Dopo essere tornata nella casa paterna per una settimana di ferie, nuovamente nella casa provvisoria (ma per l'ambasciata residenza principale) di Vienna, mi interrogo su dove sia casa mia. Ad acuire l'interrogativo alcuni fattori: mi sono bastati pochi istanti per riacquisire le vecchie abitudini e ritrovare gli odori a me familiari, ho ricevuto (esattamente in questa settimana, che coincidenza!) due chiamate per supplenze nelle scuole superiori, che ovviamente ho dovuto rifiutare perché assunta per tre anni a Vienna.
Finché sto a Vienna ho nostalgia di casa ma sono talmente immersa nelle attività lavorative e collaterali che non ho tempo per rimuginarci troppo sopra, però, dopo essere tornata a Montegrotto ed aver ritrovato le abitudini di anni, la tentazione di rimanere e non tornare indietro è forte. Cosa mi manca a Vienna? Me lo sono domandata tante volte. Il contatto quotidiano con i miei genitori, gli incontri settimanali con i miei amici, le messe domenicali nei luoghi noti e con strumenti stra-conosciuti, i viaggi da pendolare in treno fino a Padova, i colleghi e gli amici sul posto di lavoro, etc. etc. La mancanza dei genitori è colmata con messaggi, mail e telefonate frequenti, ho fatto nuove amicizie con cui condividere gioie e tristezze dello stare all'estero, inoltre posso continuare a mantenere le amicizie patavine grazie ai prodigi della tecnologia. Allora cosa mi manca veramente? Un materasso comodo ed un organo elettronico su cui ho sudato il diploma non sono certo cose fondamentali. Inoltre a Vienna ho avuto modo di fare esperienze musicali e non che mi sarei solo sognata a Padova, dall'avere un monolocale in affitto al VI piano di un edificio del centro, al suonare organi storici, magnifici e possenti in tutta la città.
Quello che manca veramente è il fatto di sentirsi nel proprio Paese, che pur si disprezza e si critica. Potersi esprimere nella propria lingua sapendo che nonostante la diffusione del dialetto si è capiti da tutti. Conoscere a menadito i ritardi cronici dei treni o degli altri disservizi... e le signore che non rispettano la coda al panificio. Pure i sapori, l'organizzazione dei supermercati, i prodotti preferiti, le strade con le buche, i marciapiedi dissestati, la totale assenza di piste ciclabili, il clima umido, le zanzare... No! Le zanzare non mi mancano!!! In conclusione tutto quello che nel bene o nel male ha segnato la mia crescita e che mi fa sentire "a casa".
Detto questo, devo anche riconoscere che non tornerei indietro. Il mio Paese sta cambiando ed io lo ricorderò sempre come l'ho lasciato. Ci sono aspetti che mi piacciono assai di più nel Paese ospite. Ormai il passo è fatto. Non mi sentirò mai più veramente a casa da nessuna parte, ma "a casa" ovunque risieda nel mondo. Il destino dei migranti. E' un'esperienza che dovrebbero fare tutti i nostri politici, prima di sparare a zero su chi lascia la propria Patria in cerca di lavoro e di una nuova vita.
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