Thursday, September 22, 2011

Alterazioni: intervista a... J.S. Bach


Sull’eco delle “interviste impossibili” recentemente riprese da Radio3... ecco quello che avremmo sempre voluto chiedere e che non abbiamo mai avuto occasione di fare.

L.P.: Sono emozionantissima. Per la prima e penso unica volta nella mia vita avrò l’onore e l’onere d’intervistare il più grande musicista di tutti i tempi: J.S.Bach. La ringrazio d’aver accettato questo incontro. Mi scuso perché il giornale è distribuito solo all’interno del conservatorio di Padova, ma le assicuro che avrà una grande diffusione tra i musicisti, giovani nel corpo e nello spirito, che l’ammirano e la seguono da anni.
J.S.Bach: Sarà un piacere per me rispondere alle sue domande.
L.P. Inizio subito. Non voglio sapere nulla della sua vita, già in tanti hanno dato fondo alla fantasia ed alle biblioteche per scrivere sue biografie... a proposito ce n’è qualcuna che le piace particolarmente o che si avvicina di più alla realtà?
J.S.Bach: (ridendo) No, nessuna, ma mi divertono molto... è come leggere un oroscopo a posteriori. In realtà la morbosità che in questi tempi ossessiona i “fan” nel conoscere i minimi dettagli della vita privata dei “famosi” mi sembra le medesima di alcuni studiosi che tentano di ricostruire come suonavo o come pensavo le mie composizioni! Paradossalmente, se sentiste come suonavo potrebbe non piacervi nemmeno! (ride)
L.P. Mi perdoni, cosa intende dire? Non le fa piacere che qualcuno si occupi di come sentivano la sua musica ai suoi tempi? Cestinerebbe anni di ricerche e pile di incisioni “filologiche”?
J.S.Bach: Sinceramente la filologia, così com’è intesa, mi sembra un po’ sterile. Dopo quasi 4 secoli è praticamente impossibile ricostruire non solo lo strumento e la pratica musicale del tempo, ma anche la diversa collocazione nella vita quotidiana, la diversa sensibilità musicale di chi ascolta, la diversa concezione teologica per la musica da chiesa e via dicendo. Mi sembra un progetto destinato a fallire in partenza... e poi, con quale scopo?
L.P. Come? Cioè, capisco, ma non pensa che possa essere utile ripercorrere i suoi passi per comprendere tutto quello che è venuto dopo?
J.S.Bach: In questi termini posso ammettere una simile ricerca. Anch’io ho studiato chi era venuto prima di me per comporre nuova musica, ma questa ricerca era utile a me soltanto. Poi, se ben ricorda, ho sempre appreso ritrascrivendo e rielaborando le composizioni di altri, non ripetendole così com’erano. Pensi a Pergolesi, Vivaldi,... Nel caso della “filologia”, credo, potrebbe anche avere un senso “storico” per gli studiosi, per gli addetti al mestiere... ma di certo non per il grande pubblico.
L.P.: Il ragionamento non fa una piega. Rimanendo in tema, cosa ne pensa, dunque, di quelli che si collocano dal lato opposto della barricata e che eseguono o trascrivono la sua musica con strumenti iniesistenti alla sua epoca?
J.S.Bach: Penso che l’importante siano le note, non lo strumento o la tecnica. Io stesso ho rivisitato trascrivendo opere di miei illustri predecessori, adattandole per strumenti diversi da quelli per cui erano destinate. In questi secoli sia l’organo sia gli strumenti ad arco si sono evoluti e con essi la tecnica per suonarli. Magari avessi potuto avere le conoscenze e le possibilità tecnologiche che avete voi ora! Vede che sarebbe una limitazione imporre di suonare la mia musica con determinati registri (in tema di organo) o strumenti o con una determinata diteggiatura ... tanto, come ho detto prima, è impossibile “sentire” come 3-4 secoli fa.
L.P. Se ho colto il Bach-pensiero, Lei non è affatto dispiaciuto dalle reinterpretazioni dei suoi brani in stile swingle, jazz o disco?
J.S.Bach: Non esageriamo, piaceva molto anche a me sperimentare ed alcuni sperimentazioni di questi tempi sono molto belle, penso per esempio agli Swingle Singers... ma nessun compositore gradirebbe certe storpiature “tecno” o simili. Tornando agli Swingle Singers, se ci pensa la musica per organo in origine era esecuzione strumentale di musica vocale, loro, invece, cantano la musica strumentale. Veramente divertente! Altri utilizzi in tempi recenti, con sovrapposizioni di canzoncine pop ai miei preludi e via dicendo non mi sembrano parimenti geniali. Al pari dell’idea di quel tale signor Gounod nella “sua” Ave Maria. A mio modesto parere, il MIO preludio era completo e perfetto così com’era, non c’era bisogno di aggiungere altro!
