DON TOTO’ Molto tempo fa esisteva un proprietario terriero che possedeva praticamente mezza Sicilia. Tutti lo conoscevano come don Totò, infatti il suo nome di battesimo era Salvatore, lo stesso di suo nonno e del nonno di suo nonno. In paese era temuto da tutti perché aveva il potere di dare la vita dando un pezzo di terra da coltivare a coloro che gli erano simpatici, per poi guadagnandoci sul frutto, e la morte togliendo tutto a chi non gli andava a genio. Di terra lui non ci capiva proprio nulla, ma aveva appezzamenti dovunque e ne era gelosissimo. Possedeva anche un modesto campo vicino al mare. Era un campo piccolo, dal terreno sabbioso e poco produttivo, ma in cui miracolosamente sopravvivevano due alberi d’arance che facevano solamente 2 arance l’uno all’anno, le più dolci di Sicilia. Don Totò l’aveva ereditato e non ci si era mai affezionato. Lasciava che quelle 4 arance gliele rubassero i ragazzini e che il terreno rimanesse incolto.
IL BUON FATTORE Nello stesso paese di don Totò viveva anche un giovane buon fattore, che aveva studiato tutte le piante della Terra ed i migliori metodi per coltivarle con i sapienti del suo tempo di ogni parte del mondo. Era conosciuto in paese per la sua scienza, tanto che gli altri fattori facevano al coda per chiedergli consigli su come far guarire le piante senza perdere il frutto, e non voleva nulla in cambio. Con enormi sforzi era riuscito ad avere un suo terreno, non molto grande e dalla terra dura come roccia, ma, come amava ripetere, non era alle dipendenza di nessuno. Lavorando duramente era riuscito a trarre molti frutti da quel suo ammucchio di sassi ed al mercato faceva aspra concorrenza a don Totò. Don Totò invidiava la sua abilità nel rendere produttivi terreni sterili e la buona fama di cui godeva in paese, per questo lo detestava e cercava in tutti i modi di fargli perdere la poca terra che aveva, senza mai riuscirci e mangiandosi la bile per la rabbia.
IL TERRENO SUL MARE Un giorno il buon fattore disse alla moglie- don Totò ha un piccolo terreno vicino al mare che gli frutta solo 4 arance all’anno. Sono sicuro che lavorandolo un po’ potrebbe produrne centinaia e di ottima qualità. Il terreno è piccolo ed abbandonato e forse me lo venderà per pochi soldi- Così andò a domandare a don Totò quanto voleva per quel fazzoletto di terra. Don Totò gli rispose che non era in vendita, men che meno a lui. Allora il buon fattore, dispiaciuto che un buon frutto andasse perso, propose a don Totò di lavorargliela gratis, solo per la soddisfazione di renderla produttiva. Don Totò, roso dall’invidia rispose-Ma chi ti credi di essere, Dio forse? Come ti permetti di dire che quel terreno sterile possa produrre qualcosa? La terra è mia e la conosco. Vattene e non farti più vedere sui miei terreni!- Amareggiato il buon fattore tornò a casa e riferì alla moglie il modo in cui era stato trattato. Ogni giorno andava a vedere la terra vicino al mare e si fregava le mani dal lavoro che ci sarebbe stato da fare, ma poi se ne andava sconsolato. Un giorno la moglie, non potendone più di vederlo così afflitto, gli disse- So quello che ti ha detto don Totò, ma so
anche che quella terra soffre a non essere curata. Sembra che stia urlando aiuto con quelle 4 arance all’anno. Valla a lavorare di nascosto, quando don Totò vedrà che non è sterile come pensava ti ringrazierà del lavoro e forse poi te la venderà.- Così il buon fattore iniziò a dare qualche rassodata ed a fare innesti. Raramente, però, perché prima aveva la sua terra da coltivare e con quella ci campava. Lentamente iniziavano a spuntare nuove piante di arance, della stessa famiglia dei due aranci miracolosi. Continuando così il raccolto prometteva bene...
EPILOGO Un giorno d’autunno, passando per i suoi terreni, don Totò si trovò casualmente lungo il mare e vide il terreno sterile pieno di aranci. Quasi non lo riconosceva! Incuriosito si avvicinò. Da miscredente quale era non credette al miracolo e capì subito cos’era accaduto. Si arrabbiò moltissimo, perché il buon fattore aveva osato mettere piede su un suo terreno nonostante il perentorio divieto. Tornò nella sua villa livido di rabbia. Denunciò immediatamente il buon fattore per violazione di proprietà privata e poi mandò dei ragazzi a spargere sale sul terreno sul mare, in modo che non ci crescesse più nemmeno l’erba. Il buon fattore venne arrestato, ma dopo una grande cagnara in paese e per la mancanza di prove del reato, il buon fattore venne presto rilasciato. Amareggiato per quanto era successo decise di andarsene sul continente ove la sua scienza veniva apprezzata. Nel terreno sul mare in breve tempo tutti gli aranci si seccarono, compresi i due miracolosi e la terrà divenne dominio di sterpi e serpi. Tutti la considerarono un luogo maledetto e nessuno volle più metterci piede. Don Totò morì alcuni anni dopo, roso per aver perso i due aranci miracolosi ma felice di aver mantenuto il suo potere, e le sue gesta si narrano ancora oggi in terra di Sicilia.
MORALE: Non si tratta di un racconto popolare siciliano, ma di una trasposizione metaforica di recenti eventi accaduti in conservatorio. Ovviamente la storia è stata modificata per motivi narrativi, ma il senso è egualmente chiaro. Don Totò rappresenta il classico insegnante anziano più di testa che all’anagrafe, che tratta gli allievi come fossero proprietà privata, sfruttandoli per quello che danno senza fatica ed abbandonandoli a se stessi se necessitano di lavoro e pazienza o non si comportano secondo le loro regole; il buon fattore, invece, rappresenta un giovane insegnante, ancora pieno di entusiasmo per la professione e che si sacrifica per il bene
degli allievi, ma che rischia di scontrarsi con i colleghi per le innovazioni portate e per i
successi raggiunti; il terreno sul mare è uno dei tanti allievi che a causa di una situazione problematica non è riuscito ad esprimere le proprie potenzialità e che poi resta rovinato per sempre. Per fortuna la vita ha portato alla ribalta casi che si sono conclusi positivamente, ma chissà quanti ignoti allievi sono andati perduti...
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