Ieri a metà pomeriggio ho sentito il bisogno di alzarmi dalla scrivania per staccare un momento, sono andata alla macchinetta del caffè e mi sono presa un cappuccino, perché sul caffè austriaco, nonostante la loro tradizione, specialmente da una macchinetta, non c'è da fare affidamento. Se fossi ancora a Padova, avrei chiesto a qualche collega di andare al bar assieme, magari avrei preso un caffè d'orzo con la cannella, ed avrei offerto io. Finché sorseggiavo il cappuccino austriaco immersa in simili considerazioni, è uscito anche il collega americano, evidentemente anche lui aveva bisogno di una pausa. Si è avvicinato al distributore automatico di bibite ed ha preso una Coca Cola.
Quanto siamo prevedibili e scontati! Dopo una anno e mezzo in terra straniera continuiamo ancora a mantenere le nostre abitudini! Alla cena a buffet in albergo a Greenwich io ho preso ravioli alle verdure per primo e salmone con insalata per secondo, mentre la collega americana, dopo aver mangiato un hamburger con patatine a pranzo, si è spazzolata una bistecca al sangue. Nessuna delle due si è piegata alle abitudini della terra ospite, adattando i propri gusti. Credo che la nostra nazionalità sia ormai parte del DNA e che non si possa rimuovere. Mi accorgo ora di essere stata meno italiana in Italia, rifiutando questo marchio, mentre ora la mia italianità (in queste piccole cose) sta progressivamente emergendo e non solo l'accetto ma ne sono pure orgogliosa. Ribadisco, nella trascurabile quotidianità; per altre cose più importanti c'è ancora molto da vergognarsi.
sottoscrivo ogni parola.
ReplyDeletestasera vado a mangiarmi una pizza (ho prenotato ieri, in italiano) e ne sono felicissima.
gesticolerò molto, parlerò ad alta voce, non berrò apfelsaft...