Addio Berlino! Quello che spontaneamente mi è salito alle labbra alla partenza dell'aereo da Tegel. È vero che non c'è 2 senza 3 ed eccomi a raccontare come il terzo tentativo di entrare nel luogo dei sogni (geologici) sia fallito, almeno a giudicare dalle mie sensazioni (che non tengono conto della possibile follia di chi potrebbe potenzialmente assumermi). Il luogo dei sogni, come intuibile, è vicino alla capitale tedesca, ma in realtà si trova a Potsdam, capoluogo del Brandeburgo. Si tratta del GeoForschungsZentrum, un centro di ricerca fondato negli anni '90 come eccellenza nel settore per tutta la Germania.
Il primo tentativo fu all'inizio del secondo anno di dottorato. Ad un convegno (a Vienna, guarda caso) fermammo il prof. per cui volevo lavorare e gli chiedemmo se sarebbe stato disponibile a sei mesi di scambio. Disse di sì, ma le tristi vicissitudine col conservatorio mi costrinsero ad abbandonare l'idea. Il secondo tentativo fu al termine del dottorato. Scrissi un proposal per degli esperimenti da fare sempre con quel prof., una volta tanto con l'approvazione del mio capo per la mia idea, ma rimandavamo la richiesta in attesa che il prof. di Potsdam venisse a Padova per un seminario. Proprio in quei giorni i piloti della Lufthansa dichiarano sciopero, evento rarissimo ed inaspettato. Lui rinviò il seminario di qualche mese ed io nel frattempo accettai il posto a Vienna. Oltretutto ho recentemente scoperto che la mia idea di esperimenti è stata realizzata in un altro posto in cui mi ero candidata, ovviamente con il beneplacito di uno dei miei ex-capo, senza però che me ne venisse dato alcun credito (cavolo, un ringraziamento nel poster mi avrebbe lusingata a vita!).
Il terzo tentativo ora. Mi sono candidata per un post-doc con un altro prof. della struttura, che fa cose fantastiche ma un po' lontane dalle mie competenze. Incredibilmente sono stata chiamata per il colloquio, forse per la buona parola di un ragazzo che avevo conosciuto nella precedente vita da dottoranda e che avevo contatto per informazioni. E così eccomi di nuovo sulla via di Berlino, con sveglia prima dell'alba (4:30) e ritorno in giornata (sarebbe più corretto "in nottata"), finalmente con una destinazione diversa.
Sorvolo rapidamente sulla visita alla città effettuata in mattinata, prima del colloquio. Purtroppo, come a Dresda, si vedono in giro solo cantieri o edifici ricostruiti in un falso stile storico che rende il tutto più simile ad un parco divertimenti che ad un posto ove la gente vive. Rimango dell'opinione che "el tacon xe pezo deo sbrego" (a volte il Veneto è più efficace!), passi demolire certi orrori della DDR ma ricostruire ora un palazzo barocco distrutto dai bombardamenti alleati (americani ed inglesi, sia chiaro) non mi sembra un'idea degna dell'innovativa Germania. Ciononostante ci sono ancora degli angoli molto belli, come il quartiere olandese ed i numerosi parchi e giardini, oltre ai palazzi imperiali. Povera Potsdam, le nuove generazioni (italiane) nemmeno sanno che esista, figurarsi se sanno che non è un "quartiere" di Berlino ma bensì una capitale con una storia notevole.
sintesi iconica: falsa cupola neoclassica con edificio da DDR |
Torniamo al colloquio. Il centro di ricerca si trova in una collina, isolata dal resto del mondo da un fitto bosco, e distribuito in alcuni edifici nuovi e funzionali. Ho dovuto fare una sorta di seminario che incredibilmente ha richiamato più pubblico di quanto pure loro si aspettassero. Al termine c'è stata una bella discussione sulla reologia della crosta continentale in diversi assetti tettonici (ok, geologia), con tutti i professori presenti, invece delle solite domande tecniche. Il colloquio vero e proprio, invece, non è andato come avrei voluto. Non ho dato nemmeno il 30%, non ho detto quello che avrei voluto mostrando sia quello che so fare sia quanto vulcanica sia di solito. Al contrario, ho ribadito tutte le cose che non so, onestamente ma anche testardamente. M., il ragazzo che conoscevo, ha tentato inutilmente di darmi un appiglio per risollevare il mio orgoglio scientifico, ma io nulla. Ho rifiutato la sua mano tesa e mi sono incoscientemente ritirata. Non sono degna di quel posto, non lo sarò mai. Come scrissi tempo fa, pure fare le pulizie lì mi farebbe respirare più scienza che altri posti, ma non so eccellere nemmeno nel lavaggio pavimenti.
Sinceramente, il fatto che M. sia stato così gentile mi ha fatto sentire ancor più in colpa per non aver dato il massimo. Ad Oxford non conoscevo nessuno, la mano tesa mi veniva da un collega connazionale che era nella mia stessa situazione, al colloquio ero sola "contro" una commissione. Qui sono stata accolta in un gruppo senza pregiudizi di sorta, senza nemmeno verificare le referenze, e questo mi ha fatto sentire terribilmente inadatta. Un'esperienza nuova, un modo diverso di fare ricerca (il migliore, a mio parere) ma che mi ha spiazzato totalmente. Tornando da Oxford mi domandavo se avrei mai potuto adattarmi a vivere in quella città, qui non ho dubbi sul posto ma su di me. Continuerei a sentirmi una merda (a ragione) come negli anni di Padova?
Che sconforto, che amarezza! Tutti mi dicono di non disperare, M. compreso. La decisione finale si saprà non prima di Settembre, ma preferisco archiviare un sogno piuttosto che prolungare un'illusione fino ad una mazzata ancor più terribile. Addio Berlino, non avrò più occasioni di tornare, temo.
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