Qualche sera fa sono andata a vedere il film "L'ora legale" di e con Ficarra e Picone, all'interno di un rassegna di cinema italiano al Votivkino a Vienna. Desideravo un po' leggerezza ed ero incuriosita dal trailer. Conosco il duo comico e sapevo che non sarei stata delusa, anche se temevo il classico finale italiano a "tarallucci e vino". Invece, a sorpresa, ho lasciato il cinema con un sorriso amaro. Film divertente, popolare, ma che allo stesso tempo fa riflettere.
Senza svelare il finale, questa la situazione: in una cittadina palermitana alle elezioni comunali per una serie di fortuite coincidenza e di voglia di cambiamento viene come sindaco un professore che sostiene un programma di legalità. A differenza di molti suoi colleghi e predecessori, inizia ad attuare quanto promesso, trasformando la cittadina in un villaggio "svizzero" ma inimicandosi l'intero paese che prima l'aveva sostenuto. Come finirà?
C'è chi ci ha visto un sostegno nascosto a questa o quella forza politica, in realtà le citazioni sono numerose ma senza fare chiaramente campagna elettorale. Ho visto il film assieme a due amici "nordici", che con mio stupore hanno commentato che
la Sicilia è un mondo a parte e che il film rappresenta la mentalità siciliana.
Un momento, no! Mi dispiace non vi si siano rappresentati. Sono nata e cresciuta in Veneto ed il sindaco del mio paese ha avuto
gli stessi guai giudiziari di quello rappresentato sullo schermo e la maggioranze dei miei compaesani ha la stessa mentalità opportunistica di quella dell'immaginario comune nel palermitano. Il sistema delle conoscenze, delle raccomandazioni, dell'evasione, del non fare le cose se non c'è una multa, etc. è comune in tutta Italia. A dire la verità, affligge pure taluni austriaci che come i farisei hanno riso della messa alla berlina dell'Italia corrotta e pigra. È pur vero che a causa di una traduzione approssimativa gli spettatori austriaci hanno perso parecchi giochi di parole ed hanno colto solo il lato macchiettistico della vicenda, rafforzando i pregiudizi sugli Italiani.
La conclusione amara è che l'Italia è senza speranza. Ci lamentiamo per come vanno le cose, ma non abbiamo il coraggio di tentare di cambiarle, perché è più facile scaricare la responsabilità ad altri del malfunzionamento del nostro paese. Se qualcuno prova a cambiare in meglio, imponendo delle regole, all'inizio gli andiamo tutti dietro come pecore e poi ci ribelliamo quando ciò implica un impegno a livello personale. Bisogna anche ammettere che non si può fare il politico senza esperienza, l'onestà e le buone intenzioni non bastano. Si viene mangiati e si rischia di fare più danni che altro.
Non commento i risultati delle ultime elezioni politiche in Italia. Direi che il messaggio del film non sia stato colto. Chi è nel sistema non cambia e chi vuole cambiarlo non sa farlo o viene distrutto. A noi in fondo in fondo va bene così. Questo comportamento da amebe è uno degli aspetti del mio paese che non mi piace. Chi ha avuto coraggio di sbilanciarsi, rischiando di cadere, se n'è andato o si trova isolato a lottare contro gli altri, che per mero amore dell'abitudine (o per invidia) si oppongono fortemente a qualsiasi novità. Un film non cambierà molto, ma se lo guardassimo con un minimo di spirito critico, ci accorgeremmo di vederci allo specchio e di ridere di noi stessi.
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