Tranquilli, non mi sono messa a dare i numeri, semplicemente un'altra collega se n'è andata. Prima ci furono ben quattro dottorandi che lasciarono per giusti morivi e che poi trovarono un lavoro in aziende private, sempre nel settore geologico, B. da Milano, M. dalla Val Sesia e R. dalla Sassonia, tranne R., fisica di Trieste, che scambiò la sua deludente esperienza viennese in un altro dipartimento con un dottorato europeo nella sua città. Ora è la volta di T., post-doc californiana, la mia compagna d'ufficio, che al termine della sua borsa non torna a casa ma vola in UK per una posizione di prestigio in un'eminente rivista scientifica.
la valigia del migrante, cambiano i tempi ma non il contenuto |
Che dire? Bilancio positivo per tutti, alla fine hanno trovato un lavoro, in aziende private, senza penare poi tanto dalla conclusione dei progetti a Vienna. Fortuna? Anche preparazione. Non so quanto abbia pesato il tempo trascorso qui, ma sicuramente l'essere espatriati ha fatto curriculum. Sono davvero contenta per loro, ma triste per me, ogni volta parte un pezzo importante della mia sopravvivenza a Vienna ed io mi sento più sola e più debole. Con B. ho scoperto la Vienna culturale e commerciale, andando per concerti, cinema e negozi. Con R. ho vissuto la Vienna di luci e magia. Con M. ho visto la Vienna studentesca e politico-filosofica, nelle nostre lunghe serate (o notti) sorseggiando una birra e sfogandosi nella propria lingua. Con R. ho conosciuto la Sassonia, prima dai suoi racconti e dalla sua genuinità, poi di persona. Con T. ho compreso il nostro "gruppo" di ricerca e questa comunità. Se ho resistito fino ad ora è soprattutto merito suo, grazie alla sua arguzia nel capire da subito le intenzioni del capo, al suo coraggio nel cantare chiaro al boss ed agli altri cosa non andava (e non va), al suo umorismo in grado di sdrammatizzare le situazioni più critiche. Ho anche migliorato molto il mio inglese grazie a lei. Ognuno ha meritato un saluto eccezionale, una cena, un pensiero che gli ricordasse il periodo felice ed infelice in questa strana città.
Questa volta, però, ho sentito di più il distacco e l'improvvisa solitudine di un'intera ala del dipartimento vuota. I due studenti rimanenti sono troppo latitanti e distanti per potermi sentire nuovamente parte di un gruppo. E adesso? Si tira avanti, come sempre. Ci saranno nuove conoscenze o forse si stringeranno i rapporti con quelle già rodate (altri connazionali che qui hanno messo radici). Purtroppo non con gli autoctoni, troppo "austriaci" per aver voglia d'instaurare una frequentazione disinteressata e temporanea, quale può offrire un immigrato a tempo determinato.
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