L.P. Non se la prenda, la prego, ha perfettamente ragione. Deve anche capire, però, che quell’Ave Maria è diventata parte della nostra storia da quando si è iniziato a cantarla in occasioni particolari... tipo i matrimoni... Se non ci fosse stato questo passaggio ben in pochi conoscerebbero il suo preludio. E cosa ne pensa del binomio Bach-Jazz?
J.S.Bach: Il jazz merita un discorso a parte. Spinge molto sull’improvvisazione e questo si faceva anche ai miei tempi. Anche allora si facevano le competizioni d’improvvisazione, si ricorda quando Marchand scappò per la paura del confronto? In realtà nessuno saprà mai se scappò o semplicemente non ci incontrammo... Di questi tempi non hanno inventato nulla che non ci fosse già. Per improvvisare bene bisogna saper suonare bene e conoscere la musica meglio delle proprie tasche, da questo punto di vista stimo molto i jazzisti. Certo, i canoni stilistici sono cambiati.
L.P. Sono sempre più curiosa, per un compositore come Lei, com’è sentire la propria musica suonata da così tante persone?
J.S.Bach (sorridendo): mi creda, a volte mi prudono le mani e mi verrebbe voglia di suonare al posto loro. specialmente quando si tratta di studenti poco talentuosi... ma in genere sono estasiato dal sentire quali cose sono in grado di tirare fuori dalla mia musica. Che rimanga tra noi, il compositore a volte certe cose nemmeno le pensa ma poi se ne vanta quando gliele attribuiscono.
L.P. Si fidi, non lo dirò a nessuno. Cambiando completamente discorso e passando più al privato, i suoi figli hanno preso una piega diversa dalla sua. Quattro-cinque sono diventati dei celebri musicisti ma nessuno ha raggiunto la Sua fama o la sua capacità, o almeno così pensiamo oggi, anche se ai suoi tempi, forse, la fama di C.Ph.E. l’aveva fatta dimenticare.
J.S.Bach: I figli sono un dono del Signore, se poi sono bravi è un regalo doppio. Ho una grande ammirazione per tutti i miei figli ed è stato un grande dolore quando qualcuno è mancato prima di poter manifestare al mondo le proprie doti. Purtroppo i tempi erano diversi. Come tutti i figli mi hanno dato qualche dispiacere e hanno considerato la mia musica superata, hanno preferito seguire la moda del momento, ma hanno anche saputo prevedere lo stile che si sarebbe sviluppato. Hanno preparato il terreno per il signor Mozart. un vero talento che mi sarebbe piaciuto avere come allievo. Pur avendo
scherzosamente celebrato il funerale del contrappunto, ha dimostrato di saperlo maneggiare con grande maestria!
L.P. Giusto! Ci sono stati altri musicisti che avrebbe voluto avere per figli?
J.S.Bach: Oltre a quelli che ho avuto già? Lei è giovane, ma guardi che non è facile stare dietro a tutta quella marmaglia finché cresce! Musicalmente parlando sono tanti, ma una menzione particolare la merita Mendelssohn per il suo affetto filiale nei miei confronti. Già è difficile essere amati ed apprezzati dai propri figli, figurarsi ad un secolo di distanza da giovanotti che non ti hanno mai conosciuto!
L.P. Sono commossa... ma anche dispiaciuta perché il tempo a nostra disposizione è terminato. Avrei ancora migliaia di domande da porLe ma già quelle cui ha risposto ci daranno da pensare per un bel po’. Un’ultima curiosità, com’è rito di questa rubrica: cosa ne pensa del nostro giornale?
J.S.Bach: A dire il vero faccio fatica a leggerlo, vista la mia età, i problemi alla vista e la dimensione dei caratteri! Me lo faccio leggere da Anna Magdalena e lo trovo molto ben fatto. Un buon posto dove togliersi i sassolini dalle scarpe, come ho fatto anch’io. Unica critica, se qualcuno di voi mettesse lo stesso impegno nello studio della musica...
L.P. Ho capito, grazie, riferirò! Un ringraziamento speciale da tutti noi per la sua musica, con cui quotidianamente, per passione o per obbligo, piangiamo e gioiamo. Grazie!

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