste giudaiche, ricorda l’esodo dall’Egitto e la liberazione degli Israeliti dalla schiavitù, e quindi il loro costituirsi nazione. Nella maggior parte delle lingue slave, Pasqua è detta “grande notte”, per esempio in polacco Wielkanoc, oppure “grande giorno” o resurrezione.
In Italiano Pasqua, in spagnolo Pascua, in francese Paques, in russo Пасха (paskha), in svedese Paskdagen, in olandese Pasen, in basso-tedesco Pa(a)schen e in islandese Páskar. Nella maggior parte delle lingue la parola “Pasqua” deriva dall’ebraico “Pessach”, che significa letteralmente “camminare su” e “rinnovamento”. Pessach in ebraico o Pascha in aramaico è una delle più importanti feste giudaiche, ricorda l’esodo dall’Egitto e la liberazione degli Israeliti dalla schiavitù, e quindi il loro costituirsi nazione. Nella maggior parte delle lingue slave, Pasqua è detta “grande notte”, per esempio in polacco Wielkanoc, oppure “grande giorno” o resurrezione.
Il corrispondente tedesco “Ostern” ed il parente stretto inglese “Easter” hanno un’etimologia totalmente diversa. L’origine di questa parola non è ancora del tutto chiara, ci sono varie teorie a riguardo. Potrebbe, per esempio, derivare dal nome di una dea pagana che veniva ricordata nella festa di primavera. Il nome di tale dea, secondo la tradizione inglese, era Eostrae (latino Aurora), dea della luce, e la festa cadeva per la prima luna di primavera. Secondo un’altra teoria la parola deriva da est (Ost in tedesco), ossia ove sorge il sole, come simbolo di resurrezione.
Le uova di Pasqua
Il significato dell’uovo nel corso dei secoli è stato interpretato dai teologi in vari modi. Per alcuni l'albume simboleggiava l’Antico Testamento ed il tuorlo il Nuovo Testamento, ossia il “cibo dei credenti”. Per altri l’uovo rappresentava l’Eucarestia, che a Pasqua ricordava la resurrezione. Secondo l’antica simbologia dell’uovo, esso rappresenta la vita dopo la morte. Così l’uovo è diventato uno dei più importanti simboli della Pasqua.
Sull’origine della tradizione di donare uova decorate ci altre teorie. Già in epoca pre-cristiana l’uovo, specialmente dipinto di rosso, era simbolo di fertilità. Per i Cattolici il consumo di carne è (era) vietato durante la Quaresima, come pure le uova, considerate “carne liquida”. Di conseguenza c’era un surplus di uova che venivano fatte bollire per conservarle più a lungo e dipinte per distinguerle da quelle fresche. Secondo altri storici, nel Medioevo, la decima, la tassa dei contadini, veniva pagata in uova il Giovedì Santo sia per le proibizioni della Quaresima sia per un aumento dell’offerta (come le oche per San Martino, al termine del periodo di pascolo). Una volta eliminata la decima è rimasta la tradizione di donare uova. Secondo altri ancora deriva dalla tradizione dalla Pessach ebraica. Sin dall’antichità si mangiavano le uova a Pasqua, come simbolo di ringraziamento per il tempio di Gerusalemme, casa di Dio. In generale, nella storia dell’arte l’uovo ha sempre rappresentato la resurrezione, presente spesso sullo sfondo nei dipinti a tema religioso.
Il colore con cui sono dipinte ha un preciso significato: giallo luce e saggezza, rosso il sacrificio di Gesù, bianco la purezza, verde giovinezza ed innocenza, arancione forza, resistenza ed ambizione. La presenza di uova rosse nella cristianità è riportata per la prima volta nel 1553. L’uso di nascondere le uova risale probabilmente al 17. secolo, quando nei conventi cattolici si facevano cercare le uova ai bambini, chi ne trovava di più riceveva un premio. Ai bambini si raccontava che il coniglio di Pasqua nascondeva le uova in giardino.
Il coniglio di Pasqua
Ed eccoci alla tradizione del coniglio, che in centro-europa è solitamente associato alle uova nascoste in giardino che i bambini cercano il mattino di Pasqua. Non è solo il coniglio a portare le uova, in Svizzera è un cuculo, in Westfalia ed in Assia una volpe ed in Turingia un gallo.
L’origine del coniglio pasquale non è chiara. Viene riportata per la prima volta nel 1682, forse per un errore di traduzione di agnello pasquale. Poiché il coniglio non ha le palpebre e dorme quindi con gli occhi aperti, per alcuni rappresenta Cristo risorto dai morti, non addormentato, ma vigile. Altri vedono nella sua fertilità un simbolo della vita eterna e della resurrezione. Sant’Ambrogio vedeva nel coniglio delle nevi, che cambia colore, un simbolo di rinnovamento e di resurrezione. Secondo alcuni testi cristiani, il credente che cerca rifugio in Cristo è metaforicamente un coniglio cacciato che si rifugia in montagna per salvarsi. A Bisanzio, per motivi ancora non chiari, il coniglio era il simbolo di Gesù Cristo.
Da millenni la pecora è il simbolo della vita. Fornisce cibo e bevande (latte, formaggio, carne), vestiario, tappeti, tetto (come tenda), materiale per la fabbricazioni di strumenti musicali come tamburi, trombe e strumenti a corda e da sempre usata come offerta sacrificale privilegiata nei rapporti con la divinità. Per gli israeliti l’agnello era un’offerta importante. Con lo Jobel, il corno di montone, si annunciava la festa (di qui le nostre parole giubilo e giubileo) e per Pasqua si mangiava un agnello in commemorazione della liberazione dalla schiavitù in Egitto. Per il profeta Isaia l’agnello rappresenta il servo sofferente. Nel Nuovo Testamento Gesù viene chiamato da Giovanni Battista l’Agnello di Dio. Pietro e Paolo vedono in Gesù il vero agnello pasquale, intendendo che Gesù Cristo è diventato per tutti i credenti essenza della vita: cibo, bevanda, base e tetto, sicurezza e gioia, libertà e riconciliazione con Dio.
La Domenica delle Palme i cristiani ricordano l’entrata a Gerusalemme di Gesù a dorso di un asino ed acclamato come “Re della Pace”. L’uso dei rami di palma era considerato per gli Ebrei segno di omaggio e di vittoria. Di qui l’uso di benedire rami di palma, a sud si usano anche gli ulivi, nel nord i rami di salice o di Segenbaum (albero della benedizione) o altre piante.
Tipici soprattutto nelle comunità montane, hanno origine nella liturgia cattolica di Pasqua. La veglia pasquale è nota sin dal IV secolo, il rito della Luce dall’VIII con la consacrazione del fuoco. Il fuoco viene acceso da una pietra focaia o tramite un cristallo che diffrange la luce solare, a simbolo della resurrezione di Cristo dalla pietra tombale e della potenza celeste. Con tale fuoco è poi accesso il cero pasquale.
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